INCONTRO DI MAIO-SINDACATI SU PREVIDENZA

Ieri Luigi Di Maio ha incontrato i rappresentanti dei principali sindacati e, stando a quanto riportato dal sito di Rassegna sindacale, presto si terranno nuovi incontri. Oggi dovrebbe essere definito un calendario più dettagliato degli stessi e uno dovrebbe essere dedicato alla riforma delle pensioni. “Già nei prossimi giorni sarà convocato il primo tavolo sul cosiddetto sblocca cantieri. Poi, la prossima settimana sarà la volta del tavolo su crescita e sviluppo. Parleremo, inoltre, anche di lavoro e di previdenza. Affronteremo, quindi, la questione del salario minimo, avendo ribadito la nostra posizione in merito alla centralità della contrattazione. Così come discuteremo pure dell’autonomia differenziata”, ha spiegato Carmelo Barbagallo, Segretario generale della Uil, al termine dell’incontro. “Siamo ancora agli incontri preliminari, ma è evidente che la manifestazione e la presentazione della nostra piattaforma hanno avuto un effetto positivo. È stato specificato che i confronti servono se si condividono percorsi obiettivo, durante un percorso uno non decide da solo”, sono invece le parole di Annamaria Furlan, leader della Cisl.



RIZZETTO CHIEDE VOTAZIONE EMENDAMENTO FDI

Il decreto sulla riforma delle pensioni con Quota 100 è ancora all’esame della Camera. E Walter Rizzetto vuol che “il presidente Fico venga informato di quanto avvenuto oggi in commissione riunite alla Sala del Mappamondo, dove, in pancia alla discussione sul ‘decretone’, reddito cittadinanza e quota 100, un emendamento di FDI a prima firma Lollobrigida sulle pensioni dei sindacalisti è stato giudicato inizialmente inammissibile, poi ieri abbiamo vinto il ricorso ed è divenuto ammissibile e infine stamani di nuovo inammissibile dopo averlo consegnato ancora una volta come ammissibile. Una proposta che è identica a quella presentata al Senato dal M5s”. Secondo quanto riporta lavocedelpatriota.it, il deputato di Fratelli d’Italia evidenzia che “si tratta di un clamoroso indizio di come la maggioranza voglia affrontare questa fase emendativa nonché un precedente pericoloso. Fratelli d’Italia chiede che questa proposta emendativa che abbiamo presentato e che ci era stata giudicata ammissibile, venga votata. La maggioranza abbia il coraggio di votarla, a favore o contro”.



LA LETTERA DEL CODS A DURIGON

Orietta Armiliato ha pubblicato, sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, il testo di una lettera aperta indirizzata a Claudio Durigon. “Gentile Sottosegretario, ogni volta che ascolto un Suo intervento mi domando se Lei sia consapevole del fatto che le cittadine non solo sono in grado di leggere ma conoscono le regole che disciplinano la redazione del bilancio dello Stato”, è l’incipit della missiva, nella quale si fa presente che non può bastare la promessa di un’ulteriore proroga di Opzione donna nella prossima Legge di bilancio fatta da Durigon se essa si basa sull’approvazione di un ordine del giorno in merito, provvedimento che non vincola in alcun modo l’esecutivo ad approvare un determinato provvedimento. “Mi auguro altresì che Le sia chiaro, perché all’interno del Suo partito chiarissimo spesso non lo é, che le Donne si documentano, studiano, ragionano e si confrontano e soprattutto che #ledonnenonsilascianorimbambire. Grata anticipatamente per l’attenzione e, certa che vorrà riscontrare questa mia, Le auguro buon lavoro”, conclude quindi Armiliato.



GLI INCENTIVI IN MANO ALLE IMPRESE

Con la riforma delle pensioni contenente Quota 100 è stata ampliata la possibilità per i lavoratori di andare in quiescenza. Il Sole 24 Ore ricorda che tutte le vie di accesso al pensionamento “presuppongono una scelta del singolo lavoratore”, quindi non possono essere imposte dal datore di lavoro, che tuttavia “può incentivare il dipendente ad avvalersi di queste possibilità di uscita anticipata attraverso la corresponsione di un incentivo”. Addirittura nel caso dell’Ape aziendale accollandosi un versamento diretto all’Inps per aumentare il montante pensionistico del lavoro e non fargli quindi sentire la decurtazione ventennale che comporta l’accesso all’Ape non in forma social. Discorso analogo, ricorda il quotidiano di Confindustria, può essere fatto per la Rita, che utilizza la pensione complementare: l’azienda può mettere sul piatto un incentivo all’esodo che compensi la futura perdita sull’assegno derivante dalla pensione complementare. Oggi come oggi, quindi, evidenzia Il Sole, per l’azienda ci sono diversi modi per incentivare l’uscita di un lavoratore.

QUOTA 100 A SPESE DEI GIOVANI

In un’intervista a Il Giornale di Vicenza, Enrico Letta parla della riforma delle pensioni varata dal Governo Conte. “Mi renderò impopolare con chi potrà andare in pensione prima, ma credo che la quota 100 sia un privilegio che pagheranno i più giovani e che li spingerà ad andarsene dall’Italia. Tenuto conto che non ci sono i soldi per farla. Bisognerebbe che chi va in pensione così capisse che a pagare il conto sarà il nipote”, spiega l’ex Premier, secondo cui per ricostruire la classe dirigente in Italia bisognerebbe usare “uno slogan che dice tutto: fidatevi dei ventenni. E cerchiamo di tenerli qui, o di farli tornare appena hanno terminato gli studi all’estero. Questi giovani sono molto migliori di quello che siamo abituati a pensare”. Letta non nasconde che gli italiani, con il loro voto, in particolare alle politiche dello scorso anno, “hanno voluto punire un centrosinistra che in più di un’occasione non ha fornito un approccio concreto a problemi e paure reali. Non condivido le risposte che hanno dato M5s e Lega, ma le domande degli elettori erano serie”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BOCCUZZI

In un articolo pubblicato sull’ultimo numero di Lavoro & Welfare, Antonio Boccuzzi si concentra su un tema che non viene affrontato dalla riforma delle pensioni con Quota 100: quello degli esodati esclusi dalle otto salvaguardie finora approvate. Il deputato dem evidenzia in particolare che “sovente l’età degli esodati (in particolare le donne) non supera i 60 anni e la contribuzione, ormai cristallizzata, in molti casi (in prevalenza donne) a malapena arriva a 30 anni a causa della discontinuità lavorativa; diversamente, questi lavoratori avrebbero, probabilmente, potuto accedere all’ottava salvaguardia con le quote. Senza contare che le donne, con appena 60 anni e 7 mesi di età, se salvaguardate avrebbero accesso alla pensione di vecchiaia mentre ora dovrebbero attenderla fino al compimento dei 67 anni. Tanto meno costoro, specie se donne, potrebbero quindi traguardare la quota 100 o una sua rimodulazione ancorché più favorevole, che taluni invece stanno proponendo. Avendo lasciato il lavoro anzitempo, a maggior ragione, nessun esodato potrebbe rientrare nella casistica dei lavoratori precoci non avendo raggiunto i 41 anni di contribuzione”.

Dunque occorre una nona salvaguardia degli esodati. In fondo, nota Boccuzzi, “gli esodati esclusi dalle precedenti salvaguardie non chiedono una modifica delle attuali norme bensì, in ottica di equità tra le diverse categorie e di applicazione del costituzionalmente dovuto transitorio, il rispetto di un patto con lo Stato a suo tempo regolato nelle more delle leggi vigenti e successivamente disatteso dallo stesso in conseguenza degli effetti retroattivi della Legge nota come ‘Salva Italia’”.