PRECOCI CONTRO TRIPIEDI

Il decreto sulla riforma delle pensioni con Quota 100 e il reddito di cittadinanza è al vaglio della Camera e ai lavori in commissione sta partecipando anche Davide Tripiedi, che su Facebook ha voluto, con un video, ricordare i provvedimenti varati dal Governo a un anno dalle elezioni, tra cui appunto quelli di natura previdenziale. Tra i commenti arrivati al suo video anche quelli di qualche lavoratore precoce che si sente tradito dal Governo, perché è stata varata la Quota 100 e non la Quota 41 e perché sono stati sì bloccati i requisiti per la pensione di anzianità, ma con l’introduzione di una finestra trimestrale. Il deputato del Movimento 5 Stelle ha voluto dare rassicurazioni circa la volontà del Governo di porsi come prossimi obiettivi Quota 41 e l’ampliamento delle categorie di lavori considerati usuranti. C’è quindi chi gli ha fatto notare che ora si sta consentendo di andare in pensione a chi ha 38 anni di contributi e non chi ne ha già 41 e c’è anche chi vorrebbe le sue scuse visto che ha fatto notare che tra un anno e dieci mesi chi ha già 41 anni di contributi versati potrà andare in pensione.



GHISELLI SULLE DOMANDE PER QUOTA 100

Intervistato

da pensionipertutti.it, Roberto Ghiselli evidenzia le tre ragioni per cui ritiene sia presto fare una valutazione attendibile rispetto alle tante domande, più 80.000, arrivate all’Inps per accedere a Quota 100, la novità  principale della riforma delle pensioni. La prima ragione è che si tratta di richieste e non di domande accolte. “Inoltre molte domande presentate sono di persone con un’età superiore ai 62 anni: questo significa che le domande riguardano più annualità ‘arretrate’, che si stanno smaltendo in larga misura in questa fase. Infine, le domande dei pubblici dipendenti che potranno decorrere dall’anno in corso dovranno essere presentate entro il mese di giugno e quindi la progressione, per questa componente importante degli utilizzatori di Quota 100, non riguarderà tutto l’anno ma solo altri 4 mesi mentre per il personale della scuola c’è stata una vera corsa perché il termine per poter accedere quest’anno scadeva lo scorso mese di febbraio”, spiega il Segretario confederale della Cgil.



“OPERAZIONE VERITÀ” PER GLI ESODATI

Il decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100 e al reddito di cittadinanza è ora all’esame della Camera. Elide Alboni, sulla pagina Facebook del Comitato esodati licenziati e cessati, ricorda che nel provvedimento non si parla di interventi a favore degli esodati, ma questo non vuol dire che il tema non possa essere oggetto di un successivo decreto. “Meglio, lavorare per un decreto successivo che sia giusto e corretto piuttosto che essere coinvolti in un decretone contenente misure inadeguate penalizzanti e ingiuste come quelle che aleggiano pericolose. Quello che dobbiamo assolutamente evitare è che prenda piede la follia che questo decreto contenga misure anche per gli esodati se fatte inique e penalizzanti”, aggiunge Alboni, facendo quindi capire che la cosa importante ora è lottare per far emergere la verità, anche riguardo le ipotesi di soluzione del problema degli esodati che sono emerse nei giorni scorsi, che rischiano solamente di creare disparità di trattamento tra esodati stessi.



I DIRITTI INESPRESSI

La riforma delle pensioni, oltre a Quota 100, ha portato a un blocco parziale delle indicizzazioni degli assegni non certo gradito dagli italiani in quiescenza. C’è chi si sarà rivolto a Caf e patronati per avere maggiori informazioni e forse per alcuni di loro potrà essere utile fare anche un controllo sui cosiddetti diritti inespressi. Come ricorda l’edizione savonese de Il Secolo XIX, infatti, non sono rari i casi di integrazioni che spetterebbero ai pensionati, che non sanno però di averne diritto. Del resto l’Inps non è obbligato né a informare, né a erogare tali importi aggiuntivi se non dietro esplicita richiesta. “Non bisogna pensare né che sia una truffa né che ci sia un ‘tesoro nascosto’ a disposizione di tutti coloro che recepiscono la pensione, ma è utile saperlo, e se si pensa ragionevolmente di poter ricadere nella casistica, informarsi e poi, nel caso, fare le pratiche necessarie a vedersi riconosciuti i propri diritti. Anche perché la legge prevede che dopo cinque anni, i soldi non si possono più avere”, evidenzia Fausto Da Bove, Segretario provinciale del sindacato Spi-Cgil di Savona.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI LANDINI

In un’intervista a Il Sole 24 Ore, Maurizio Landini torna a parlare della riforma delle pensioni con Quota 100. “Far andare in pensione le persone è un nostro obiettivo Ma noi vorremmo cambiare tutta la legge Fornero, che poi è stata votata da tutto il Parlamento. Non è una vera quota 100 perché, ad esempio, se hai 40 anni di contributi e 60 anni di età non puoi lasciare il lavoro; poi sono state inserite delle finestre anomale, non sono stati considerati i lavori gravosi”. Il Segretario generale della Cgil ha quindi ribadito: “Noi vorremmo una riforma più ampia dove immaginare una pensione di garanzia per i giovani e un anno di contributi gratis per ogni figlio di ogni lavoratrice donna e dove immaginare un’età flessibile per l’uscita dal mondo del lavoro”.

Il sindacalista ha voluto fare anche una “notazione: non è affatto vero che per ogni lavoratore uscito con quota 100 ne viene assunto uno. E quand’anche accadesse nel pubblico impiego, il Governo ha bloccato il turnover. Così rischiamo di avere dei vuoti importanti in settori come la sanità o la scuola con i rischio di ridurre i servizi ai cittadini. Serve che il governo acceleri le procedure per i concorsi e disponga nuove assunzioni”. Landini ha anche ricordato che una delle richieste unitarie di Cgil, Cisl e Uil è quella di varare una riforma fiscale. Dal suo punto di vista, in particolare, occorre “aumentare le detrazioni per il lavoro dipendente e per le pensioni: la priorità è questa”. Infine, ha spiegato che è pronto a discutere di taglio del cuneo fiscale, “a patto che non si tratti di ridurre i contributi per le pensioni o per la sanità”.