CALENDA, “IL DEBITO IMPLICITO CON QUOTA 100”

«Con la Quota 100 sono 33 miliardi di debito implicito per mandare in pensione 650mila persone. E la flat tax non è la soluzione alle diseguaglianze: Salvini che guadagna 140 mila euro l’anno ha la stessa aliquota fiscale di un operaio o di un poliziotto. Oggi il problema è la progressività», ha spiegato così il candidato alle Europee nelle file di Siamo Europei-Pd Carlo Calenda, intervento ad un evento di campagna elettorale a Trieste con l’europarlamentare Isabella De Monte. «Qualcuno si occupi del Paese perché assistiamo a discussioni ogni giorno più surreali come quella sui matrimoni misti, ma la verità è che l’Italia è uscita dal circuito dei grandi Paesi europei, giochiamo in serie “d” con l’Ungheria, che è grande come la Lombardia. Il Paese non è in sicurezza, ricordiamo che nell’ultima grande recessione che ha colpito l’Italia abbiamo perso il 25% della capacità manifatturiera», continua ad attaccare l’ex Ministro dello Sviluppo Economico nel Governo Gentiloni. Già al Vinitaly lo scorso 7 aprile, Calenda aveva lanciato l’offensiva sulla riforma delle pensioni parlando di debito implicito, ovvero – come spiega il Sole 24 ore – «l’insieme degli impegni futuri, in valore attuale e a legislazione vigente, presi dallo Stato nei confronti dei cittadini in termini di prestazioni pensionistiche al netto dei contributi». Si tratta del debito che lo Stato avrà nei confronti dei pensionati del futuro sulla base delle tante riforme fatte negli ultimi anni. (agg. di Niccolò Magnani)



VISCO “BOCCIA” LA PRODUTTIVITÀ DI QUOTA 100

Dopo l’annuncio di Tridico e i numeri forniti dall’Inps, la vera incertezza per i quasi ex lavoratori riguarda la tenuta strutturale di una Quota 100 finora iper criticata praticamente da tutti gli organismi internazionali, e non solo. «Il reddito di cittadinanza e quota 100 ‘avranno un effetto ma potrebbero non sostenere la produttività’ in Italia», aveva sentenziato giusto qualche giorno da il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco nel presentare i conti italiani al Council of Foreign Relations durante i lavori del Fondo monetario internazionale. Il debito pubblico va tenuto sotto controllo, ha rubato il board di Christine Lagarde, e per il n.1 di Bankitalia la riforma pensioni del Governo Lega-M5s non corrisponde a quei «cambiamenti strutturali» tanto richiesti e imposti dall’emergenza economica del nostro Paese.



QUOTA 100, BEFFA PER I MILITARI…

Militari beffati dal decreto su Quota 100? Sono pochi i vantaggi concreti per il personale del comparto difesa e sicurezza. Rischia infatti di restare senza benefici concreti dopo l’approvazione del decreto legge sulle pensioni e sul reddito di cittadinanza. Prevede espressamente che a quota 100 non possa accedere il personale appartenente alle Forze armate, il personale delle Forze di Polizia e di Polizia penitenziaria, il personale operativo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco ed il personale della Guardia di finanza. Niente di strano visto che queste categorie accedono alla pensione con requisiti ridotti (58 anni e 35 di contributi). L’applicazione della quota 100 ai militari era in gran parte superflua. Ma oltre alla mancata estensione della quota 100, il decreto legge non ferma neanche l’adeguamento all’aspettativa vita dei requisiti pensionistici e nega pure l’anticipo del TFS. Stupisce dunque la conferma dello scatto di cinque mesi dal 1° gennaio 2019 che ha portato i requisiti per il pensionamento, a prescindere dall’età anagrafica, a 41 anni di contributi tondi più una finestra mobile di 15 mesi. (agg. di Silvana Palazzo)



TRIDICO “IMPORTO MEDIO QUOTA 100 DI 1865 EURO”

Con una lunga intervista al Corriere della Sera, il “designato” Presidente Inps Pasquale Tridico ha fatto il punto sulla Quota 100 e sulle domande ricevute all’Istituto in merito alla nuova riforma pensioni targata Lega-M5s: «Sono arrivate oltre 117 mila domande, in prevalenza di persone di età tra i 63 e i 65 anni, dipendenti privati. Le domande dal settore pubblico sono intorno a 40 mila, la metà dalla scuola. Sono 55 mila quelle presentate per avere la decorrenza da aprile: 51mila sono state lavorate e di queste 41mila accolte e 10mila no per mancanza dei requisiti. Circa 35 mila pensioni sono in pagamento, le altre lo saranno a maggio. L’importo medio mensile di una pensione “quota 100” è di 1.865 euro». Secondo Tridico il flusso di domande finora è in linea con le aspettative e si pensa che il numero di liquidazioni finali sarà più o meno tra i 290mila e i 300mila. (agg. di Niccolò Magnani)

MEZZO MILIONE AGGIRERÀ LA RIFORMA QUOTA 100

Secondo i calcoli fatti da Ferruccio de Bortoli su “Economia” (domani in uscita sul Corriere della Sera, ndr) sarebbero oltre 340 mila lavoratori italiani che in questi primi mesi hanno già “evitato” la riforma pensioni della Fornero, mentre sono ben 190mila che esenzioni e Quota 100 hanno “aggirato” le norme del Governo gialloverde. Insomma, secondo i calcoli dell’Inps nei prossimi mesi si avranno oltre mezzo milione di italiani che faranno spendere al Paese 60 miliardi per il loro lavoro quotidiano avendo “evitato” il pensionamento in piena legittimità. «Così non si mette a posto ancora una volta il nostro sistema previdenziale» annota de Bortoli sul settimanale economico del CorSera. «Il nostro sistema dei pagamenti continua a far fatica: le imprese in ritardo sono aumentate del 6%. Spesso le piccole e medie sono più virtuose delle grandi. Tutta colpa della crisi? Certamente, ma forse servirebbe un esame di coscienza collettivo nel Paese dei mille condoni dove nessuno salda, aspettando la sanatoria», rilancia il giornalista esperto di economia. (agg. di Niccolò Magnani)

RIFORMA PENSIONI, IL PROBLEMA PER LE DONNE

Con un post sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, Orietta Armiliato torna a spiegare l’importanza di una riforma delle pensioni che punti alla valorizzazione del lavoro di cura delle donne. Questo alla luce anche di una Quota 100 che non si può certo definire una misura che guarda alle italiane, dato che mettere insieme almeno 38 anni di contributi, requisito necessario per poter aspirare alla pensione, non è un’impresa alla portata di tutte loro. Il problema è che, come rilevato dalla stessa Armilato, spesso sono le donne stesse a opporsi a questa istanza. “Pare che rivendicare il nostro ruolo di lavoratrici a tempo pieno e indeterminato sia fuori sia dentro casa, sia per molte, salvo lamentarsene, una questione irrilevante; peccato però che sia proprio quella la condizione che ci penalizza ogni giorno, tutti i giorni sia lavorativamente sia nel momento in cui si vorrebbe raggiunge la quiescenza”, scrive l’amministratrice del Cods.

VALORIZZAZIONE LAVORO DI CURA NELLA RIFORMA DELLE PENSIONI

Armiliato poi aggiunge: “Ancora non si comprende che una valorizzazione in termini contributivi ancorché anagrafici, ci darebbe la possibilità di ‘tirare il fiato’ un po’ prima del previsto, e riallocherebbe anche se inizialmente solo formalmente, il welfare al suo posto giacché, colmare le carenze del sistema non è solo ‘affare di donne’ come in maniera automatica per cultura anzi per sotto-cultura, ci viene attribuito?”. Oltretutto questa istanza sui lavori di cura non contrasta assolutamente con Opzione donna e la richiesta di una sua proroga. Anzi, si tratta di istanze che potrebbero essere portate avanti insieme.