Nel mondo lavorativo italiano odierno, la scelta di un giovane di mettersi in proprio può definirsi singolare e quanto mai coraggiosa. Così è stato per Andrea Puccio, Managing Partner dello Studio Puccio Giovannini Penalisti Associati, il quale ha deciso di fondare il proprio studio legale all’età di 31 anni, intraprendendo quindi un percorso tutt’altro che canonico rispetto alle comuni scelte dei suoi coetanei, ma estremamente ammirevole e di esempio per i giovani italiani, soprattutto nella situazione lavorativa odierna e in un settore tanto antico quanto tradizionale come lo è quello del diritto penale.



Cosa significa, oggi, guidare uno studio legale?

Sicuramente l’aspetto tecnico-giuridico è fondamentale e imprescindibile per la gestione di questa nostra struttura, come di altre. Non si può infatti escludere la necessità di una preparazione di altissimo livello, la capacità di affrontare i temi giuridici o di risolvere i problemi per i colleghi e i clienti, ma queste competenze sono solo il punto di partenza. Per creare una vera e propria struttura, a mio parere, sono necessarie altre caratteristiche. Questa attività è molto cambiata negli ultimi anni, in particolare in un settore così tradizionale e ancorato a logiche rigorose come quello del diritto penale. Infatti, ora, l’avvocato non si limita più a dover affrontare semplicemente un atto o un’udienza, bensì deve occuparsi anche della gestione del lavoro, del rapporto con la propria clientela, del rapporto con altri professionisti e delle risorse interne. E questa organizzazione interna dello Studio richiede tempo, sacrificio e soprattutto dinamicità, proprio perché si tratta di attività distanti dall’aspetto tradizionale giuridico dell’avvocato.



Quali skill reputa utili per fare impresa nel mondo forense?

Non sono sicuro che si possa definire una skill e posso parlare solo per mia esperienza professionale, pur breve che sia, ma la passione, a mio parere, è l’ingrediente principale, quello che fa la differenza. Avere la fortuna di fare ciò che ami è incredibile, è un valore aggiunto inestimabile che ti permette di lavorare ogni giorno con una costante voglia di fare e di raggiungere dei risultati. Inoltre, sebbene molti colleghi non si troveranno d’accordo con me, penso che questo aspetto prescinda da quello economico, che credo sia, invece, solo una conseguenza.



Cosa occorre avere in mente, quindi, per fare impresa in questo settore?

L’obiettivo primario dovrebbe essere quello di creare una organizzazione professionale che possa risolvere i problemi delle persone, una struttura che abbia un progetto e un team che lavori con te, e questo, come sostenevo poco fa, è fortemente determinato dalla passione per ciò che si fa. Basti pensare a tutto il tempo, l’impegno, la vita che questo lavoro assorbe: se non ti piace farlo diventa molto faticoso. Detto ciò occorre anche un altro aspetto molto importante, ovvero quello della dinamicità e tempestività della risposta. Al di là della preparazione giuridica, mi riferisco proprio all’approccio alle questioni rispetto ai clienti o ai colleghi, per le quali occorre possedere una componente di empatia al fine di capire e intercettare le sensibilità della singola persona per soddisfare le esigenze specifiche.

Quali consigli darebbe ai giovani universitari in attesa di entrare nel mondo del lavoro?

Io mi sono laureato in Bocconi e ho la fortuna di aver mantenuto un rapporto stupendo con l’associazione Alumni Bocconi e con l’Università in generale che, talvolta, mi invita per raccontare la mia esperienza in ambito giuridico agli studenti. Credo sia fondamentale seguire le indicazioni dei docenti, studiare molto, prepararsi e ottenere ottimi risultati. Detto ciò, e lo dico senza un intento di sponsorizzazione, credo che l’Università Bocconi offra in modo egregio agli studenti l’approccio dinamico di cui parlavo poc’anzi, ovvero una proiezione già concreta al mondo lavorativo, imprenditoriale e professionale. Io ho avuto l’opportunità di svolgere, prima della laurea, uno stage presso uno studio legale molto qualificato nell’ambito del settore penale e questa è stata la vera leva grazie alla quale ho individuato il mio percorso e ciò che volevo fare nella vita. Se non avessi avuto questa opportunità, probabilmente, mi sarei trovato più disorientato dopo la laurea; pertanto, suggerisco ai ragazzi di guardare avanti, di confrontarsi con chi già lavora, per chiedere loro quali sono state le problematiche che hanno dovuto affrontare, al fine di anticiparle e preparare al meglio il proprio futuro.

(Luca Brambilla)