LE DIFFICOLTÀ DELLA SANITÀ

Oltre che nella scuola, sembra che la riforma delle pensioni con Quota 100 potrà avere un effetto dirompente nella sanità. La Stampa riporta le stime della sigla sindacale Anaao-Assomed, secondo cui nel solo Piemonte rischiano di esserci circa 2.000 medici in meno nel 2025 rispetto al 2018. Non basteranno i neo specialisti a coprire i posti lasciati vuoti da chi andrà in pensione. “Per alcune specialità la carenza rispetto al numero di specialisti formati sarà maggiore, andando a costituire una vera e propria emergenza, insostenibile già nel breve termine”. spiega Chiara Rivetti, Segretaria regionale Anaao Assomed Piemonte. Sembra che anche la Toscana avrà difficoltà su questo fronte. E Quota 100 potrebbe portare dei problemi anche per gli infermieri. “Sono infatti più di 700 i professionisti infermieri che in Piemonte potrebbero cogliere tale opportunità”, spiega il sindacato Nursing Up, chiedendo alla Ragione un’azione immediata per pianificare le assunzioni, “prima che l’emergenza si trasformi in una vera catastrofe”.



DIFFIDA ALL’INPS DELLO SNALS

La riforma delle pensioni con Quota 100 sta provocando non pochi problemi nel mondo della scuola. Lo Snals segnala infatti che il Miur non intende considerare i posti lasciati liberi da chi andrà in quiescenza con Quota 100 ai fini della mobilità “perché l’Inps non garantisce la ‘lavorazione’ degli stessi in tempi utili all’ inserimento in piattaforma”. Per questo motivo il sindacato ha deciso di presentare una diffida all’Inps affinché comunichi “al Miur il numero effettivo degli aventi diritto a pensione per consentire al Sistema informativo di acquisire i posti disponibili ai fini della mobilità in tempo utile e comunque entro e non oltre il 20 maggio 2019”. Vedremo se la scadenza sarà rispettata. Intanto, restando nell’ambito sindacale, la Uil, attraverso il Segretario confederale Domenico Proietti, chiede il prioritario taglio delle tasse avvenga dando priorità “ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, attraverso un consistente aumento delle detrazioni”. Una strada quindi diversa dalla flat tax, che non garantisce la progressività impositiva.



LA RICHIESTA DEGLI ESODATI

In un post pubblicato sul blog ilvolodellafenice.net, Luigi Metassi si dice non affatto sorpreso del fatto che nel decreto sulla riforma delle pensioni con Quota 100 non ci sia nulla per gli esodati. Tuttavia ci tiene a sottolineare che “ci sono esodati che raggiungeranno i requisiti nel 2021 ed hanno già la salvaguardia in tasca mentre altri, che i requisiti li hanno raggiunti nel 2017 o 2018, non sono salvaguardati. A costoro spetta un pari trattamento di quello riservato a chi, in tutta evidenza, nei loro confronti è stato ampiamente privilegiato”. Ovviamente, però, sottolinea l’amministratore del Comitato esodati licenziati e cessati, non si può pensare che la soluzione al problema sia quella di una pace contributiva agevolata, che tra l’altro aiuterebbe solo alcuni degli esodati ancora privi di salvaguardia. “I diritti non attendono soluzioni; attendono di essere riconosciuti e il diritto degli esodati ora è quello di poter beneficiare tutti di un identico transitorio”, sottolinea Metassi. La soluzione non può che essere la nona salvaguardia, definitiva, per tutti gli esodati esclusi.



RIFORMA PENSIONI 2019: QUOTA 100, LE PAROLE DI DAMIANO

Mentre il decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100 continua il suo iter alla Camera, Cesare Damiano fa presente che “il Governo rimanda provvedimenti che avrebbero bisogno di una risposta immediata e per i quali ha più volte promesso”. L’ex ministro del Lavoro fa in particolare riferimento a “quello per consentire un accesso più veloce alla pensione ai lavoratori precoci, che hanno cominciato a lavorare prima dei 20 anni e che hanno trascorso più di 40 anni della loro vita in attività prevalentemente manuali e gravose; quello che riguarda i lavoratori dell’edilizia, che hanno visto bocciare un emendamento al Decretone del Pd e di Leu che avrebbe consentito loro di anticipare il momento della pensione e non essere più costretti a salire su una impalcatura a 67 anni; e, infine, quello della nona salvaguardia degli esodati che non hanno ancora trovato una risposta al loro problema nonostante le promesse del Governo: si tratta di circa 6.000 lavoratori che non hanno potuto usufruire delle 8 salvaguardie definite nella precedente legislatura, con le quali abbiamo mandato in pensione circa 150.000 esodati”.

RIFORMA PENSIONI 2019 E QUOTA 41

Damiano ricorda che “anche in questi casi si tratta di lavoratori che si trovano in posizioni di debolezza e difficoltà ai quali il Governo non presta la dovuta attenzione. Forse perché non rientrano nel ‘contratto di Governo’”. C’è però chi non dimentica che di Quota 41 si era già parlato in campagna elettorale e che la Lega aveva messo nel suo programma il varo della nona salvaguardia degli esodati. Promesse, come segnala l’ex ministro, disattese.