LE PAROLE DI SIMONETTI

Il decreto riguardante la riforma delle pensioni con Quota 100 è stato approvato alla Camera e Roberto Simonetti ha salutato tale risultato ricordando che “è da quando Il Ministro Fornero si presentò piangente in televisione, presentando la sua scellerata riforma pensionistica, che la Lega ha combattuto per fermare l’aumento dell’età pensionabile e per poter modificare appunto tale legge”. L’ex deputato della Lega Nord ha evidenziato in particolare, con un articolo pubblicato sul proprio sito, che Quota 100 dimostra che “la Lega al Governo non si dimentica delle fasce più deboli della società, non fa spallucce al grido di dolore di chi si è visto rubare il futuro da un giorno all’altro dalla Riforma Fornero costringendolo al lavoro per ulteriori 5 anni, ma è vicina a tutti i cittadini che chiedono sostanzialmente di essere ascoltati, di legiferare norme di buon senso, senza essere succubi delle lobby politiche, burocratiche ed economiche che finora hanno comandato nel nostro paese e in Europa”. “Quota 100 quindi in onore a tutti i lavoratori che da 38 anni compiono il loro dovere verso lo Stato. Ora sia lo Stato a restituire loro quanto ricevuto”, è la conclusione di Simonetti.



RIVALUTAZIONE RIDOTTA DA APRILE

I pensionati vedranno presto l’effetto della norma, contenuta oltre a Quota 100 nella riforma delle pensioni, riguardante il blocco parziale delle indicizzazioni delle pensioni superiori ai 1.500 euro al mese. L’Inps ha infatti pubblicato una circolare nella quale spiega che da aprile i trattamenti superiori a tre volte il minimo, ovvero a 1.522 euro, verranno rivisti in base alla rivalutazione “ridotta” per scaglioni stabilita dalla Legge di bilancio. Saranno coinvolti circa 5,6 milioni di assegni pensionistici, di cui 2,6 avranno alla fine una riduzione media di 28 centesimi al mese. Non bisogna poi dimenticare che andranno recuperate le cifre ricevute in più da gennaio a marzo. Di fatto i pensionati non vedranno la loro pensione ridotta rispetto a quella percepita lo scorso anno, ma non avranno l’aumento cui avrebbero invece avuto diritto senza la misura del Governo. Ragione che ha portato già i sindacati a protestare e che li ha convinti a tornare in piazza il prossimo 1° giugno, con una manifestazione in piazza del Popolo a Roma.



ODG SU OPZIONE DONNA

Maria Edera Spadoni, deputata del Movimento 5 Stelle, in un post su Facebook ha spiegato di aver presentato un ordine del giorno, che è stato approvato dal Governo, in modo da far sì che la proroga di Opzione donna venga estesa anche a chi maturerà i requisiti richiesti entro il 31 dicembre 2019. Attualmente, infatti, nella versione del decreto sulla riforma delle pensioni che contiene anche Quota 100, è previsto che i requisiti siano maturato entro il 31 dicembre 2018. Per la pentastellata ciò lascerebbe le donne nate nel 1961. “Si tratta di una platea di circa 1500 donne che, prive di occupazione e di strumenti di sostegno al reddito, rimarrebbero escluse”, scrive nel post. Come fa notare Orietta Armiliato, è difficile pensare che la platea coinvolta da questa eventuale modifica della proroga sia solamente di 1.500 persone. E anche se così fosse ci sarebbe da chiedersi come mai la maggioranza di cui la stessa Spadoni fa parte non abbia pensato, durante l’iter parlamentare, di inserire direttamente la modifica nel testo del decreto, come tra l’altro il Cods aveva chiesto in diverse occasioni.



MANIFESTAZIONE CONTRO IL GOVERNO IL 1 GIUGNO

Spi-Cgil,Fnp-Cisl e Uilp-Uil scenderanno in piazza sabato 1° giugno per protestare “contro la totale mancanza di attenzione nei loro confronti da parte del governo”. La manifestazione, che si terrà in piazza del Popolo a Roma, sarà preceduta da tre assemblee che si terranno il 9 maggio: la prima a Padova, la seconda a Roma e la terza a Napoli. Come spiega il sito di Rassegna sindacale, le tre sigle segnalano che l’esecutivo ha messo in campo una sola misura: il taglio delle rivalutazioni che, come confermato da una circolare Inps, sarà in vigore già sugli assegni di aprile, senza dimenticare il conguaglio relativo ai mesi precedenti. “La tanto sbandierata pensione di cittadinanza invece finirà per riguardare un numero molto limitato di persone e non basterà ad affrontare il tema della povertà”, aggiungono i sindacati, secondo cui il Governo “si è mostrato del tutto sordo alle rivendicazioni e alle necessità dei pensionati italiani, accusati addirittura di essere degli avari per aver osato protestare a fine dicembre contro il taglio della rivalutazione”.

IL PROBLEMA DEGLI EX LAVORATORI TEUCO

Mentre il decreto sulla riforma delle pensioni con Quota 100 ha quasi terminato il suo iter parlamentare, non arrivano buone notizie dalle Marche, dove sembra ormai impossibile riuscire a salvare Teuco, uno dei marchi più rinomati nel settore delle vasche idromassaggio e delle piscine per yatch. Come spiega Romina Maccari, della Filctem di Macerata, al sito di Rassegna Sindacale, qualcosa si potrebbe comunque ancora fare per gli ex lavoratori: “Riconoscere gli ultimi due mesi di ammortizzatori sociali che in deroga erano stati stanziati dal ministero, permetterebbe ad alcuni di raggiungere la soglia per andare in pensione e a tutti gli altri di ricevere anche l’ultima parte di retribuzioni e contributi cui avevano diritto. Ma lo stesso ministero che ci aveva garantito di stare dalla parte dei lavoratori, li ha revocati e adesso non vuole ascoltarci”. Dunque la mossa del ministero potrebbe essere importante anche per assicurare un futuro previdenziale a chi non ha più un lavoro (sono 110 le persone che hanno perso il posto lo scorso giugno).

RIFORMA PENSIONI 2019 E QUOTA 100, LE STIME SPI-CGIL SU PENSIONI DI CITTADINAZA

Insieme al voto finale della Camera sul decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100 (che torna quindi al Senato in terza lettura), sono arrivate le prime stime sui beneficiari della pensione di cittadinanza. Il Manifesto cita infatti uno studio dello Spi-Cgil, secondo cui i beneficiari “saranno solamente in 120mila, gli stessi che oggi hanno l’assegno sociale. E per molti di loro sarà solo un’integrazione e non tutti i 780 euro”. “All’inizio del 2018 le persone che avevano un assegno sociale (fino a 458 euro al mese per 13 mensilità) erano 861mila con un importo medio di 433 euro. In sostanza la pensione di cittadinanza risulterà nella maggior parte dei casi un’integrazione dell’assegno o della pensione sociale”, sono le parole di Ivan Pedretti, Segretario generale dello Spi-Cgil. Massimo Franchi, autore dell’articolo, ricorda che “l’Inps aveva ipotizzato che ad accedere alla Pensione di cittadinanza sarebbero state 250 mila famiglie, il ministro Luigi Di Maio ne aveva annunciate 500 mila”.

Intanto l’Anpav, il sindacato autonomo degli assistenti di volo, a seguito della chiusura dei lavori della prima Giornata della conferenza nazionale Trasporto Aereo, con una nota riportata da Askanews chiede di creare un vero Contratto collettivo nazionale del lavoro “che sia realmente inclusivo e focalizzato in modo più incisivo, sull’aspetto previdenziale dei Naviganti”. Viene infatti sottolineato il rischio che gli assistenti di volo possano andare a incassare degli assegni pensionistici inferiori, per assurdo, al reddito di cittadinanza.

QUOTA 100, 25.000 PENSIONI IN PAGAMENTO AD APRILE

Arrivano indicazioni importanti su Quota 100. Gabriella Di Michele, Direttore generale dell’Inps, ha infatti fatto sapere che delle circa 94.000 domande presentate per accedere alla novità principale della riforma delle pensioni, già 25.000 sono state liquidate con pagamento dal primo aprile. Secondo quanto riporta Askanews, l’Inps ha però respinto 5.000 domande. Restano ancora 23.000 domande da esaminare con decorrenza primo aprile. Questo vuol dire che nel caso di esito positivo della richiesta, il pagamento delle pensioni partirà da maggio, recuperando anche la mensilità arretrata di aprile. Di Michele ha anche chiarito che dal primo aprile  le pensioni saranno calcolate con la perequazione rispetto all’inflazione, come prevede la Legge di bilancio. Intanto da ieri sono stati attribuiti a Pasquale Tridico i poteri di Presidente dell’Inps, mediante un decreto interministeriale (ministero del Lavoro e dell’Economia), con il quale Adriano Morrone è stato nominato vicepresidente. Dunque l’Istituto nazionale di previdenza sociale ha finalmente i suoi nuovi vertici.

RIFORMA PENSIONI 2019, IL TAGLIO DEGLI ASSEGNI: LA CRITICA DI CEGLIE E CAMBISE

In una nota congiunta il segretario del circolo del Pd di Avezzano, Giovanni Ceglie e Aurelio Cambise ricordano degli effetti poco valutati della riforma delle pensioni: il taglio degli assegni più alti e il blocco parziale delle indicizzazioni. “Il ricalcolo partirà da aprile, ma sarà retroattivo, pertanto sarà adoperato anche il conguaglio con le relative trattenute sulle prossime rate di pensione. Ad ogni modo si tratta di un vero e proprio prelievo nelle tasche dei pensionati che di fatto si troveranno l’assegno ridotto dalla sera alla mattina”, scrivono i due secondo quanto riportato da terremarsicane.it. Dal loro punto di vista “non si può che usare un termine: ‘confisca’. Un intervento impositivo irragionevole e discriminatorio ai danni di una sola categoria di cittadini, la più debole e indifesa, con buona pace dell’art. 3 della Costituzione che recita: ‘Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge  etc…..’”. Vedremo poi se i tagli saranno operativi da aprile o da giugno, dopo le elezioni, come si sta vociferando in questi giorni.