LE PAROLE DI LANDINI
Maurizio Landini torna a esprimersi sulla riforma delle pensioni con Quota 100 da poche ore diventata legge in attesa della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Secondo quanto riporta Askanews, il Segretario generale della Cgil ritiene necessaria “una revisione complessiva della legge Fornero per dare risposte anche sui problemi dei lavori gravosi, delle pensioni dei giovani e delle donne, sulla nostra richiesta di accesso alla pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età”. Dunque viene ribadita la linea sindacale per cui Quota 100 non basta. Aise, l’Agenzia internazionale stampa estero, riporta anche le dichiarazioni di Laura Garavini, Senatrice del Pd, che ricorda: “La maggioranza ha promesso per anni misure irrealizzabili senza distruggere i conti pubblici. Con i primi provvedimenti su reddito di cittadinanza e sulle pensioni, il Governo oltre ad aumentare il debito pubblico non prevede investimenti per la crescita in Italia. Dunque dovrebbero fare retromarcia. Ma naturalmente non si azzardano a farlo prima delle europee. E in attesa del prossimo appuntamento elettorale, l’Italia aspetta impantanata in un limbo”.
I SINDACATI: QUOTA 100 NON BASTA
Quota 100 non basta. È quanto evidenziano Cgil, Cisl e Uil, secondo cui la misura di riforma delle pensioni “rappresenta l’inizio di un percorso più ampio, descritto nella piattaforma unitaria”. Per le confederazioni “restano, quindi, tanti profili del sistema previdenziale ancora da affrontare per una vera riforma del sistema a cominciare da una reale flessibilità per tutti per l’accesso alla pensione da 62 anni”. I sindacati ritengono importanti anche altri interventi: “consentire l’uscita anticipata a tutti i lavoratori con 41 anni di contribuzione; riconoscere a fini previdenziali il lavoro delle donne e di cura, i lavori gravosi e usuranti; garantire ai giovani lavoratori e a coloro che hanno percorsi lavorativi deboli e discontinui assegni pensionistici adeguati; istituire le commissioni per la valutazione della gravosità e l’usura delle diverse professioni e quella per l’analisi della composizione della spesa previdenziale e assistenziale; attribuire la piena rivalutazione alle pensioni; risolvere definitivamente la questione esodati; promuovere lo sviluppo della previdenza complementare tramite i fondi pensione contrattuali per tutti i lavoratori, solo per citarne alcuni”.
LA PROPOSTA DI BONOMI
Il Rapporto del Centro Studi di Confindustria non ha risparmiato critiche all’effetto negativo che la riforma delle pensioni con Quota 100 ha avuto sull’economia, superiore al beneficio che apporterà. E Carlo Bonomi, Presidente di Assolombarda, in un’intervista a Repubblica lancia una proposta: “Azzeriamo le misure che non producono crescita: 80 euro, reddito di cittadinanza, quota 100. Di quei soldi usiamo una quota per contrastare la povertà, una per gli investimenti pubblici e mettiamo tutto il resto a supporto di un taglio drastico del cuneo fiscale, tutto a vantaggio dei lavoratori con redditi tra 0 e 35mila euro, cioè la fascia sociale che ha sofferto di più negli ultimi anni”. L’industriale è netto nel suo giudizio su Quota 100 e reddito di cittadinanza: “Sono due misure pensate con l’unico obiettivo del dividendo elettorale. Noi imprenditori abbiamo avvistato il rischio recessione già a fine estate e l’abbiamo ripetuto allo sfinimento. Ma il governo ha speso i suoi primi dieci mesi in una infinita campagna elettorale. Ora che la recessione è certificata bisogna muoversi”.
INPS: 12,6 MILIONI DI PENSIONI SOTTO I 1.000 EURO
Il giorno dopo la conversione in legge del decreto sulla riforma delle pensioni con Quota 100, arrivano i dati dell’Osservatorio Inps sulle pensioni che, escludendo il comparto pubblico, all’inizio dell’anno risultano essere pari a oltre 17,8 milioni, di cui 12,6 milioni inferiori ai 1.000 euro al mese. Va tenuto però presente che solo 13,8 milioni circa delle pensioni complessive sono di natura previdenziale, cioè erogate in base ai contributi effettivamente versati durante l’attività lavorative, mentre le altre sono relative a invalidità. Tornando agli importi, ben il 61,3% delle pensioni risulta essere inferiore ai 750 euro al mese. Considerando la sola platea femminile, la percentuale balza al 74,5%. Complessivamente, tutte le pensioni erogate dall’Inps, escluse come detto quelle relative al pubblico impiego, valgono 204,3 miliardi di euro. Mediamente le pensioni di vecchiaia hanno un importo vicino a 1.200 euro al mese, con punte al nord di 1.280 euro. Al Sud è invece erogato il 45,7% delle pensioni assistenziali complessive.
LE DIVISIONI SUL DECRETO
Com’era facile aspettarsi, la conversione del decreto sulla riforma delle pensioni con Quota 100 in legge divide il mondo politico. “Abbiamo concluso i lavori parlamentari sul decretone, adesso reddito di cittadinanza e quota 100 possono davvero spiegare le vele. La rotta intrapresa è quella giusta, lo dicono i numeri: alla data di ieri le domande presentate per quota 100 sono state 102.965 mentre per il reddito di cittadinanza le richieste da Nord a Sud superano le 600mila unità con Lombardia, Campania e Sicilia in testa alla classifica regionale”, sono le parole del sottosegretario del Lavoro, Claudio Cominardi, appartenente a M5s, riportate da Askanews. Donatella Conzatti, senatrice di Forza Italia, in una nota riportata da secolo-trentino.com evidenzia invece che “reddito di cittadinanza e pensioni quota100 sono due misure a debito che fanno piovere sul bagnato visto che nell’ultimo anno il debito pubblico è aumentato a velocità doppia rispetto al recente passato, 72 miliardi in dodici mesi, sei miliardi al mese”. Inoltre, “Quota 100 è la quota a cui andranno in pensione le generazioni future” e “una lotteria per alcuni fortunati che rientreranno nella finestra trimestrale”.
DURIGON: COMINCIAMO A SMONTARE LEGGE FORNERO
Il Senato ieri ha approvato in terza lettura il decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100 e al reddito di cittadinanza, che è stato quindi convertito in legge. Una decisione salutata ovviamente con favore da Claudio Durigon, che in una nota afferma: “Finalmente quota 100 è legge. Avevamo promesso di smontare pezzo dopo pezzo la legge Fornero e abbiamo cominciato a farlo. Un impegno preso è un impegno preso e quello di oggi rappresenta solamente il primo passo verso una maggiore equità sociale che spetta a tutti gli italiani. Liberare chi vuole andare in pensione e permettere un ricambio generazionale che darà nuova linfa al mercato del lavoro”. Il sottosegretario al Lavoro evidenzia in particolare che “l’Italia dopo anni di politiche stagnanti ha bisogno di misure che sappiano interpretare le esigenze del Paese. E le oltre 100 mila domande di adesione a quota100 in poche settimane sono la migliore risposta a tutte le critiche strumentali che cercano di fermare il cambiamento di questo governo”.
RIFORMA PENSIONI 2019, L’ATTACCO DI CESARE DAMIANO
Secondo Cesare Damiano, “il Governo dovrebbe fare il punto della situazione sul complesso delle leggi emanate o in cantiere, al fine di evitare un andamento a zig zag”. L’ex ministro del Lavoro cita apertamente la riforma delle pensioni 2019, evidenziando che “mentre, da un lato, si favorisce l’anticipo pensionistico con Quota 100, dall’altro si escludono gli edili che non potranno accedere a questo beneficio, perché la Quota richiede almeno 38 anni di contributi: traguardo per loro irraggiungibile a causa della discontinuità del lavoro di cantiere”. Senza dimenticare che proprio alcuni giorni fa “un operaio 39enne è precipitato da un’impalcatura da un’altezza di circa quattro metri. Forse la pericolosità di questo lavoro dovrebbe avere la precedenza”.
RIFORMA PENSIONI E QUOTA 100: “PERCHE’ IL PD TACE?”
Damiano punta anche il dito contro il taglio delle indicizzazioni delle pensioni, ma cerca altresì di scuotere il suo partito su questi temi. Durante la direzione del Pd, infatti, ha detto che il Partito democratico “deve sfidare il Governo sui temi sociali e metterne in luce le contraddizioni”. Per esempio, “Di Maio predica il lavoro stabile e assume i ‘navigator’ in modo precario; Salvini sventola la bandiera di Quota 100 ed esclude i lavoratori dell’edilizia dall’anticipo pensionistico; si annuncia la fine della povertà mentre si taglia l’indicizzazione delle pensioni degli operai; si innalza la bandiera del salario minimo e si riapre la strada agli appalti al massimo ribasso che portano al lavoro nero. Su questi temi bisogna riaprire la nostra battaglia”, è stata la richiesta dell’ex ministro.