POLEMICA SU PENSIONI DI CITTADINANZA

La riforma delle pensioni porterà, oltre a Quota 100, all’introduzione della pensione di cittadinanza. E secondo quanto riporta Il Giornale, che cita i dati che sarebbero in mano a Inps e ministero del Lavoro, redatti dalla Direzione generale dell’immigrazione e dell’integrazione, secondo cui “il 70 per cento dei cittadini stranieri a riposo andrà a percepire la pensione di cittadinanza. E passando quindi dalle percentuali ai numeri reali viene fuori che saranno circa 175mila i cittadini extracomunitari che incasseranno, a partire da maggio prossimo – almeno così sarebbe nelle previsioni del welfare pentastellato – la pensione di cittadinanza ossia un’integrazione media di 250 euro mensili ciascuno. Il totale impegnato sarà di 44 milioni al mese che produrrà una spesa annuale per la pensione di cittadinanza a tutti gli stranieri bisognosi di 528 milioni”. Dunque, scrive Antonella Aldrighetti, sono chiacchiere quelle di Luigi Di Maio, secondo cui la pensione di cittadinanza servirebbe a ridare un po’ di dignità ai poveri italiani.



GHISELLI: NO RISPOSTE PER TUTTI

Una riforma delle pensioni difficilmente accontenta tutti. Ma Quota 100, secondo quanto evidenzia Roberto Ghiselli, “non dà alcuna risposta alla maggior parte del mondo del lavoro, chi è nato dopo il 1959, le donne, i lavoratori impiegati in attività discontinue, non migliora le condizioni di chi fa lavori più faticosi o gravosi, non estende a tutti la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi. Non risolve definitivamente neanche la questione esodati”. Secondo il Segretario confederale della Cgil, intervistato da pensionipertutti.it, “la legge appena approvata lascia del tutto inalterato l’impianto della Legge Fornero e le misure previste, come Quota 100, anche se apprezzabili, sono limitate nel tempo e cesseranno dopo tre anni”. Per questo motivo, “noi continuiamo a sfidare il Governo per una vera riforma previdenziale che superi la legge Monti-Fornero e ci auguriamo che almeno l’altro impegno che il Governo si è preso, quello di aprire un confronto complessivo sulla previdenza dopo la conversione del decreto, venga mantenuto”.



ODG PER GLI ESODATI

Assieme al decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100, il Senato ha approvato un ordine del giorno, avanzato da Francesco Laforgia, Loredana De Petris, Vasco Errani, Pietro Grasso, Edoardo Patriarca e Mauro Antonio Donato Laus riguardante i circa 6.000 esodati ancora privi di salvaguardia. Di fatto i senatori, anche in considerazione del fatto che le misure appena varate dal Governo non risolvono “il problema dei lavoratori rimasti senza lavoro e che non possono accedere alla pensione in seguito all’introduzione delle disposizioni della legge Fornero”, “del limitato utilizzo della misura di salvaguardia” varata con la Legge di stabilità 2017, ovvero l’ottava salvaguardia, ritengono che sia possibile “nei limiti e mediante l’utilizzo delle accertate economie, provvedere a risolvere tale problema”. Per questo l’ordine del giorno “impegna il Governo, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica: a prendere le opportune iniziative per dare una soluzione definitiva al problema dei circa 6.000 cosiddetti esodati”. Un provvedimento salutato ovviamente con favore dal Comitato esodati licenziati e cessati.



ANPIT PROMUOVE QUOTA 100

Il decreto sulla riforma delle pensioni con Quota 100, convertito in legge e pubblicato anche in Gazzetta Ufficiale, continua a far discutere e a provocare reazioni di segno opposto. Secondo quanto riporta globalist.it, Federico Iadicicco, Presidente nazionale dell’Anpit, l’Associazione nazionale per l’industria e il terziario, in un convegno a Roma, ha infatti detto che “l’intervento sulle pensioni è stato positivo perché è stata fatta giustizia dopo la legge Fornero. Il lavoro non ha solo un valore economico, ma soprattutto antropologico: ciascuno di noi vive per essere impegnato, per produrre ricchezza relazionale e non solo finanziaria”. Quotidianosanita.it riporta invece le parole di Paola Boldrini, capogruppo del Pd presso la commissione Sanità del Senato, secondo cui con “quota 100 il Sistema sanitario nazionale corre il rischio della desertificazione, per carenza di medici specialisti”, tanto che ci sono regioni che stanno richiamando in servizio i medici pensionati. Come si vede, quindi, reazioni diverse al medesimo provvedimento.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI MARTELLI

L’iter del decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100 si è concluso dopo la terza lettura in Senato, che ha consentito l’effettiva conversione in legge. Carlo Martelli è stato tra coloro che a palazzo Madama ha dovuto vagliare e votare il provvedimento. In un’intervista a lavalledeitempli.net evidenzia che “Quota 100 non rappresenta un superamento della legge Fornero, ma una sua conferma. Infatti, ferma restando la riforma del sistema pensionistico, quota 100 non è altro che una finestra anticipata di uscita dal lavoro con conseguente decurtazione dell’assegno pensionistico. A parte il prestito bancario, è lo stesso meccanismo dell’Ape renziano”. Dunque, secondo l’ex pentastellato, ora iscritto al Gruppo Misto, “tutti quelli che sceglieranno quota 100 saranno penalizzati poiché il loro assegno verrà permanentemente decurtato”.

Dal suo punto di vista, poi, “sicuramente quota 100 consente alle aziende di liberarsi di personale a elevato costo, operazione tanto più vantaggiosa ora che siamo alla fine di un ciclo economico e con il Pil che si avvia alla soglia della crescita zero”. In sintesi, quindi, l’obiettivo di Quota 100 sarebbe “quello di permettere l’uscita dal lavoro ad un’età dignitosa. E questo è un buono scopo, ma purtroppo approfittando della disperazione di chi non vede la fine dell’attività lavorativa ed è disposto ad accettare un pesante taglio dell’assegno pensionistico pur di uscire dal mondo del lavoro regolare”. Senza considerare che una volta in pensione i beneficiari potrebbero anche “rientrare in modo irregolare nel mondo del lavoro”.