DIRIGENTI SCUOLA IN RIVOLTA

Secondo quanto riportato da Orizzonte Scuola, quanto sta avvenendo a Treviso potrebbe essere lo “specchio” dei problemi che le scuole italiane potranno avere nelle prossime settimane: «le scuole di Treviso non riescono a far fronte alla mole di lavoro extra arrivato tutto assieme a seguito anche della gestione dei prossimi pensionandi con quota 100», denunciano le segreterie e i dirigenti scolastici sulla Tribuna di Treviso con una lettera di protesta firmata da ben 24 presidi su 28 dell’area nord trevigiana. Come in Veneto anche in altre parti d’Italia il problema del calcolo delle pensioni con la nuova formula di Quota 100: «La complessità di gestione della piattaforma – si legge nel documento – e la responsabilità civile e penale delle operazioni da eseguire sulla stessa, rendono imprescindibile una formazione adeguata per le procedure da svolgere. Alla data attuale gli istituti non sono stati messi nella condizione di essere operativi». (agg. di Niccolò Magnani)



CHI HA SCELTO LA QUOTA 100

Secondo gli ultimi dati rilasciati dall’Inps, a scegliere la riforma della Quota 100 – in merito alle domande di pensioni ricevute fino al 14 marzo scorso – sono stati il 27% di donne, il 34% invece sono lavoratori di età inferiore ai 63 anni. Il 46% dei richiedenti, spiega ancora l’Inps, riguarda persone tra i 64 e i 65 anni mentre in merito alla suddivisione tra lavoro pubblico e privato, il 34% dei “quotisti” lavora come autonomo o dipendente privato mentre il 36% ha maturato la domanda di pensione nel settore pubblico. Se poi si aggiunge la suddivisione geografica, il rapporto sud-nord non vede eguali: al meridione le domande della Quota 100 sono nettamente superiori rispetto al settentrione e al centro Italia: il 3 per cento dei lavoratori anziani ha presentato domanda, contro l’1 per cento in Trentino Alto Adige. (agg. di Niccolò Magnani)



RIFORMA PENSIONI, ACCOLTO ODG CIA

C’è una certa soddisfazione da parte dell’Associazione nazionale pensionati e del Patronato Inac, che insieme alla Confederazione italiana agricoltura sono riusciti a vedere approvato dal Governo un Ordine del giorno in occasione del voto sul decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100 al Senato. L’obiettivo è quello di arrivare a una pensione base di 650 euro per tutti gli ex agricoltori, a cui andrà sommata la quota maturata con i contributi versati all’Inps negli anni di lavoro. Oggi, infatti mediamente un ex agricoltore percepisce 513,01 euro al mese, una cifra che rende difficile ritirarsi completamente dal lavoro nei campi.



“L’accoglimento da parte dell’Esecutivo dell’Odg contenente le nostre proposte, è un segnale importante d’attenzione e un primo passo verso il cambiamento delle norme”, spiegano Cia, Anp e Inac. Il passaggio al sistema contributivo ha infatti creato non pochi problemi al settore dell’agricoltura e per questo, anche con una petizione popolare, le organizzazioni suddette avevano chiesto un adeguamento delle pensioni minime a 650 euro. “Questo Ordine del giorno impegna il Governo a valutare l’opportunità di istituire una pensione base di importo pari al 40% del reddito medio nazionale, come previsto dalla Carta sociale europea in aggiunta alla pensione liquidata interamente con il sistema contributivo, che attualmente ammonta a 650 euro mensili”, spiegano Cia, Anp e Inac. Ricordiamo però che un Ordine del giorno non vincola però il Governo a varare effettivamente un provvedimento.