PUGLISI CONTRO LA RIFORMA DELLE PENSIONI

Riccardo Puglisi ne è certo: la riforma delle pensioni con Quota 100 “è costosa e va contro alcuni dati inoppugnabili”. Intervistato da Il Dubbio, l’economista ricorda infatti che nel nostro Paese c’è “una crisi demografica, con l’aspettativa di vita che sale e la natalità che si abbassa. Inoltre, il nostro è un sistema pensionistico ‘senza tesoretto’, in cui i fondi per le pensioni vengono dai contribuiti di chi oggi lavora. Con questi presupposti, logica vorrebbe che l’età pensionabile si alzasse e non viceversa. Maroni lo fece con lo ‘scalone’, che poi Damiano ridusse con lo ‘scalino’; nel 2011 lo fece anche la riforma Fornero. Oggi, invece, si torna indietro, anche se temporaneamente”. Puglisi ricorda anche che “le prime domande per accedere a Quota100 sono state, per il 90%, presentate da lavoratori privati disoccupati. Dunque, la staffetta generazionale è esclusa. Ora la percentuale sarà probabilmente scesa, ma è impossibile saperlo senza numeri”. Dunque la riforma delle pensioni non avrebbe neanche effetti positivi sull’occupazione giovanile nel nostro Paese.



L’INPS RESPINGE LE ACCUSE SU QUOTA 100

Con un comunicato stampa l’Inps respinge le accuse circa la “corsia preferenziale” che sarebbe stata riservata alla lavorazione delle domande per Quota 100 dopo la riforma delle pensioni. “I dati sulla liquidazione delle pensioni nel primo trimestre 2019 smentiscono quanto ventilato da alcuni organi di stampa su una presunta precedenza assegnata alle domande di ‘Quota 100’ e confermano che l’impegno dell’Inps nella liquidazione delle pratiche di pensione abbraccia sia le ‘ordinarie’ pratiche di vecchiaia ed anticipata, sia le pratiche di ‘pensione quota 100’”, si legge nel testo diffuso dall’Inps. Che si conclude con queste parole: “L’impegno profuso dall’Istituto ha consentito di liquidare oltre la metà delle pensioni quota 100 aventi decorrenza 1° aprile 2019, senza che ciò abbia comportato un allungamento dei tempi di pagamento delle altre tipologie di pensione, con un volume complessivo di nuove pensioni liquidate sensibilmente migliorato nel primo trimestre 2019 rispetto al corrispondente periodo del 2018. Né questa performance può essere messa in dubbio da casi isolati di pensioni con problematiche particolari, le cui domande sono state presentate prima dell’entrata in vigore della nuova normativa”.



1.300 ASSUNZIONI A ROMA DOPO LA RIFORMA DELLE PENSIONI

La riforma delle pensioni con Quota 100 dovrebbe portare a nuove assunzioni anche nei Comuni. A Roma, per esempio, entro settembre ce ne saranno circa 1.300. A dirlo al Sole 24 Ore è Antonio De Santis, assessore a Personale, anagrafe e stato civile, che spiega anche come la gran parte di questi nuovi ingressi “sarà autofinanziata grazie a Quota 100: un lavoro portato avanti con l’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, proprio per rigenerare la macchina inserendo nuove competenze e nuovo entusiasmo all’interno dell’ente”. Sembra che circa 500 assunzioni saranno nella Polizia municipale, per un costo di circa 8 milioni di euro, “di cui quasi la metà, secondo le stime, sarà coperta proprio dai pensionamenti”. Le altre quasi 800 assunzioni saranno invece nei servizi amministrativi. “La cifra complessiva dei nuovi assunti è stata determinata calcolando da un lato il numero di cessazioni certe in programma a giugno (sulla base delle domande per Quota 100 inoltrate a gennaio) e dall’altro ‘raccogliendo a livello statistico le informazioni sul secondo ciclo di uscite, quella che saranno chieste a giugno per dicembre, garantendo la copertura finanziaria necessaria fino a fine anno’”.



RIFORMA PENSIONI, TAGLIO ANCHE AGLI EX DEPUTATI

Roberto Fico lo ha annunciato su Facebook con un post: “La Camera dice stop alle pensioni d’oro”. Il Presidente della Camera ha quindi confermato che l’Ufficio di presidenza ha votato “il taglio di tutte le pensioni erogate da Montecitorio sopra i 100mila euro per un risparmio di 20 milioni all’anno”. Dunque anche gli ex politici, e non solo gli italiani dopo la riforma delle pensioni, subiranno una decurtazione del loro assegno. “Il taglio riguarderà in maniera progressiva tutti i trattamenti pensionistici più alti attualmente erogati dalla Camera dei deputati: sarà del 15% per chi percepisce fra 100 e 130mila euro annui, del 25% per chi prende dai 130 ai 200mila, del 30% fra i 200 e i 350mila, del 35% fra i 350 e i 500mila e del 40% per chi ha una pensione superiore al mezzo milione di euro all’anno. A essere interessati saranno tutti quelli che sono andati in pensione col vecchio sistema retributivo”, ha aggiunto Fico, ricordando che la misura “varrà per i prossimi cinque anni, esattamente come quella varata dalla legge di Bilancio per tutti i cittadini italiani”. Complessivamente, quindi, si risparmieranno circa 100 milioni di euro.

RIFORMA PENSIONI, INTERROGAZIONE PD SU INPS E QUOTA 100

Insieme ad alcuni colleghi di partito, il Senatore del Pd Mino Taricco ha presentato un’interrogazione ai ministri Luigi Di Maio e Giovanni Tria per chiedere che il Governo eviti quella sorta di “corsia preferenziale” per Quota 100 che si sarebbe creata all’Inps a seguito della riforma delle pensioni e che starebbe causando dei ritardi nelle liquidazioni delle altre domande di pensionamento presentate dai cittadini. “Questa situazione rischia, da una parte di corrispondere ad alcuni ‘quota 100’ ratei indebiti e dover poi procedere, in un secondo momento, al loro recupero, mentre invece si dovrebbe procedere in via preventiva ad ogni opportuna verifica di corrispondenza tra le dichiarazioni rese nella domanda e le informazioni presenti in Unilav – come avviene, per altro, per qualsiasi altro cittadino che richiede la pensione ‘normale’”, fa presente Taricco, che segnala tra l’altro come  “l’inserimento di premi di produttività legata alla definizione delle ‘quote 100’, ai dipendenti, e la conseguente accelerazione dei tempi di definizione delle domande, rende quanto meno evidente la volontà dell’amministrazione di favorire la definizione celere delle pensioni ‘Quota 100’”.

RIFORMA PENSIONI, LE DOMANDE PER QUOTA 100

In un articolo pubblicato sul Corriere della Sera, Dario Di Vico fa un punto sulla riforma delle pensioni con Quota 100 analizzando i primi dati relativi alle domande presentate all’Inps, in particolare le circa 103.000 risultanti alla data del 26 marzo (ora hanno superato quota 115.000), di cui 7.600 respinte e 34.300 già liquidate. “Due terzi sono uomini e un terzo donne. Nella classifica per regioni è la Lombardia in testa con 12.400 domande seguita dal Lazio con 11.100 e dalla Sicilia con 10.300. Se scendiamo più nel dettaglio possiamo vedere come l’area metropolitana di Roma (7.900) abbia presentato da sola molte più domande dell’intera Emilia Romagna (7.000) e del Piemonte (6.500). Ma questo dato non deve indurre a facili conclusioni: quota 100 per ora non appare solo ‘romana’ e pubblica, anzi le richieste sono arrivate in maniera significativa dal Nord, dal settore privato e, in particolare, dal sistema manifatturiero”, scrive il vicedirettore del quotidiano milanese.

RIFORMA PENSIONI, NESSUNA FUGA DAL LAVORO

Nella conclusione della sua analisi, Di Vico scrive che “il giudizio che si sta formando dentro l’Inps è che il provvedimento stia riguardando in maniera equilibrata tutte le platee”, evidenziando però che il dato che “l’Inps valuta con maggiore interesse riguarda l’età: non c’è stata la ‘fuga dal lavoro’ che si poteva paventare ma un anticipo regolato e mirato da parte delle varie classi di età, e a dimostrarlo c’è il dato che vede che i 62enni (i più lontani dal ritiro) rappresentare meno del 10% dei richiedenti totali”. Resta da capire, sottolinea poi il giornalista, quanti sono i disoccupati che hanno presentato domanda per Quota 100: di certo, infatti, non libereranno posti di lavoro.