RIFORMA PENSIONI, LE DOMANDE PRESENTATE PER OPZIONE DONNA

La riforma delle pensioni, oltre a Quota 100, ha previsto la proroga di Opzione donna. Secondo quanto riporta l’Ansa, Claudio Durigon ha spiegato che le domande per accedere al regime sperimentale di pensionamento anticipato per le italiane arrivate all’Inps sono pari a 9.765 unità. Il sottosegretario al Lavoro ha anche aggiunto che le domande respinte sono 1.100. Un numero che, rispetto al totale complessivo, sembra piuttosto alto. Sarà interessante capire quali sono state le ragioni del respingimento. Un altro interrogativo riguarda la lavorazione delle domande e la liquidazione delle pensioni con Opzione donna tenuto conto che, come emerso nelle scorse settimane, è stata creata una sorta di “corsia preferenziale” per Quota 100 per le domande pervenute all’Inps e quindi per tutte le altre domande di pensioni ci sarà da attendere. Non è stato però dato sapere quanto e non è da escludere che ci possano essere dei ritardi solamente in alcune aree territoriali, considerando che le domande vengono lavorate dalle varie sedi Inps dislocate in Italia.



LA BEFFA NEL RISCATTO LAUREA

La riforma delle pensioni con Quota 100 ha previsto anche un riscatto agevolato della laurea, così da consentire di poter aumentare il proprio monte contributivo a un costo ridotto. Tuttavia, come ricorda il sito del Corriere della Sera, vi è chi rimane escluso e penalizzato due volte. Si tratta di quanti hanno frequentato l’università prima del 1996. Infatti la norma prevede che il riscatto valga per gli anni di studio successivi all’entrata in vigore della riforma delle pensioni Dini con il passaggio al sistema contributivo. Tuttavia, proprio perché si studiato prima di allora, tra gli esclusi dal riscatto agevolato potrebbero esserci persone che hanno iniziato poi effettivamente a lavorare dopo il 1996 e quindi avranno una pensione calcolata con il sistema contributivo puro. Ecco quindi che oltre a rimanere esclusi dal riscatto agevolato, questi lavoratori si ritroveranno con una pensione più bassa. Dunque, come si legge nell’articolo di Lorenzo Salvia, “è vero che scegliere la data del 1996 come spartiacque ha la sua logica. Ma per loro al danno si aggiunge la beffa”.



RIFORMA PENSIONI, AGEVOLAZIONE PER I POLIGRAFICI

La riforma delle pensioni 2019 ha previsto non solo la Quota 100, ma anche il blocco dell’adeguamento alla speranza di vita per le pensioni di anzianità. Ora l’Inps, attraverso una circolare, fa sapere che il blocco della speranza di vita non si dovrà applicare nemmeno per i poligrafici dipendenti di aziende editoriali in crisi. Come ricorda pensionioggi.it, di fatto viene recepito quanto approvato con l’ultima Legge di bilancio. Dunque ci sarà un’agevolazione per “i lavoratori dipendenti poligrafici di imprese del settore editoriale e stampatrici di periodici assicurati presso l’AGO che hanno cessato l’attività, anche in costanza di fallimento, per le quali è stata accertata la causale di crisi aziendale”. Lavoratori che dovranno essere stati collocati in Cigs in forza di accordi di procedura sottoscritti tra il 1° gennaio 2014 e il 31 maggio 2015. “L’Inps precisa, inoltre, che le domande di prepensionamento presentate – c’era tempo sino al 2 marzo 2018 – e respinte per mancanza del requisito contributivo previsto saranno riesaminate d’ufficio dalle sedi territoriali”.



LA COMBINAZIONE MIGLIORE PER QUOTA 100

La riforma delle pensioni con Quota 100 continua a interessare diversi italiani e per questo il Patronato 50&PiùEnasco ha deciso di attivare un servizio gratuito di informazioni e consulenza. La responsabile dell’ufficio provinciale di Arezzo, Enrica Tironi, ha spiegato a La nazione che “l’ideale è riuscire a trovare la migliore combinazione tra il momento del pensionamento e l’ottenimento del maggiore beneficio economico”. Dal suo punto di vista “la scelta del pensionamento non va fatta a cuor leggero”. Dunque è meglio informarsi e avere una consulenza. L’Anap, l’associazione degli anziani e pensionati legata a Confartigianato, attraverso il suo presidente provinciale di Padova, Raffaele Zordanazzo, protesta invece per il blocco parziale delle indicizzazioni delle pensioni sopra i 1.500 euro. “Non possiamo pagare noi i costi di una politica economica che ci sembra più elettorale che orientata a risolvere i problemi del Paese. Il nostro assegno si è alleggerito ieri, ma aspettiamo un’ulteriore stangata dopo le elezioni Europee”, sono le sue parole riportate da padovaoggi.it.

RIFORMA PENSIONI, ILLY CONTRO QUOTA 100

SEMrush, una piattaforma SaaS per la gestione della visibilità online, che monitora attualmente oltre 140 paesi, ha riunito tutte le informazioni e realizzato una classifica sulle dieci principali preoccupazione degli italiani. Al quinto posto c’è la pensione. “Ottobre 2018 è stato il periodo meno tranquillo in Italia per questa questione, provocando un gran numero di ricerche in rete, cresciute di quasi 10 volte in appena 6 mesi. Tra le domande più frequenti ‘Quando vado in pensione’ e ‘Quando posso andare in pensione’”, si legge nel comunicato che riassume i dati. In effetti a ottobre si stava cominciando a mettere a punto la Legge di bilancio che ha portato poi al varo della riforma delle pensioni con Quota 100. Riccardo Illy, ex Governatore del Friuli-Venezia Giulia, intervistato da Repubblica, non crede però che Quota 100 e reddito di cittadinanza siano misure espansive come sostiene la maggioranza. “Reddito di cittadinanza e quota 100 sono una partita a somma zero. Dai 100 euro a un cittadino ma il debito aumenta di altrettanto”, afferma l’industriale.

TRIDICO DIFENDE QUOTA 100

Pasquale Tridico ha difeso la riforma delle pensioni con Quota 100 dalle critiche mosse dall’Ocse. Il Presidente dell’Inps, secondo quanto riportato da Teleborsa, ha infatti detto di ritenere che si tratti di “uno scivolo temporaneo che dura tre anni assolutamente sostenibile”. “Nelle precedenti riforme era stata ingessata l’uscita di persone anziane che avevano avuto una vita lavorativa difficile, erano rimasti intrappolati in regole troppo rigide”, ha aggiunto. Stando a quanto riporta Askanews, il Presidente di Confimi Impresa Meccanica, Riccardo Chini, ha invece detto che “la bocciatura dell’Ocse è relativa al fatto che quest’anno il nostro Paese non crescerà, anzi ci sarà una decrescita dello 0,2%, quanto queste iniziative del nostro governo possano avere influito sul deprimere le iniziative finalizzate allo sviluppo è ancora tutto da vedere e da dimostrare, ma c’è un forte sospetto che quota 100 e forse in misura minore il Reddito di cittadinanza qualche problema alle aziende lo abbiano creato, se non altro in termini di anticipo di flussi finanziari, che non erano previsti per sostenere queste pensioni anticipate”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DAMIANO SU QUOTA 100

Se da un lato il Governo ha incassato la bocciatura di Quota 100 da parte dell’Ocse, dall’altro c’è chi non dimentica un’altra misura in tema di riforma delle pensioni: il blocco parziale delle indicizzazioni per gli assegni sopra i 1.500 euro. Cesare Damiano ricorda che milioni di pensionati hanno cominciato a farvi i conti proprio con la mensilità di aprile e che probabilmente a giugno, dopo le elezioni europee, si procederà a recuperare anche la pensione erogata in più a gennaio, febbraio e marzo, prima che il nuovo calcolo dell’indicizzazione diventasse operativo. “Il ‘Governo del cambiamento’ non ha cambiato strada e ha riconfermato il meccanismo dei Governi precedenti”, evidenzia l’ex ministro del Lavoro, sottolineando che con questo intervento l’esecutivo fa cassa tramite le pensioni, mettendo da parte circa 3 miliardi di euro da qui ai prossimi anni. Cifra che servirà per finanziare Quota 100 e il reddito di cittadinanza.

RIFORMA PENSIONI, ECCO QUANTO PERDONO I PENSIONATI: I NUMERI

“Dai calcoli che abbiamo sviluppato, come Centro Studi Previdenza di Lavoro&Welfare, dal primo gennaio del 2012 fino all’ultimo intervento del Governo giallo-verde, le pensioni comprese tra le 3 e le 4 volte il minimo (circa 1.500- 2.000 euro lordi mensili) registrano una perdita massima annua di 959 euro, pari al 4,92%”, rileva ancora Damiano, spiegando anche che “una pensione compresa tra le 6 e le 7 volte (circa 3.000-3.500 euro) ha una perdita massima annua più consistente: 4.223 euro, pari al 10,83%”. Per l’ex deputato del Pd, dunque, fanno bene i sindacati a protestare contro questo provvedimento.