Lega ed M5s? Sono destinati a dividersi, per Mario Sechi, fondatore e direttore di List. Magari non subito, ma tra un anno, dopo le europee. Oggi l’obiettivo resta quello di varare la legge di bilancio, dopo il niet europeo e i margini di trattativa su cui i due alleati di governo hanno discusso ieri sera in un vertice di maggioranza. “Non è una questione di decimali, obiettivo del Governo è rilanciare la crescita e lo sviluppo” recita la nota finale di Palazzo Chigi. Peraltro sono “confermati gli obiettivi già fissati, in particolare sulle pensioni, sul reddito di cittadinanza e sulla tutela del risparmio”. Dunque si tratta. In politica non è mai troppo tardi, anche se Salvini e Di Maio — dice Sechi — hanno il difetto di pensare solo nel breve periodo. Il vero problema, infatti, è la crisi in arrivo.
Non ci attacchiamo ai decimali, aveva già detto il capo della Lega.
C’è una disponibilità a negoziare, ma quella c’era anche prima. Durante il primo negoziato, governo e commissione si sono parlati, ma non incontrati.
Potrebbero farlo adesso.
Contano le prospettive. Quali sono? Ritardare di sei mesi l’attuazione di alcuni provvedimenti? Un impatto sul bilancio ci sarebbe, ma non sarebbe sufficiente.
Dedicherebbero meno risorse a quota 100 e al reddito di cittadinanza. Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (Lega) ha detto che costano meno del previsto.
Questo è possibile, bisogna vedere se è anche consigliabile, dal punto di vista di M5s e Lega. Prima su quei provvedimenti-simbolo fanno una campagna elettorale, arrivano al governo e danno battaglia alla Ue per sei mesi senza arretrare, poi trattano e addirittura diminuiscono le risorse? Un’autorete.
Chi ha più da temere da un rinvio? Salvini o Di Maio?
Tutti e due. Sono bravi, hanno fiuto, ma anche un grave limite: sono leader istantanei, ragionano sul breve periodo, dimenticando lo scenario a medio e lungo termine. E questo scenario dice che c’è una recessione alle porte. Rischiano di ritrovarsi a giugno con il segno meno all’economia.
Insomma occorre un cambio di strategia. Cosa deve fare il governo?
Tagliare le spese per programmi inutili o irrealizzabili e fare una manovra espansiva centrata sugli investimenti.
Non è troppo tardi?
In politica non è mai troppo tardi, sono le premesse che non sono buone. C’è troppa improvvisazione. Nessuno sa ancora come sarà il reddito di cittadinanza, non c’è una riga scritta. Non sappiamo nemmeno cosa si siano detti Conte e Juncker.
Cosa avrebbero dovuto fare, in concreto?
Potevano togliere gli 80 euro e fare scattare una parte delle clausole di salvaguardia; avrebbero avuto più soldi da spendere per investimenti e più tempo per fare le riforme promesse agli elettori. Oggi (ieri, ndr) l’indice di fiducia Ifo in Germania è sceso a 102, è il terzo dato negativo consecutivo. Il vento sta cambiando.
Senza contare lo scontro sui dazi Usa-Cina.
Appunto. Due giganti al cospetto dei quali i paesi europei sono dei nani senza una politica coordinata. E noi siamo un paese esportatore, prima o poi il contraccolpo arriverà.
Dietro la svolta di Salvini ci sono Savona e gli imprenditori in piazza a Verona e a Milano in dicembre?
Savona ha semplicemente preso sul serio le parole di Mattarella in Svezia, quando ha detto che la Ue non deve essere un comitato d’affari. E’ il primato della politica di cui ha sempre parlato Savona. Fare il braccio di ferro va bene, poi però si deve arrivare a un accordo onorevole.
E le critiche dei produttori alla politica economica del governo?
Salvini ha un problema che riguarda la constituency del suo partito. Non dico che il ceto produttivo sia limitato al Nord; gli imprenditori del Nord chiedono più fatturato, quelli del Sud probabilmente più ordine e sicurezza, ma entrambi stanno già vedendo il rallentamento dell’economia. E se c’è qualcosa che Salvini non può assolutamente fare, è intestarsi la recessione.
Salvini e Di Maio sono destinati a dividersi?
La mia opinione è che debbano farlo, per esigenze di chiarezza del sistema. Sono dinamiche non governabili dalle leadership. Il quadro politico è destinato a ripresentare una destra e una sinistra e ai 5 Stelle toccherà collocarsi a sinistra.
Quando e come?
Dopo le europee il governo compirà un anno e sarà tempo di un primo bilancio. Le due alternative saranno o la rottura o una revisione del contratto, con annesso rimpasto di governo per migliorare le condizioni dell’alleanza.
Sul contratto sono stati fatti errori?
Sì, uno su tutti: concepirlo come una camicia di forza. In sei mesi siamo passati dalla crescita al raffreddamento dell’economia, dal Qe alla fine degli stimoli, la Borsa americana ha visto svanire i guadagni del 2018 in una decina di sedute. Per non parlare della guerra dei dazi. Oggi pensare solo nel beve periodo può essere molto pericoloso.
(Federico Ferraù)