IL PRESSING UE

Il pressing dell’Ue sulla manovra aumenta le tensioni tra Salvini e Di Maio. I due vicepremier hanno infatti faticato non poco, nei giorni scorsi, per tagliare le risorse stanziate per gli interventi bandiera dei loro partiti e arrivare a un deficit al 2,04% contro il 2,4% inizialmente previsto per il 2019. A parte il fatto che non è chiaro cosa accadrà al disavanzo nel 2020 e 2021, la cifra scelta non è sembrata causale e i più maligni hanno evidenziato fosse un modo per continuare a far percepire agli elettori che il deficit restava al due e quattro per cento. Ora che il commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha detto che ancora “non ci siamo”, è diventato chiaro che il Governo deve fare un altro sforzo e togliere ancora risorse agli interventi qualificanti del suo programma.



ALTA TENSIONE DI MAIO-SALVINI

Il problema è a questo punto chi dovrà rinunciare alle risorse. Se da un lato l’Europa è tra i più strenui difensori della Legge Fornero, la Lega ha già ridotto a 4,7 i miliardi necessari alla riforma delle pensioni con Quota 100, mentre per il reddito di cittadinanza ci sono circa 7 miliardi di euro. Dunque il Carroccio preme perché i tagli vadano sulla misura cara a M5s, tanto che Giancarlo Giorgetti ha rilasciato dichiarazioni poco lusinghiere sul reddito di cittadinanza. Dall’altro lato Luigi Di Maio si trova già alle prese con le critiche che gli arrivano dai suoi, visto che proprio lui aveva guidato i festeggiamenti sul balcone di palazzo Chigi dopo che il Governo aveva deciso di portare il deficit al 2,4% per il 2019. Sarebbe difficile presentarsi ai propri elettori con un taglio del deficit sotto il 2% a spese del reddito di cittadinanza. Ecco dunque che i due vicepremier sono ai ferri corti grazie all’Europa.

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