OGGI LA FIRMA DEL DECRETO

Secondo quanto riportato dall’Ansa, oggi dovrebbe essere definitivamente pronto il testo del decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100 e il reddito di cittadinanza in modo da trasmetterlo al Quirinale per la firma del Presidente della Repubblica e la successiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. A ritardare la messa a punto finale del testo anche i dettagli relativi all’anticipo della liquidazione per i dipendenti pubblici. Dunque, ottenendo il via libera definitivo della Ragioneria generale dello Stato, il testo sarebbe poi pronto per l’entrata in vigore e il successivo approdo in Parlamento per la conversione entro 60 giorni. Sembra che sarà il Senato a esaminare per primo il testo. Ovviamente i tempi del dibattito parlamentare potrebbero avere delle conseguenze anche su quelli relativi all’effettivo e concreto utilizzo da parte dei cittadini che rientrano nelle platee designate per i diversi strumenti. Non è difficile immaginare che ci saranno diversi emendamenti, anche perché la stessa maggioranza ha lasciato intendere che il testo potrebbe subire delle modifiche durante l’iter parlamentare.



RISCATTO LAUREA AGEVOLATO FINO A 50 ANNI

Il decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100 è stato approvato dal Governo, ma potrebbe subire dei cambiamenti durante l’iter parlamentare. Per esempio, nella parte che prevede un riscatto della laurea a condizioni agevolate per gli under 45. Sembra infatti che ci sia la volontà di alzare la soglia di età entro cui poter avere la possibilità di aumentare la propria anzianità contributiva a 50 anni. Come noto, il riscatto agevolato riguarderà solamente i periodi di contributivo pieno, quindi successivi al 1° gennaio 1996 e consentirà di rateizzare il costo del riscatto in 5 anni. In un’intervista al Sole 24 Ore Roberto Pessi, professore di Diritto del lavoro all’Università Luiss di Roma, evidenzia che potrebbero esserci dei problemi di incostituzionalità nel fissare una soglia di età per poter esercitare il riscatto. Ancor più se tale facoltà non venisse data ai lavoratori che sono iscritti alle casse previdenziali professionali anziché all’Inps, per i quali sembra che la norma in questione non valga.



LE PAROLE DI GIULIA BONGIORNO

Se Luigi Di Maio si è detto orgoglioso della riforma delle pensioni con Quota 100, Giulia Bongiono si dice certa che la misura rappresenterà una “vera svolta” per il sistema pensionistico italiano. E non solo, visto che ci sarà anche un vantaggio per i dipendenti pubblici. I quali, “dal 2011, una volta andati in pensione, dovevano aspettare, uno, due, alcune volte anche tre anni prima di avere la liquidazione”, mentre ora “diamo subito al dipendente che va in pensione, ‘quotista’ o meno, 30 mila euro nette del suo Tfr-Tfs”, spiega il ministro per la Pubblica amministrazione. Tra l’altro è stato anche già spiegato che tramite sgravi fiscali gli ex lavoratori della Pa riusciranno a recuperare quanto dovuto per gli interessi sull’anticipo della liquidazione, guadagnandoci persino. Bongiorno evidenzia anche di aver chiesto personalmente di consentire l’accesso a Quota 100 dal primo di agosto per i dipendenti pubblici “perché dobbiamo organizzare i concorsi e dobbiamo garantire la continuità amministrativa”.



LA PACE CONTRIBUTIVA

Nel decreto sulla riforma delle pensioni approvato dal Governo, oltre a Quota 100 c’è anche la cosiddetta pace contributiva. Di fatto, quei lavoratori che sono totalmente nel sistema contributivo (cioè che non hanno versamenti prima del 1° gennaio 1996) potranno riscattare periodi non coperti da contribuzione con una sorta di “sconto”. Il Sole 24 Ore spiega che il 50% della spesa sostenuta “dal lavoratore, abbatterà la sua imposta lorda nell’anno di pagamento e nei quattro successivi, generando più risparmio. L’onere potrà essere sostenuto in un’unica soluzione o rateizzato per un massimo di cinque anni con rate mensili – 60 nel quinquennio – di valore non inferiore a 30 euro ciascuna, senza interessi. Inoltre, per chi ha meno di 45 anni sarà possibile riscattare la laurea “solo ai fini del diritto pensionistico (anzianità contributiva) senza aumentare la misura dell’assegno. L’onere sarà calcolato in modo forfettario, analogamente a quanto previsto dal 2007 per gli inoccupati (circa 5.300 euro per ogni anno)”.

LE PAROLE DI GALASSO

Sulle pagine del Sole 24 Ore, Vincenzo Galasso ricorda come ogni flessibilità pensionistica abbia un costo. In taluni casi, come avviene per l’Ape aziendale o l’isopensione, tale costo viene sostenuto dalle aziende. In altri, invece, come l’Ape volontaria, è il lavoratore a pagare con una penalizzazione sulla pensione futura il prezzo della flessibilità. Secondo il Professore di Economia all’Università Bocconi di Milano, la riforma delle pensioni con Quota 100 “promette, invece, una pensione priva di penalizzazioni attuariali ai quasi 400mila fortunati che, nei prossimi tre anni, avranno almeno 62 anni di età e 38 di contributi. Dopo si tornerà, forse, alle regole introdotte dalla riforma Fornero, ma senza Ape sociale e volontaria”. Dal suo punto di vista, “l’incertezza sul futuro e gli incentivi errati nelle scelte di pensionamento creati da Quota 100 rischiano di riportare le lancette dell’orologio al 1995, quando in Europa quasi nessuno lavorava meno di noi”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GARAVAGLIA

Come noto, con il decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100 è stato previsto l’anticipo, fino a 30.000 euro, delle liquidazioni dei dipendenti pubblici che andranno in quiescenza. Secondo Massimo Garavaglia, verranno così messi in circolo circa 5 miliardi di euro nel 2019, che consentono di dare “uno stimolo all’economia pari a più di 0,2 punti di Pil nel 2019”. Il sottosegretario all’Economia, intervistato dal Sole 24 Ore, spiega che il Governo è partito da un obiettivo: “i dipendenti pubblici hanno subito una grossa penalizzazione dalle misure introdotte dai governi precedenti, compresa la Legge Fornero. Era necessario trovare una soluzione da affiancare alla possibilità di accedere alla pensione con Quota 100 e abbiamo pensato che sarebbe stato giusto mitigare il differimento del Tfs, mettendo nelle tasche degli italiani una cifra ragionevole pari a 30mila euro”.

Tra l’altro l’esecutivo non esclude di aumentare tale soglia. Certo, una parte degli interessi sull’anticipo della liquidazione sarà a carico del lavoratore, ma Garavaglia evidenzia che è stata prevista “una riduzione dell’aliquota media Irpef di 1,5 punti percentuali per ogni annualità che intercorre tra la cessazione del servizio e l’erogazione dell’indennità”. “Calcolatrice alla mano, secondo il tasso ora vigente, chi accede al finanziamento pagherà per ogni anno di rapporto circa 745 euro di interessi, mentre la detassazione vale 750 euro annui: quindi, non è un’operazione a saldo zero ma con un più davanti per il cittadino”.