Dopo le espulsioni di De Falco, De Bonis, Moi e Valli dalle file di M5s, al Senato la maggioranza si regge su 4 voti. Per Antonio Padellaro, editorialista, fondatore e già direttore de Il Fatto Quotidiano, la prima battaglia per i grillini resta sempre il reddito di cittadinanza, ma rischia di essere un’arma a doppio taglio. Ecco cosa ci ha detto.



Il caso dei parlamentari espulsi rischia di mandare sotto la maggioranza al Senato. Lei pensa che il M5s pur di non rinunciare alle sue regole interne metterebbe in crisi il governo?

Non credo proprio, un margine di maggioranza al Senato c’è ancora. D’altra parte i parlamentari sono stati eletti sulla base di un accordo preciso e, detto con schiettezza, se non ci fosse stato il sostegno del Movimento molti di loro non sarebbero stati eletti. Il Movimento li ha candidati, li ha sostenuti e sono stati eletti grazie al Movimento in base a certe regole che queste persone potevano anche non accettare, rifiutando di candidarsi. Però lo devi dire prima, non lo devi dire dopo.



E’ vero che nessun partito sarebbe contento se dei suoi parlamentari votassero contro le sue indicazioni, ma l’espulsione non le sembra un provvedimento esagerato?

Le regole si fanno prima, se sono esagerate bisogna dirlo subito, non dopo. Visto che i candidati hanno accettato e sottoscritto un accordo, accorgersene “a babbo morto” non è corretto. Il vincolo di mandato è un fondamento del Parlamento, però il fenomeno dei cambia-casacca ormai è uno scandalo.

Quello di “comprare” parlamentari M5s in dicembre è stato definito come obiettivo di Berlusconi, cosa può dirci?



Evidentemente Berlusconi non è più lucido come una volta, perché una volta le cose le faceva senza dirle, adesso le dice pubblicamente. Scopre le carte, diciamo che è una mossa di un Berlusconi un po’ stanco.

Cosa pensa di quanto affermato dalla Nugnes al Corriere? In realtà ha detto quello che molti pensano, cioè che M5s è un partito telecomandato dalla Casaleggio e Associati.  E quindi decide tutto Casaleggio. E’ così?

Ho l’impressione che la politica del governo non la faccia la Casaleggio, mi sembrerebbe mortificante ed escludo che i parlamentari possano prendere ordini. La Nugnes è certo più informata di me, ma anche più polemica, può essere che adesso non sia lucidissima. Certamente c’è un problema legato a chi dice cosa: c’è la Casaleggio, c’è ancora Grillo fondatore e garante, poi c’è il capo politico, poi il premier e poi personaggi di peso come Di Battista. E’ evidente che non sia chiarissimo il percorso delle decisioni, ma non credo che gli atti di governo siano scelti dalla Casaleggio. Lo escluderei.

A proposito di Di Battista, che ruolo coprirà? Si è parlato anche di rimpasto dei ministri.

Probabilmente farà campagna elettorale come ha sempre fatto, ha sempre sostenuto il Movimento in modo generoso senza chiedere niente in cambio. E poi quale incarico potrebbe accettare? Sarebbero incarichi minori e non ce lo vedo, ha ambizioni un po’ più grosse che fare il sottosegretario. I 5 Stelle hanno tanti problemi ma sono coerenti nelle decisioni che prendono. Se Di Battista ha detto che non vuole partecipare alla vita di governo gli credo. E’ una persona dal punto di vista politico e umano generosa. E’ autonomo e nessuno può permettersi di dire cosa farà.

Però si è parlato in modo piuttosto chiaro della sostituzione ad esempio del ministro Toninelli.

Il rimpasto si farà se nasce un caso, non è come quando i capi si riunivano e bisognava alternare i ministri per problemi di corrente e puro potere, come ai tempi della Dc. Potrà succedere davanti a un’emergenza improvvisa, ma non ora, non c’è motivo. I giochi veri saranno dopo le europee. Se la Lega conferma quello che dicono i sondaggi può darsi che chieda una presenza più forte nel governo, ma non sarebbe uno scandalo.

Nei sondaggi, la Lega continua a crescere e il M5s seppur di poco a scendere. Perché tanti delusi nell’elettorato 5 Stelle?

Sui sondaggi ho sempre precauzioni, sono risposte che vengono date di riflesso ad aspetti mediatici. Credo anche che i 5 Stelle abbiano sempre avuto la caratteristica di essere sottovalutati rispetto a quanto valgono. Dopo le ultime elezioni nessuno pensava arrivassero al 32%. Credo che sotto elezioni possano recuperare e non è detto che la Lega mantenga questi livelli. Un po’ di delusione c’è, è un movimento legato alle richieste della base e se la base non è soddisfatta, è normale che mostri una certa insoddisfazione. Va detto comunque che la maggior parte degli elettori che si fidavano dei 5 Stelle non erano appartenenti ai 5 Stelle. Non mi baserei troppo sui sondaggi.

Il reddito di cittadinanza rimane il cavallo di battaglia anche dopo la manovra, dopo che il saldo è stato ridotto?

Assolutamente sì, tra l’altro i 5 Stelle, soprattutto Di Maio, si impegneranno a fondo perché ad aprile, quando partirà, ci siano risultati. Però è anche una arma a doppio taglio: se funziona, tutti diranno evviva e la popolarità del M5s anche al Sud aumenterà, ma se ci fossero problemi con i centri per l’impiego, o se verrà dato a chi non ne ha diritto, allora questo potrebbe essere un boomerang. Può essere una partita molto a favore o contro, dipende da quanto funziona.

(Paolo Vites)

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