Sergio Mattarella ha firmato: habemus il “decretone” finalmente pubblicato, dopo rumors e indiscrezioni, in Gazzetta Ufficiale. È istituito, insomma, a decorrere dal mese di aprile 2019, il Reddito di cittadinanza quale misura fondamentale di politica attiva del lavoro a garanzia del diritto al lavoro, di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale, nonché diretta a favorire il diritto all’informazione, all’istruzione, alla formazione e alla cultura attraverso politiche volte al sostegno economico e all’inserimento sociale dei soggetti a rischio di emarginazione nella socieà e nel mondo del lavoro.



Il beneficio economico del Reddito, su base annua, si comporrà, quindi, di due elementi: una componente a integrazione del reddito familiare fino alla soglia di euro 6.000 annui moltiplicata per un parametro di equivalenza e una, a integrazione del reddito dei nuclei familiari residenti in abitazione in locazione, pari all’ammontare del canone annuo previsto nel contratto in locazione, come dichiarato a fini Isee, fino a un massimo di euro 3.360 annui.



A titolo esemplificativo, una persona che vive da sola avrà fino a 780 al mese di reddito: fino a 500 euro come integrazione al reddito più 280 euro di contributo per l’affitto (oppure 150 euro di contributo per il mutuo), mentre una famiglia composta da due adulti e due figli minorenni avrà fino a 1.180 euro al mese: 900 euro mensili come integrazione al reddito più 280 euro di contributo per l’affitto (oppure 150 euro di contributo per il mutuo).

L’erogazione del beneficio è, tuttavia, condizionata alla dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro da parte dei componenti il nucleo familiare maggiorenni del beneficiario nonché all’adesione a un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale che prevede attività al servizio della comunità, di riqualificazione professionale, di completamento degli studi, nonché altri impegni individuati dai servizi competenti finalizzati all’inserimento nel mercato del lavoro e all’inclusione sociale.



In questo percorso i cittadini saranno, o perlomeno dovrebbero esserlo, aiutati dalla mitologica figura dei tutor “navigator”. Questi saranno assunti, come co.co.co, da Anpal Servizi, la struttura “in house” dell’Agenzia nazionale delle politiche attive. In questo quadro è curioso che la stessa abbia dovuto specificare che non sono ancora partite le selezioni per i navigator. Anpal Servizi, infatti, sebbene autorizzata a contrattualizzare per gli anni 2019 e 2020 gli orientatori, prima di avviare la procedura, rispetto alla quale è da auspicarsi ci siano le idee abbastanza chiare in termini di tempi, procedure e requisiti, doveva attendere, perlomeno, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del “decretone”.

La fantasia italica ha, comunque, già creato i primi posti di lavoro. Si segnala da più parti, infatti, il lancio di campagne di promozione per molti corsi di formazione e preparazione, erogati in completa autonomia da enti e società di formazione e orientamento indipendentemente da qualsiasi indicazione ministeriale, per navigator.