GOVERNO CERCA SBLOCCO SU DECRETO

Come noto, la Lega sembra pronta a bloccare l’approvazione del decreto su Quota 100 e reddito di cittadinanza se non ci saranno delle risorse per aumentare anche le pensioni di invalidità. Secondo quanto scrive Adnkronos, ponendo un vincolo all’utilizzo del reddito di cittadinanza per gli stranieri, che dovrebbero essere residenti in Italia da almeno dieci anni, si determinerebbero dei risparmi in grado di finanziare le richieste del Carroccio. Fratelli d’Italia, attraverso il deputato Marco Silvestroni, chiede però a Matteo Salvini di portare al voto un decreto ad hoc, visto anche che la Lega aveva bocciato un suo ordine del giorno che mirava proprio ad aumentare le pensioni di invalidità. Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, evidenzia invece il cortocircuito in cui si trova il Governo, che deve togliere risorse a un provvedimento per poterne finanziare un altro, con il rischio serio che siano gli invalidi a restare penalizzati. Vedremo se oggi dal Governo arriveranno indicazioni più chiare su eventuali modifiche al decreto.



DOMANI IL DECRETO SU QUOTA 100

C’è attesa per l’approvazione del decreto sulla riforma delle pensioni con Quota 100 che dovrebbe avvenire domani. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, insieme al provvedimento dovrebbe essere comunicato anche il nome del nuovo Presidente dell’Inps, che prenderà il posto di Tito Boeri direttamente dopo la decadenza naturale del suo mandato, prevista a febbraio. Inoltre, si sta lavorando a ultimare una convenzione con l’Abi per fare in modo che i dipendenti pubblici possano chiedere un anticipo bancario per ottenere l’importo della liquidazione loro spettante, anche se questo comporterebbe l’esborso di interessi, la cui entità resta ancora da definire. Secondo quanto riporta il quotidiano di Confindustria, per sostituire Tito Boeri circolerebbero già tre nomi. Il primo è quello di Pasquale Tridico, consigliere di Luigi Di Maio. Il secondo è quello di Marina Calderone, Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro. Il terzo è quello di Mauro Nori, già Direttore generale dell’Inps e attualmente consigliere di Giovanni Tria.



ESODATI VOGLIONO INCONTRO CON DI MAIO

Con un comunicato stampa, Elide Alboni ricorda che domani gli esodati saranno in presidio, a partire dalle ore 10:00, davanti alla sede del ministero dello Sviluppo economico, “fino a quando non verranno ricevuti dal Ministro Di Maio dal quale pretendiamo non più impegni, ma fatti immediati e concreti quali l’inserimento della Nona Salvaguardia per tutti i 6.000 esclusi o nel redigendo ‘Decreto Milleproroghe’ o nel redigendo decreto sulla previdenza previsto dalla Legge di Bilancio 2019. La coordinatrice del Comitato esodati e licenziati fa sapere che non si può ritenere che il Governo non abbia “alcun alibi per chiudere sollecitamente la vergognosa pagina degli esodati restituendo ai 6.000 esclusi il loro legittimo diritto alla pensione e con esso il futuro delle loro famiglie”. Alboni ricorda anche le rassicurazioni avute da Di Maio e Durigon, oltre che la risoluzione di fine ottobre e gli ordini del giorno approvati alla Camera e al Senato, per un impegno concreto del Governo: ancora per gli esodati esclusi non è stato fatto nulla.



DURIGON: PENALIZZAZIONE MASSIMA DEL 16%

Claudio Durigon ha spiegato, durante la trasmissione Sky Tg24 Economia, che la riforma delle pensioni con Quota 100 comporterà una riduzione dell’assegno pensionistico, rispetto a quello che si avrebbe andando in pensione con le regoli vigenti, pari al massimo al 16%. La previsione arriva da uno studio fatto insieme all’Inps ipotizzando una busta paga media di pensione di 1.500 euro al mese. La “penalizzazione” minima sarebbe invece pari al 2%. Il sottosegretario al Lavoro ha ricordato che l’obiettivo del Governo resta l’introduzione di Quota 41, che è stato impossibile introdurre ora per la mancanza di risorse. Secondo le intenzioni del Governo, dal 2022 sarà possibile pensionarsi dopo 41 anni di lavoro. Durigon ha anche spiegato che con Quota 100 viene dato un importante impulso positivo al mercato in uscita, di modo che ci siano anche dei benefici in entrata. “È una prima picconata”, ha detto riguardo alla cancellazione della Legge Fornero che era stata promessa in campagna elettorale dalla Lega.

OPZIONE DONNA ANCHE PER LE NATE NEL 1960

Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, nel decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100 dovrebbe trovare spazio anche la proroga di Opzione donna in grado però di consentire l’ingresso in quiescenza anche alle lavoratrici dipendenti nate entro il 31 dicembre 1960. In questo modo, quindi, si potrebbe garantire l’accesso alle pensione alle italiane che hanno compiuto 58 anni lo scorso anno (59 se lavoratrici autonome) se in possesso di 35 anni di contributi. Stando al quotidiano di Confindustria, questo ampliamento di un anno rispetto all’ipotesi iniziale (che prevedeva di comprendere le lavoratrici dipendenti nate entro il 31 dicembre 1959) sarebbe possibile “grazie alle risorse non utilizzate l’ultimo anno per finanziare questo canale di pensionamento”. Per quanto riguarda il requisito relativo alla pensione di anzianità, il Governo bloccherà l’adeguamento all’aspettativa di vita, ma introdurrà una finestra di tre mesi dalla maturazione del requisito che di fatto porterà quest’ultimo a 43 anni e 1 mese (42 e 1 mese per le donne), contro i 43 anni e 3 mesi (42 anni e 3 mesi per le donne) che ci sarebbero dovuti essere.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GHISELLI

Si avvicina l’approvazione del decreto relativo alla riforma delle pensioni per il 2019 e Roberto Ghiselli, intervistato da RadioArticolo1, ha spiegato che con Quota 100 “non si parla più di riforma della legge Fornero, ma semplicemente di una piccola modifica dell’età di pensionamento per alcuni. La platea virtuale sarebbe sotto le 400 mila persone; in realtà, saranno molti di meno, a causa della serie di paletti che sono stati inseriti nel decreto. Insomma, la riforma rimane tale e quale anche se non per tutti, e in ogni caso il decreto ha una valenza temporale limitata a tre anni”.

Secondo la sintesi riportata dal sito di Rassegna Sindacale, il Segretario confederale della Cgil ha evidenziato che “non si dà alcuna risposta alle esigenze più specifiche, come quelle che concernono i lavori più gravosi, il riconoscimento del lavoro di cura delle donne, i lavori discontinui, temi che sono del tutto ignorati. E, in realtà, non è sufficiente neanche arrivare a quota 100, ma in molti casi a 101, 102, 103, 104, se consideriamo le finestre di uscita di tre mesi per i lavoratori privati e di sei per i dipendenti pubblici”. Secondo il sindacalista, “fatta la norma, sono stati messi i paletti, affinché il decreto non venga utilizzato, sulla falsariga di come si è agito in passato con altri provvedimenti, sempre in materia previdenziale. Alla fine, la platea degli aventi diritto è così ristretta che anche coloro che ci rientrano non hanno le motivazioni per starci”. Ghiselli ha quindi confermato che ci sarà “una grande iniziativa di massa per dire all’esecutivo di cambiare rotta al più presto”.