È stato da pochi giorni pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge, iniziando dunque l’iter parlamentare, che prenderà il via dal Senato, dove il testo è stato già trasmesso, e che riguarda in speciale modo le due misure cardine del Governo, ossia la quota 100 e il reddito di cittadinanza, la cui erogazione decorrerà ad aprile 2019.
Attraverso il Rdc il Governo si propone di contrastare, la povertà, le disuguaglianze nonché l’esclusione sociale, e, al contempo, favorire il diritto all’informazione, all’istruzione, alla formazione, alla cultura attraverso politiche finalizzate al sostegno economico e all’inserimento sociale dei soggetti a rischio di emarginazione nella società e nel mondo del lavoro. Così definita, dunque, appare ben chiara l’intenzione del Governo di far confluire in un’unica misura uno strumento teso, da un lato, ad arginare la povertà e sostenere i meno abbienti e, dall’altro, a incentivare forme di politiche attive per l’impiego volte a incrementare lo sviluppo occupazionale e migliorare l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro.
Per beneficiare di questo sussidio economico dovranno ricorrere determinati requisiti patrimoniali quali un Isee non superiore a 9.360 euro, un patrimonio immobiliare, diverso dalla prima abitazione, non superiore a 30.000 euro annui, nonché un patrimonio finanziario non superiore a 6.000 euro (incrementato a 20.000 euro per famiglie con persone disabili). I beneficiari del reddito di cittadinanza saranno inoltre tenuti a essere impegnati nella formazione e nei lavori di pubblica utilità e a seguire specifici programmi di (re)inserimento nel tessuto sociale lavorativo.
Durante l’erogazione del sussidio, al beneficiario verranno formulate tre proposte di lavoro considerate congrue in relazione al curriculum del candidato, alla distanza chilometrica casa-posto di lavoro e alla presenza o meno di persone disabili in famiglia. È inoltre previsto che se il beneficiario dovesse rifiutare le tre proposte di lavoro, perderà il diritto al sussidio.
Come sappiamo, l’implementazione del sussidio economico non è stata avulsa da critiche dettate principalmente da timori che vedono in tale manovra una forma di incoraggiamento a beneficiare passivamente dell’aiuto economico stanziato dallo Stato. Seppur apprezzabili sono le intenzioni di un Governo che vuole fornire una rete di salvataggio alle situazioni più precarie, pare doveroso osservare che l’attuazione di questa misura presuppone un’organizzazione infrastrutturale idonea a realizzare, per il tramite dei Centri per l’impiego, percorsi specifici di inserimento al lavoro. Allo stato attuale sembra, tuttavia, che nel Paese una siffatta infrastruttura non sia presente. E, infatti, in molte strutture manca un personale adeguatamente formato che sia in grado di fornire idonea assistenza e supporto nella ricerca efficiente di un posto di lavoro. Per sopperire a questa manifesta carenza, il ministero del Lavoro ha annunciato l’assunzione di nuove figure professionali, chiamate navigator, che avranno il compito di accompagnare i beneficiari del reddito di cittadinanza nel loro inserimento professionale nel mercato del lavoro.
Se da un lato il rinnovamento dei Centri per l’impiego costituisce un segnale positivo ai fini di un maggiore efficientamento del loro operato, dall’altro ci troviamo a dover constatare che a pochi mesi dall’avvio del reddito di cittadinanza, la struttura operativa che renderà il sussidio economico come parte di un percorso di ricerca per il lavoro non sia stata ancora predisposta. Non ci resta quindi che attendere e vedere se e in quanto tempo le misure di intervento adottate dal Governo risultino efficaci e se gli obiettivi dallo stesso prefissati verranno effettivamente raggiunti.