L’Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive per il lavoro guidata dal prof “Mimmo” Parisi, non è solo, è bene ricordarlo, l’ente destinato a implementare, nel nostro Paese, il reddito di cittadinanza, ma anche altro come, a titolo esemplificativo, la gestione di misure finalizzate all’integrazione, attraverso la promozione del lavoro, dei migranti.



Nei giorni scorsi, infatti, tramite l’Anpal Servizi, una società “in house” del’Agenzia, è stato pubblicato un bando per il Progetto PUOI (Protezione Unita a Obiettivo Integrazione) che si pone l’obiettivo di promuovere percorsi integrati di inserimento socio-lavorativo, in servizi e misure, per titolari di protezione internazionale e umanitaria, titolari di permesso di soggiorno rilasciato in casi speciali, titolari di permesso di soggiorno per protezione speciale e per cittadini stranieri entrati in Italia come minori non accompagnati, regolarmente soggiornanti in Italia, che siano, al momento, inoccupati o disoccupati.



Si prevede, nel progetto, l’erogazione di 4500 “doti individuali”, per un valore di 5.940 euro a persona, e un coinvolgimento “attivo” degli operatori pubblici e privati (quali le Agenzie per il lavoro) del mercato del lavoro che daranno la disponibilità. I percorsi di integrazione socio-lavorativa si baseranno, appunto, sullo strumento della “dote individuale”, con la quale, insieme a una dotazione monetaria, verrà garantita, attraverso la costruzione e definizione di Piani di azione individuali, l’erogazione di una serie di servizi di supporto alla valorizzazione e sviluppo delle competenze, all’inserimento socio-lavorativo e all’accompagnamento verso l’autonomia, principalmente attraverso la formazione on the job e i tirocini.



I migranti interessati dal progetto saranno, quindi, inseriti in percorsi integrati di inserimento socio-lavorativo di durata non superiore a 9 mesi, che prevedano un periodo di tirocinio di durata pari a 6 mesi, oltre a servizi specialistici di orientamento e accompagnamento alla ricerca di un lavoro. Le politiche attive finalizzate all’inserimento/reinserimento lavorativo possono rappresentare, quindi, uno strumento valido di inclusione non solo per i poveri, ma anche per altri soggetti “svantaggiati” quali sono, nella nostra società, i migranti.

Le politiche per il lavoro, insomma, possono essere anche un efficace antidoto contro quella paura (irrazionale) del diverso che tira fuori “l’uomo nero” che abbiamo tutti dentro di noi e che, parafrasando un cantautore “ex” giovane, si palesa quando temiamo per la nostra vita, seduti su un autobus, solo perché un ragazzino arabo si mette a pregare dicendo il corano.