Dopo la riunione del direttivo della Cgil di sabato scorso, di cui abbiamo resocontato su queste pagine, si registra un altro fatto importante verso il Congresso e verso l’elezione mai tanto sofferta del nuovo Segretario generale. Mercoledì si è tenuto infatti il Congresso della Camera del lavoro di Milano che ha confermato il giovane e bravo Massimo Bonini alla guida della Cgil milanese. Ospite dell’evento era proprio lui, Maurizio Landini, indicato da Susanna Camusso come suo successore.
Landini è stato applauditissimo e ha detto, anche, cose importanti. Val la pena però di ricordare che la Camera del lavoro di Milano è tra i promotori dell’ordine del giorno “alternativo” a quello pro-Landini della Segreteria generale e che in platea c’era anche una rappresentanza di imprenditori milanesi a cui Landini è personaggio molto gradito.
Landini ha affermato di aver accettato la proposta del Segretario uscente della Cgil, Susanna Camusso, il cui mandato scade sabato prossimo; mentre il sabato successivo, l’11 novembre, il Parlamentino della Cgil (il comitato direttivo) si riunirà nuovamente. Ed è chiaro che, in questa circostanza, sarebbe pericoloso – oltre che drammatico – se si ripetesse la spaccatura.
La candidatura di Landini tuttavia, oltre a non essere stata accolta dal direttivo dell’organizzazione, non sembra fare breccia nemmeno tra i media. Chiaro che la base gli è affezionata, non esiste sindacalista più popolare di lui. All’ex Segretario generale Fiom va riconosciuto il merito di essere stato una “voce eversiva” nei confronti della liturgia della tradizione sindacale e di essere stato capace di farsi ascoltare da persone e lavoratori in difficoltà negli anni più duri della recente crisi economica. Per questo, per molti anni, è stato una spina nel fianco della Cgil. Camusso faticava a tenerlo a bada ogni qual volta si accordava con Confindustria, Cisl e Uil; si pensi soprattutto agli accordi 2011, 2013 e 2014 su cui Landini – a torto o a ragione – accendeva fortissime discussioni. Ed erano proprio coloro che oggi non accolgono la sua candidatura a dare una mano al Segretario generale a controllare la forza dell’ex leader della Fiom.
Per questi motivi, a livello di gruppo dirigente, la sua candidatura è risultata anomala. Si diceva non ha sfondato nemmeno a livello di stampa. Non si registra infatti un grande entusiasmo dei media che, indubbiamente, potrebbero influenzare la scelta in casa Cgil. Ieri, per esempio, La Stampa di Torino intervistava Vincenzo Colla sulla Tav e sulle grandi opere. Ed è proprio Colla il nome su cui potrebbe convergere il gruppo dirigente.
Landini dice “in vita mia non mi sono mai candidato a nulla perché sono della scuola che tutti siamo al servizio dell’organizzazione”. Sono parole belle oltre che importanti che ci auguriamo Landini ribadisca se non dovesse diventare Segretario generale. Perché di Landini, grande sindacalista, ci sarà sicuramente bisogno ancora. Ma, soprattutto, di una Cgil unita.
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