LE PAROLE DI LANDINI

Prosegue l’iter parlamentare del decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100 e il Movimento 5 Stelle ha deciso di ritirare l’emendamento con cui si mirava ad estendere il riscatto agevolato della laurea anche agli over 45enni. Non è chiaro invece quando i pentastellati ripresenteranno la norma relativa alle pensioni dei sindacalisti, ma Maurizio Landini, secondo quanto riporta Askanews, ha già fatto sapere di essersi “rotto le scatole”. “Faremo anche atti precisi, ma da noi tutto è trasparente, non abbiamo bisogno di nascondere nulla. Le nostre regole sono uguali a quelle di tutti gli altri. E se c’è qualcuno che ha fatto cose non precise o che ha sbagliato allora si intervenga su questi e non si facciano operazioni di altra natura”, ha detto il Segretario generale della Cgil. Il sindacalista ha detto anche di augurarsi “che il Governo smetta di avere paura di confrontarsi e di pensare di doversi difendere”, anche perché “per dare un futuro a questo Paese ci sono molte cose da cambiare. Bisogna aprire una trattativa per cambiare il sistema pensionistico e per dare risposte alle tante esigenze che ci sono e bisogna fare una riforma degli ammortizzatori sociali”.



BOCCIATI GLI EMENDAMENTI DEL PD

Lega e M5s hanno bocciato gli emendamenti al decreto sulla riforma delle pensioni con Quota 100 e sul reddito di cittadinanza presentati dal Pd. Lo segnalano il senatore Tommaso Nannicini e l’onorevole Lisa Noja evidenziando in particolare che non è stato previsto un “aumento delle pensioni o degli assegni di invalidità civile (che restano a 285 euro al mese contro i 780 euro del reddito di cittadinanza). Non c’è nessun aumento del beneficio o nessuna facilitazione per accedervi rivolto alle famiglie con all’interno persone con disabilità, nonostante le condizioni soggettive di bisogno siano spesso una causa di scivolamento verso la povertà. Non c’è nessuna attenzione particolare sui servizi da rivolgere a queste famiglie. C’è invece – e qui il danno si aggiunge alla beffa – una norma assurda e restrittiva per cui le pensioni e gli assegni di invalidità (in deroga alla normativa vigente) peseranno nel calcolo del reddito familiare per accedere al reddito di cittadinanza. Col risultato addirittura di penalizzare le persone con disabilità nell’accesso al beneficio”. Per superare queste storture il Pd aveva quindi presentato degli emendamenti che sono stati però bocciati.



I DUBBI SUL TURNOVER NEL MERCATO DEL LAVORO

Una delle ragioni per cui il Governo ha varato la riforma delle pensioni con Quota 100 è quella di promuovere un turnover nel mercato del lavoro in grado di favorire l’occupazione giovanile. La Fondazione Leone Moressa ha analizzato alcuni dati per conto del Sole 24 Ore da cui emerge che i lavoratori che sono più vicini all’uscita dal mercato di lavoro sono perlopiù uomini dipendenti pubblici. Si tratta principalmente di impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali, professori di scuola secondaria e medici. “È dunque poco probabile che l’uscita di questi lavoratori possa comportare un turnover a favore dei giovani, considerando le necessità di contenimento della spesa pubblica”, si legge sul quotidiano di Confindustria. Anche perché la maggior parte dei giovani disponibili a entrare nel mercato del lavoro vivono al Sud e nelle Isole e “uno su due dei giovani potenzialmente disponibili è donna”. La conclusione del Sole 24 Ore è che quindi sarà opportuno far sì che con il reddito di cittadinanza si prevede la disponibilità ad accettare posti di lavoro su tutto il territorio nazionale per far sì che l’obiettivo di Quota 100 sia raggiunto.



RIPRENDE ESAME EMENDAMENTI

Mentre ormai il numero di domande per accedere a Quota 100 ha superato le 55.000 unità, alla commissione Lavoro del Senato è ripreso anche oggi l’esame del decreto relativo alla riforma delle pensioni, con l’obiettivo di far sì che lunedì il provvedimento possa arrivare in aula. Ieri c’è stato anche un vertice a palazzo Chigi per fare un punto sulle modifiche da apportare al “decretone”, cui hanno preso parte Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Laura Castelli, Riccardo Fraccaro, Giancarlo Giorgetti e Claudio Durigon. Secondo quanto riporta Askanews, il sottosegretario al Lavoro Claudio Cominardi ha fatto sapere, durante i lavori della commissione, che “c’è l’intenzione del governo di intervenire a favore dei disabili, non so dire adesso se agendo sulla scala di equivalenza o modificando i requisiti”. Questo è uno dei temi sicuramente più caldi da affrontare, viste le tante proteste che sono arrivati dal mondo politico e anche sociale. C’è poi da capire se ci saranno modifiche al riscatto agevolato della laurea o all’anticipo della liquidazione per i dipendenti pubblici. Non è da escludere che alcune modifiche possano essere fatte in seconda lettura alla Camera.

RIFORMA PENSIONI, ECONOMISTI DIVISI

La riforma delle pensioni con Quota 100 è ormai parte del dibattito pubblico e anche di tecnici ed esperti economisti. Secondo quanto riporta Mf-Dow Jones, anche Ignazio Visco ha detto la sua sul tema, senza però citare direttamente la misura varata dal Governo. Presentando all’Università Bocconi il suo libro, il Governatore della Banca d’Italia ha detto che “la domanda domestica è bassa, i salari sono bassi, la partecipazione al mercato del lavoro è bassa. Pensare che la situazione si risolva mandando le persone in pensione prima non è una soluzione strutturale e forse nemmeno congiunturale”. Difficile non notare un riferimento alla Quota 100. Che invece viene citata da Fabrizio Pagani, ex capo della Segreteria tecnica del ministero dell’Economia e delle Finanze, ora global hard of Economics and Capital Markets Srategy Muzinich&Co, secondo cui “a livello macro, questa misura, può creare un effetto sostituzione giovani-vecchi che potrebbe portare un effetto positivo in termini di competitività e contro la disoccupazione”. Due visioni quindi diverse sulla stessa misura.

L’Osservatorio sui conti pubblici guidato da Carlo Cottarelli ha invece realizzato un rapporto, consegnato alla commissione Lavoro del Senato, in cui evidenzia che difficilmente Quota 100 non sarà rinnovata dopo il 2021 e questo vorrebbe dire che la misura avrebbe un costo per gli italiani pari a 90 miliardi di euro nei prossimi dieci anni. Secondo l’Osservatorio, inoltre, la misura non avrebbe effetti benefici sull’occupazione giovanile, né sui consumi, visto che le pensioni sarebbero comunque più basse dei redditi percepiti durante la vita lavorativa.