La prossima settimana potrebbe essere quella giusta per la firma del nuovo contratto di gruppo in Fca. Nonostante le dichiarazioni di Francesca Re David – Segretario generale della Fiom -, la trattativa è arrivata a un punto di svolta e il 5-6 marzo potrebbe, anche, felicemente concludersi. Vi è ancora qualche distanza soprattutto sulle voci della retribuzione, ma si tratta di aspetti che possono essere superati. Nessuno in questo momento vuole la crisi del negoziato.
Negli ultimi incontri, si sono registrati passi in avanti sulla parte relativa al sistema di partecipazione del contratto, sui temi dell’orario, sulla sanità integrativa e sulla previdenza. In particolare sono state risolte le ultime questioni che hanno rafforzato il ruolo di partecipazione nelle commissioni paritetiche in azienda. Sull’orario di lavoro sono stati introdotti ulteriori miglioramenti sulla gestione più flessibile dei permessi retribuiti con la possibilità di utilizzarli a ore, anche ai turnisti per un massimo di 16 ore. Sulla previdenza complementare sarà alzato il contributo aziendale di 0,5 punti, portando il contributo in percentuale al 2,2% per operai e impiegati, mentre per i professional, passerà al 2,5%. Si procederà a rafforzare anche la sanità integrativa, con una riduzione del costo a carico del lavoratore e un incremento a carico azienda, migliorando le coperture assicurative sanitarie.
Resta, come si diceva, aperta la discussione sul tema del salario e della definizione dei premi collegati all’efficienza. Per i sindacati è fondamentale trovare una risposta importante sugli incrementi in paga base e nello stesso tempo che venga valorizzato al meglio il sistema premiante collegato al premio di efficienza che ha determinato nell’ultimo quadriennio, un incremento economico di 5.879 euro per Fca e 4.492 euro per Cnh Industrial.
Fin qui, tutto è sembrato procedere per il meglio. E allora perché questa rottura annunciata da Re David? La Fiom fatica internamente ad allinearsi a quanto costruito in questi anni dalle altre sigle. Ci sono, per esempio, aspetti dell’organizzazione del lavoro che sono ormai governati dal Ccsl e non, come vorrebbe la Fiom, a livello di stabilimento. Chiaro che l’azienda non ha nessun vantaggio a rivedere questi aspetti e per le altre sigle non vi sono criticità. Così, dopo l’ultimo incontro all’Unione industriale di Torino, i metalmeccanici della Cgil hanno abbandonato il tavolo perché – secondo quanto ha spiegato Re David – l’azienda non vuole saperne di rimettere in discussione le relazioni sindacali “a partire dal ruolo dei delegati”.
Lo stop alla trattativa è arrivato alla vigilia dell’audizione dei rappresentanti del gruppo Fca alla Camera. Ieri, infatti, i manager dell’ex Fiat sono stati ascoltati dalla commissione Lavoro nell’ambito della discussione congiunta delle risoluzioni sulla salvaguardia dell’occupazione nel settore dell’industria automobilistica, con particolare riguardo proprio della situazione del gruppo. Fca ha sostanzialmente confermato il proprio piano per l’Italia.
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