LA TREGUA IN UCRAINA NON SI FA (ALMENO PER ORA): L’ANNUNCIO DEL MINISTRO LAVROV E LE RICHIESTE DELLA RUSSIA

Il Ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, riporta una visione più pragmatica della diplomazia di Mosca rispetto ai proclami di “pace” e tregua emersi negli scorsi giorni: gli appelli in Occidente di un cessate il fuoco in Ucraina in vista dell’inverno trovano una secca smentita del Cremlino, con l’ulteriore conferma di quanto spiegato dal Presidente Vladimir Putin nel suo discorso alla nazione prima di Natale. La Russia vuole un accordo definitivo e chiaro, forte dei territori conquistati sul campo dopo l’indegna invasione in Ucraina: non intende invece adottare una “tregua” che possa servire a Kiev di rifornirsi ulteriormente di armi americane (l’ultima tranche inviata dall’amministrazione Biden prima dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca).



Nell’intervista dopo Natale ad una delegazione mista di giornalisti russi e stranieri, Lavrov “traduce” il messaggio di Putin all’Occidente e al governo Zelensky che già ipotizzava una possibile tregua dopo l’avvicinamento tra Trump e il Cremlino negli scorsi giorni: «un cessate il fuoco è una strada che non porta da nessuna parte». Il capo della diplomazia di Mosca racconta di aver parlare direttamente con Putin sulle posizioni pervenute in questa fine 2024 dall’Occidente verso la Russia. Finora il tema più chiacchierato è stato quello della tregua momentanea, il problema è che «nessuno nasconde che l’obiettivo di una tregua è quello di guadagnare tempo per continuare a inondare l’Ucraina di armi e consentire alle forze ucraine di raggrupparsi e rafforzarsi».



IL DIALOGO TRA MACRON E PUTIN E IL RUOLO DELL’OCCIDENTE NELLA GUERRA IN UCRAINA VERSO IL 2025

Secondo il Ministro in carica da oltre un decennio in Russia, il cessate il fuoco con l’Ucraina resta una sorta di “vicolo cieco” contro cui invece richiedere accordi e compromessi molto più stabili a livello geopolitico: in particolare, Lavrov chiede a Kiev e ai suoi alleati che si possa giungere a condizioni giuridicamente vincolanti per poter da un lato garantire una sicurezza “geopolitica” maggiore per Mosca, dall’altro comunque mantenere anche i «legittimi dei nostri vicini». In tutto però, è l’aut-aut del Cremlino, serve che tali accordi siano basati sul diritto internazionale così da rendere impraticabile la violazione di questi accordi da eventuali alleanze NATO-Ucraina nel prossimo futuro



Mentre intanto si valutano location e tempistiche per un effettivo incontro Trump-Putin nei primi mesi del 2025 (Emirati Arabi, Qatar o Arabia Saudita al momento le ipotesi principali, ndr), e mentre la Russia prova a riannodare i fili della diplomazia con Iran e soprattutto Siria del neo-nato regime jihadista di Al-Jawlani, i contatti con l’Occidente non si chiudono del tutto. Ancora da Lavrov viene svelato che negli scorsi giorni sono stati intensi e continui i contatti con la Francia di Macron – specie dopo il trilaterale Trump e Zelensky all’Eliseo – per provare a costruire una pace a lungo termine in Ucraina. Per il Ministro degli Esteri russo, Parigi ha contattato più volte Mosca tramite «canali riservati» offrendo di stabilire un dialogo con Kiev, «senza però coinvolgere il Governo dell’Ucraina». Lavrov ha così buon gioco nel ribadire la narrazione di Putin sui rapporti tra NATO e Zelensky, dal momento che le proposte di pace dalla Francia fino agli stessi Usa di Trump, «hanno escluso l’Ucraina stessa, apparentemente contraddicendo il principio spesso ripetuto dall’Occidente», secondo il quale sul futuro dell’Ucraina deve essere deciso sempre con Kiev.

Infine, nell’intervista dopo Natale Lavrov ribadisce la necessità di rendere affidabili gli accordi e i passi mossi con gli Stati Uniti, riannodando i fili con Washington in maniera permanete dopo la fine della guerra in Ucraina, «ci auguriamo che l’amministrazione Trump comprenda le ragioni che hanno portato al conflitto». Di contro, lo scontro tra Russia e Occidente permane anche ben oltre la guerra in Ucraina: nelle ultime ore alcune fonti (tutte da verificare) del Governo dell’Azerbaijan hanno spiegato ad “Euronews” che sarebbe stato un missile terra-aria della Russia a colpire l’aereo precipitato il giorno di Natale in Kazakistan (compiendo almeno 40 morti). I motivi sarebbero ancora non noti, non esclude le piste – qualora fosse confermata l’origine del missile – di un tragico errore.