Oggi vi propongo una serie tv western visibile su Paramount+, Lawmen – La storia di Bass Reeves, ideata dal quel fenomeno di Tylor Sheridan, che già si e inventato Yellowstone, il prequel 1883 e il sequel 1923. Non dimentichiamoci di Tulsa King con Stallone. Rammento che ha sceneggiato i film Sicario (2015), Soldado (2021) e Senza rimorso (2021). In più è quasi sempre il produttore esecutivo e, come Re Mida, quello che tocca diventa oro.
Passiamo a Bass Reeves. Nero, schiavo di un proprietario terriero sudista, nonché suo valletto nella Guerra di Secessione nel 1862, diserta, scappa, vaga finché non trova un’indiana seminole che lo accoglie nella propria casa dove lavora i campi. Nel 1865 al termine della guerra civile torna in Texas alla ricerca di sua moglie e trova anche la sua figlioletta, che non sapeva di avere. Costruisce la sua casetta, lavora i campi, ma il raccolto non è proficuo. Arriva Sherrill Lynn, un US. Marshal interpretato da Dennis Quaid che gli propone di appendersi la stella al petto per cercare dei banditi in terra indiana, visto che sa parlare la loro lingua. La cosa finisce con l’uccisione dei banditi, con tanto di accanimento di Lynn.
Reeves, finita la missione, si stacca la stella disgustato e torna ai suoi campi, ma il giudice Parker (Donald Sutherland) lo vuole come tutore della legge, ritiene sia un uomo giusto e incorruttibile. Così diventerà il primo US. Marshal di colore. Ha vissuto la schiavitù, la frusta, l’orrore della guerra, non sopporta l’ingiustizia, ma è un uomo leale e timorato di Dio.
I banditi e gli assassini li bracca e li guarda come persone che hanno sbagliato, ma a cui si deve guardare con un occhio di Misericordia. Uccide solo se è costretto. Ricordiamoci che nel West dettava legge il più forte e la pistola, perciò un uomo così era sui generis.
Seppellisce e prega per un pastore ucciso mentre il sarcastico Lynn gli chiede:
– Credi ancora in un Dio che ti ha fatto passare metà della tua vita in catene?
Reeves: – L’uomo ha forgiato le catene, Dio mi ha dato la speranza di un futuro senza.
Ama i suoi figli e la moglie, compagna di vita che lo sostiene e a cui pensa sempre. In punto di morte un bandito gli chiede di portare una missiva alla moglie. Reeves trova una donna cieca, non ha il coraggio di leggere le ultime parole (banali) del marito, ma finge di leggere ciò che lui direbbe alla sua amata moglie.
Da agricoltore diventerà uomo di legge a tempo pieno e la sua titubanza svanisce con una frase dell’amata moglie Jennie:
– Il Signore ci ha mostrato la strada: Giustizia.
Da qui il titolo della serie tv, Lawmen, un uomo di legge, ma non un giustiziere.
Cerca di inculcare il suo credo di giustizia anche al suo giovane aiutante (vigilante) Billy Crow:
– Questa pallottola rappresenta la vita di un uomo che possiamo prendere o no. La legge dice che la possiamo prendere perché abbiamo un distintivo e solo Dio sa se abbiamo ragione. Meno male perché io non lo so.
A lungo andare ha una crisi di coscienza, soffre vedendo troppa violenza, i tutori della legge che si fanno giustizia da sé e una mentalità ancora intrisa di razzismo.
Gli sovviene il dubbio che il mondo in cui vive sia una terra senza legge e Dio forse non sia presente.
– Dio è presente nel tuo lavoro, gli ricorda la moglie.
Termino con una sua affermazione su cui riflettere:
– Il vero potere si trova nel cuore.
Nella quantità di proposte di film e serie tv piene di violenza, questa è stata veramente inaspettata.
Per concludere: ti aspetti un western con grandi sparatorie e vendette, stile Yellowstone, e invece trovi uno sceriffo nel violento West con un giudizio sulla vita, sulla violenza, speranza e giustizia che non ti aspetti. Sicuramente il credere in Dio lo ha plasmato come uomo e nel suo lavoro di tutore della legge.
Oltre l’obbligo dei test psico-attitudinali, la serie tv dovrebbe essere vista dai magistrati italiani.
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