Javier Mieli si prepara a scrivere una nuova pagina della storia dell’Argentina. Vincitore a sorpresa delle recenti elezioni presidenziali, l’economista ha come priorità il risanamento dei bilanci statali e ha elencato i dieci punti che intende soddisfare per centrare l’obiettivo. Munito di motosega, il neopresidente ha affidato al ministro dell’Economia Luis Caputo l’analisi dei suoi progetti. “Preferisco dirvi una verità scomoda che una bugia confortevole: non si può continuare a spendere più di quanto entra. Se continuiamo così, saremo inevitabilmente sulla strada dell’iperinflazione. Possiamo raggiungere livelli del 15.000% annuo. Per capirlo in numeri, parliamo di un latte che passa da 400 pesos a 60.000 pesos in un anno. La nostra missione è evitare questa catastrofe”, la sua analisi.
I dieci punti di Javier Milei
Come riportato dai colleghi di Libero, il primo punto del progetto di Milei è la riduzione dei dipendenti pubblici: via chi ha meno di un anno di contratto, nel mirino i raccomandati della politica. Ricetta numero due è la sospensione della pubblicità ufficiale, stop agli spot sulla stampa per un anno. Il punto tre è la riduzione del numero dei ministeri (da 18 a 9) e dei segretariati (da 106 a 54): “Ciò comporterà una riduzione di oltre il 50% delle posizioni gerarchiche in politica, e del 34% dei posti posizioni politiche complessive dello Stato nazionale”. Punto quattro è la riduzione al minimo dei trasferimenti che lo Stato nazionale effettuale alle province, punto cinque è la sospensione di tutte le opere pubbliche. La sesta ricetta di Milei è la riduzione dei sussidi per l’energia e i trasporti, seguita dalla ricetta sette, ossia la svalutazione: “In questo modo, avvantaggiamo gli esportatori con un prezzo migliore e equalizziamo il carico fiscale per tutti i settori, smettendo di discriminare il settore agricolo”. Infine, gli ultimi tre punti: l’eliminazione dei dazi all’esportazione, la fine del sistema Sira (con il quale l’Argentina decideva quali importatori avevano accesso ai dollari o meno per pagare i propri pagamenti all’estero, ndr) e l’aumento delle somme che lo Stato distribuisce attraverso programmi come l’Assegno Universale per i Figli e la Carta Alimentare.