Il cambiamento climatico sta alterando il naturale ciclo di vita delle api selvatiche impollinatrici che svolgono un’attività fondamentale per gli alberi da frutto. Secondo un recente studio, a causa delle stagioni sempre più calde, le api si svegliano dal torpore invernale troppo presto, e senza capire più quando è ora di impollinare i fiori, uno sconvoglimento del calendario che provocherebbe spesso la morte degli insetti con conseguenti aridità dei frutteti.
Il fenomeno è stato analizzato da alcuni scienziati dell’università di Reading in Gran Bretagna, grazie ai dati raccolti in 40 anni, si è potuta stabilire con esattezza l’alterazione della percezione climatica delle api, che sta provocando uno sconvolgimento dell’intero ecosistema. Il principale autore e dottorando Chris Wyver, ha confermato i pericoli per il futuro dovuti alla mancata sincronizzazione con le stagioni, dovuta ad una temperatura sempre più elevata che confonde gli insetti impollinatori, che se si riattivano troppo presto, rischiano di non trovare abbastanza cibo ed essere deboli nelle attività o addirittura di morire.
Clima caldo minaccia le api selvatiche “Non sincronizzate con le stagioni”
L’impatto climatico sulla vita delle api potrebbe portare al conseguente sconvoglimento dell’ecosistema e degli alberi da frutto in circa 40 anni, questa le stime dei ricercatori che hanno studiato a fondo il fenomeno e il rischio sull’agricoltura. La sincronizzazione delle stagioni tra piante e insetti infatti è di vitale importanza per la sopravvivenza di tutte e due le specie che impollinando fiori garantiscono anche la corretta maturazione di frutti come mele e pere.
Proprio queste due specie vegetali sarebbero più minacciate dall’estinzione, perchè come afferma Chris Wyver al Daily Telegraph “nascono grazie alle api selvatiche“. Gli agricoltori quindi, per evitare l’aridità dei frutteti potrebbero presto dover ricorrere a sciami di api da miele che però aggraverebbero i prezzi di tutti i prodotti, in quanto i costi di gestione, molto più elevati, verrebbero scaricati sui supermercati e consumatori finali.