Un noto proverbio recita: “Piatto ricco mi ci ficco”. Ed è forse particolarmente azzeccato quando si parla di assicurazioni. Appena infatti fiutano un nuovo ‘business’, ne valutano interessi e rischi ed ecco spuntare nuove polizze. E poteva restarne estranea l‘intelligenza artificiale? Certo che no. Tutto è partito, come riporta La Verità, da una causa miliardaria intentata dal New York Times, la quale ha denunciato OpenAi per appropriazione di contenuti. Questo costituirà sicuramente un precedente sul futuro del’IA, e spalanca le porte a possibili enormi profitti per il settore assicurativo.
L’intelligenza artificiale del resto è entrata prepotentemente a far parte delle nostre vite, ma il suo punto dolente continua ad essere quello delle mancate garanzie in termini di tutela della privacy. Secondo la piattaforma dell’Ocse, il novembre 2023 è stato il mese con il maggior numero di ‘incidenti’ mai registrati nella storia della cosiddetta Intelligenza artificiale.
I PRINCIPALI INCIDENTI CHE L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE PUÒ CAUSARE
Alla luce della sempre maggiore ascesa dell’intelligenza artificiale nei più disparati ambiti, sorge un interrogativo: quali sono i rischi dell’Ia, man mano che persone, aziende e settore pubblico si affidano ai software IA? Come riporta l’Ocse si va dalla popstar che denuncia la creazione della sua voce per uno spot diffuso su Instagram, al sistema di navigazione difettoso che conduce un guidatore in mezzo al deserto di Mojave (California), all’avvocato del Colorado sospeso un anno per aver prodotto un documento in ambito processuale facendo ricorso all’Ia, fino a problemi più vertiginosi all’intreccio di diritto, tecnologia, identità, giustizia e diritti umani.
E i vari ‘incidenti’ sono catalogati per categorie. Quella che va per la maggiore è sicuramente la ‘digital security’, che riguarda la violazione dei software usati per carpire informazioni e dati personali. Ma sono tanti gli esempi che si potrebbero fare e che, come stanno facendo notare i governi, implicano la necessità di una regolamentazione legislativa per cercare di ridurre, per quanto possibile, i rischi derivanti dall’IA.
IL RUOLO DELLE ASSICURAZIONI
Anche sul versante delle assicurazioni ci si sta muovendo. E così ecco comparire prodotti sia per chi ‘eroghi’ l’Ia sia per chi se ne serva. Codificare il tipo di rischio è il primo step, che serve per studiarne la prevedibilità e formulare modelli e prodotti da offrire ai clienti, in un mercato che diventa ogni mese più grande. In realtà va detto che le assicurazioni hanno a che fare con l’Ia in almeno due sensi. Innanzitutto ci sono applicazioni molto promettenti nella predizione del rischio: quali clienti sono più propensi ad avere incidenti, o malattie, a seconda delle loro condizioni di vita, abitudini, gusto, patrimonio genetico, reddito? Come usare questi dati senza ledere diritti e privacy? Il secondo fronte riguarda invece la costruzione di prodotti assicurativi che coprano i rischi dell’Ia utilizzata dai clienti. Su quest’ultimo settore si stanno concentrando investimenti e ricerca dei più grandi gruppi di polizze al mondo.
Visto tutto questo interesse che l’intelligenza artificiale sta destando tra le assicurazioni, come riporta sempre La Verità, spunta anche una nuova compagnia, Aisure, lanciata dal colosso MunichRe, concepita per fornire garanzie specifiche e personalizzate sull’utilizzo di sistemi di Intelligenza artificiale, sia come produttori sia come utenti. Tra le nuove start-up troviamo poi anche Armilla, che si propone di assicurare progetti di Ia in caso di fallimento del modello, e di proteggere gli utenti da errori o responsabilità derivanti dall’utilizzo di software problematici. E poi, tra le assicurazioni ‘ever green’, alcune, come Generali, hanno aggiornato il suo documento annuale sui rischi emergenti nel 2023 collocando quelli legati all’Ia nella categoria ‘Active concern risks’, e offrendo coperture profilate su questo tipo di attività.