Le auto elettriche sono, negli ultimi giorni, oggetto di un acceso dibattito internazionale che ne lamenta i maggiori rischi, specialmente quando vengono caricate a bordo di una nave, che sia mercantile o civile. Il caso esemplare, che è solamente l’ennesimo di molti altri simili, è l’incendio che si è sviluppato a bordo della nave cargo che trasportava macchine dal Giappone all’Egitto Fremantle Highway al largo dell’Olanda. Tra le auto a bordo (il cui numero è incerto, tra i 2 e i 4 mila) poche (si diceva 25, ora si dice 498) erano elettriche, ma l’incendio sarebbe scattato quasi certamente da una di queste, data l’impossibilità per l’equipaggio di contenere le fiamme.



Le auto elettriche e i rischi per la navigazione in mare

Insomma, seppur sia una caso limite, le auto elettriche trasportate a bordo delle navi creerebbero potenzialmente tutta una serie di nuovi rischi e pericoli. Infatti, le batterie a ioni di litio, di cui sono dotate le auto e che fungono da motore, bruciano in un modo diverso rispetto ai motori endotermici, richiedendo particolari interventi che non sempre a bordo di un’imbarcazione sono possibili. Normalmente, infatti, per contenere un incendio viene usato un mix tra Co2 e riduzione del livello di ossigeno.



Con le auto elettriche, però, la Co2 non funziona e rischia, anzi, di aumentare l’entità dell’incendio. Infatti, quando le batterie a ioni di litio bruciano, “producono ossigeno e idrogeno e possono continuare a bruciare anche se si utilizzano i sistemi di estinzione convenzionali”, spiega al Süddeutsche Zeitung il capitano Uwe Schieder, esperto di sinistri dell’Associazione tedesca delle assicurazioni. Secondo l’esperto, però, è scorretto generalizzare sul fatto che le auto elettriche siano più pericolose di quelle endotermiche, perché nel corso degli anni hanno preso fuoco anche queste ultime, con esiti spesso disastrosi. Schieder ritiene, piuttosto, necessario un “sistema di rilevamento delle temperature”, così come “sistemi di nebulizzazione d’acqua ad alta pressione“. Non solo, perché servirebbe anche la cooperazione delle compagnie navali, che secondo Schieder talvolta mentono sul contenuto del loro trasporto per pagare assicurazioni minori, ma con l’esito che non sempre gli interventi di soccorso sono efficienti.

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