È penoso doversi occupare di simili inconsistenze in tempi così densi di drammi e problemi. Ma è la cronaca, gente (ci perdonerà Humphrey Bogart, autore della battuta in Deadline), è la cronaca che tocca registrare, anche se tanto futile da sembrare quantomeno improbabile. E invece…

Invece capita che il ridente comune di Valtournenche (2256 anime, infilato nella parte nordorientale della Valle d’Aosta, una valle laterale del Cervino), che in realtà è solo la somma topografica di vari insediamenti sparsi, un comune diffuso insomma, nel 2011 ha pensato bene di “rivedere” i toponimi delle sue frazioni e località, affidando addirittura a un brain-storming la ricerca negli archivi delle antiche denominazioni. Il risultato è stato il cambio-nome per oltre cinquanta località. In mancanza di spiegazioni più intelligenti, si suppone che si volesse cancellare stagionati riferimenti fascisti, epoca in cui si vollero italianizzare molte geografie esterofile (come Courmayeur che divenne Cormaiore dal ’39 al ’46).



Non chiedete il perché questo impellente rigetto sia arrivato solo adesso: non si sa. Ma sembra frutto della sciocca cancel-culture che ad esempio accusa il principe di aver baciato Biancaneve senza il suo consenso, un assurdo politically correct che quasi sempre copre ben altre magagne. Certo è che, dopo 90 anni vissuti bellamente con il suo nome completo Breuil-Cervinia, ma nel mondo assolutamente conosciuta solo come Cervinia, adesso la frazione di 700 abitanti sembra sarà costretta a cambiare cartellonistica, segnali indicatori, nonché tutta l’anagrafe dei residenti e qualsiasi documentazione con il nuovo-vecchio toponimo: Le Breuil, e basta. Nome mica tanto chic, visto che è sì quello originario, francese, ma deriva dalla voce arpitana breuill (o braoulé), che indica un “pianoro paludoso di montagna”. Ma tant’è: lo ha stabilito in settembre un decreto regionale, che comunque ha recepito la decisione della giunta di Valtournenche (all’epoca guidata da Jean-Antoine Maquignaz), presa in via definitiva lo scorso gennaio, visto che in Val d’Aosta proprio i Comuni hanno autonomia decisionale nella scelta dei toponimi.



“Il confronto sulla denominazione della località Le Breuil – ha dichiarato il presidente della Regione Renzo Testolin – è stato oggetto di contraddittorio con diverse indicazioni espresse nel tempo dal Comune sino ad arrivare alla decisione definitiva nel gennaio scorso, quando l’allora sindaco ha espresso il proprio consenso sulla denominazione, adottata poi dal Consiglio comunale di Valtournenche nell’aprile 2023”. Dopo mesi di distrazione generale, adesso ci si è finalmente accorti dell’assurdo cambio, che non tiene conto della forza del brand Cervinia, con l’evidente riferimento alla vetta della Gran Becca (così i locali chiamano il Cervino, lo “scoglio d’Europa” di proprietà di due famiglie valdostane e di ventina di bourgeois, l’alta borghesia di Zermatt), quei 4400 metri tanto cari a Mike Bongiorno (a Cervinia gli hanno dedicato perfino una statua) e alle migliaia di vacanzieri sciatori che li scelgono stagione dopo stagione.



La decisione, oggi, sembra mal digerita e a rischio rigetto. L’attuale sindaca di Valtournenche, Elisa Cicco, in carica dallo scorso maggio, ha già annunciato di voler intervenire in Regione per mantenere il vecchio nome. Si tratterebbe di una retromarcia, a questo punto, difficile ma che sembra supportata dall’opinione generale dei residenti (lecito chiedersi se non fossero mai stati interpellati), che con il cambio nome vedrebbero compromessa l’attrattività e quindi l’economia a forte vocazione turistica del territorio. È vero che in centri piccoli, ma che giganteggiano con i flussi di visitatori – sui quali buona parte, se non tutta la popolazione residente lavora e non è costretta a trasferirsi altrove -, bisogna essere molto, ma mooolto prudenti a non modificare gli equilibri anche nell’immaginario di chi deve scegliere la sua destinazione. Cambiare il nome di Cervinia per adottare solo quello della conca del Breuil potrebbe effettivamente portare a ripercussioni non volute, solo con il risultato di aver ripristinato un vecchio toponimo che comunque non era mai andato perduto, visto che già compariva sempre accanto all’altro: Breuil-Cervinia.

La posta è alta: mantenere inalterato l’appeal del famoso comprensorio sciistico, fondato nel 1934 e divenuto in breve una delle prime stazioni per il turismo invernale. Oggi il Cervino Ski Paradise è uno dei comprensori sciistici più estesi e famosi al mondo, con 322 chilometri di piste. Davvero si vuole metterlo a rischio?

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