“Coprifuoco? La fine dello show”. Lo afferma il critico musicale Maurizio Scandurra, esperto studioso dei fenomeni legati al comparto discografico e live. “Il prolungarsi delle misure restrittive serali è il peggior nemico di chi vive di musica e spettacolo, così come anche di chi ne fruisce. Impossibile pensare a una reale ripartenza del settore senza la rimozione irreversibile di una misura che moltissimi autorevoli scienziati nel mondo, non certo i nostri virologi ormai star della tv, ritengono inutile e superabile”, spiega il giornalista e saggista cattolico ospite fisso a ‘Radio Radio’ e altresì opinionista di ‘Canale Italia’.
Buongiorno, Scandurra: quale futuro per lo spettacolo?
Al momento, nessuno. Idem per ristorazione e hotellerie. In assenza di una ben precisa volontà politica di salvaguardare e rilanciare contesti strategici per l’economia quali turismo e Pmi, tutto appare stagnante. In crescita solo le multinazionali alimentari, digitali, dell’e-commerce e della Big Pharma. Chiediamoci perché, e diciamo grazie all’Europa. Tutte aziende estere che hanno praticamente monopolizzato le abitudini di consumo degli italiani, a discapito dei nostri esercizi al dettaglio e del piccolo commercio. Vedrei bene al Governo Flavio Briatore: quantomeno è uno che lavora da sempre e crea lavoro. Uno che sa quel che dice e quel che fa.
Quale il Suo pensiero sul coprifuoco?
Mi verrebbe spontaneo rispondere con le ormai mitiche e altrettanto schiette parole dell’indimenticato Ragionier Fantozzi al Mega Direttore Generale su ‘La Corazzata Potemkin’: ma che, per eleganza, evito di citare espressamente.
Si spieghi meglio.
Come ho detto anche il 1° Maggio all’agenzia di stampa Ansa, è impensabile pensare di assicurare ripresa all’indotto dello showbusiness mantenendo l’obbligo di rientro a casa alle 22. La gente lavora in media sino alle 18, sia in fabbrica che in ufficio. I negozianti chiudono tra le 19.30 e le 20.00. Neanche il tempo di rincasare per doccia e cena che si fanno le dieci di sera. Una prospettiva scoraggiante acuita dal fatto che, per andare al ristorante, concerto, cinema o teatro, si scatena una folle corsa alle prenotazioni che, anziché produrre piacere ed entusiasmo, induce e alimenta invece ulteriore stress e altrettanta comprensibile demotivazione.
Può fornire qualche numero?
A chiudere i battenti entro il 2021 saranno in Italia tra il 30 e il 40% degli operatori del settore: ditte di fornitura impianti audio-luci, noleggio e montaggio palcoscenici, tensostrutture e attrezzature fieristiche, con tutto l’indotto che attorno a esse gravita. Imprese che fondano la propria competitività sull’aggiornamento costante delle strumentazioni, e che dopo un anno e mezzo non hanno più liquidità per far fronte agli impegni creditizi contratti per mantenersi efficienti e all’avanguardia. Solo in Piemonte in 15 mesi di inattività prolungata sono andati in fumo oltre 25 milioni di euro di mancato fatturato. Lavoratori e tecnici per i quali è difficilissimo riconvertirsi professionalmente. Il coprifuoco è una disgrazia nella disgrazia. Urge un cambio di passo.
Lei non è d’accordo quindi con Massimo Galli, Andrea Crisanti, Roberto Burioni, Antonella Viola, Ilaria Capua?
Ma per carità! Li considero indistintamente amanti e complici della iattura di Stato. Un manipolo di professionisti prestati al soldo di certa politica mistificante, del panico diffuso e dell’allarmismo contingentato e contingentante a danno e discapito dei veri interessi del Paese, per la quale vale il motto improbabile “E’ meglio sani, ma poveri e senza un euro in tasca”, così come ho affermato insieme alla collega Maria Giovanna Maglie qualche giorno fa anche a ‘Radio Radio’. Peccato, però, che della salute mentale del popolo reduce da mesi di prigionia forzata a nessuno di loro poco o nulla importi.
Né tantomeno anche a Palazzo Chigi se ne parla.
Vero Mario Draghi? Vero Roberto Speranza? Vero Generale Figliuolo? Mi domando che cosa aspettino Franco Locatelli e Silvio Brusaferro ad aprire le porte del CTS anche ad autorevoli personalità del calibro di Alessandro Meluzzi, Paolo Crepet, Maria Rita Parsi e Roberta Bruzzone, perché anche psicologia e psichiatria abbiano il loro ruolo nella gestione della pandemia, vera o presunta che sia.