Un team di scienziati, attraverso l’analisi del Dna, ha portato alla luce delle importanti scoperte in merito all’organizzazione sociale della comunità degli Avari, nomadi guerrieri che si sono stabiliti nell’Europa centro orientale fra il sesto e il nono secolo. In particolare, come riferisce Livescience.com, le donne di queste comunità tendevano a collegare dei gruppi sociali distinti, mentre gli uomini rimanevano nella propria cerchia.
Questo, come si legge anche sull’agenzia AGI, quanto riportato da uno studio pubblicato sull’autorevole rivista Nature e realizzato dagli scienziati del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, team guidato da Guido Gnecchi-Ruscone, Johannes Krause, Zuzana Hofmanová e Zsófia Rácz. Gli studiosi, per arrivare alla loro scoperta, hanno analizzato il Dna antico di ben 424 individuati che sono stati rinvenuti in quattro diversi siti archeologici. Secondo quanto fatto sapere dagli esperti, gli Avari dominava l’Europa centro orientale nel periodo di cui sopra, e si ritiene che si tratti di una popolazione proveniente dall’Asia centro orientale, e che raggiunse il bacino dei Carpazi tra il 567 e il 568 d.C.
AVARI, LO STUDIO SULL’ORGANIZZAZIONE SOCIALE: I NUOVI DETTAGLI EMERSI
Fino ad oggi le pratiche sociali di questa comunità erano molto limitate, alla luce anche delle informazioni incomplete a causa della mancanza di campioni ben conservati, ma i ricercatori, grazie anche alle nuove tecnologie, hanno potuto esaminare il Dna dei cadaveri scoperti in quattro cimiteri dell’Ungheria, combinando poi i dati isotopici e “una caratterizzazione archeologica e antropologica dettagliata”, come scrive l’Agi.
Un approccio innovativo che ha permesso ai ricercatori di ricostruire un albero genealogico ben dettagliato di 300 individui distribuiti su nove diverse generazioni. E’ emerso in particolare un sistema patrilineare “in cui l’ascendenza si trasmette nella linea maschile”, ovvero da padre a figlio maschio. Di fatto gli uomini restavano nella propria comunità mentre le donne erano più mobili e riunivano quindi diversi gruppi sociali, trasferendosi di solito nella comunità del proprio partner.
AVARI, LO STUDIO SULL’ORGANIZZAZIONE SOCIALE: PROVE DI POLIGINIA E NON SOLO
Gli scienziati hanno inoltre portato alla luce prove di poliginia, visto che gli uomini si accoppiavano con diverse donne. Inoltre le vedove potevano instaurare delle relazioni con i fratelli del defunto: in poche parole, dopo la morte del marito non era disdegnata una relazione con l’ex cognato. L’Agi precisa che verso la fine del settimo secolo il lignaggio dominante venne sostituito da un altro, di conseguenza “è ragionevole ipotizzare un riallineamento del potere politico nella regione”.
Guido Alberto Gnecchi Ruscone, autore dello studio, ha commentato: “Queste pratiche, insieme all’assenza di consanguineità genetica, indicano che la società manteneva una memoria dettagliata dei suoi antenati e sapeva chi erano i parenti biologici per generazioni”. Così invece Lara Cassidy, assistente ricercatrice presso il Dipartimento di Genetica del Trinity College di Dublino, non coinvolta nello studio: “Ciò suggerisce che le donne Avari lasciarono le loro case per unirsi alle comunità dei loro mariti, il che avrebbe potuto fornire una certa coesione sociale tra clan patrilineari distinti”.