Il dottor Francesco Le Foche, immunologo clinico dell’Università Sapienza, è uno dei volti che in questi mesi hanno meglio saputo raccontare la pandemia agli italiani in tv, senza allarmismi ma con realismo. Intervistato da Il Corriere della Sera, il medico ha chiarito però che allo stato attuale ci sono delle preoccupazioni di cui tenere conto: “Oltre 4 milioni di ultra cinquantenni non vogliono aderire alla campagna. Sono persone di livelli culturali diversi, non solo no vax. Hanno paura e non sanno decidere. Sarebbe bello poterli prendere uno per uno e convincerli. Sono certo che attraverso colloqui approfonditi con medici empatici alla fine cambierebbero idea. È davvero difficile motivare la contrarietà ai vaccini, che è trasversale. In un recente articolo sulla rivista Science, l’incapacità decisionale nei confronti di questioni riguardanti la propria persona è stata paragonata a quella di re Salomone, grande saggio di Israele. Quando si trattava di fare una scelta personale, si perdeva, esitava. Gli indecisi sulla vaccinazione hanno il timore di introdurre una sostanza non conosciuta nel loro organismo. Reazione irrazionale ma comprensibile“. Ma allora come convincere gli indecisi? Francesco Le Foche ci prova: “I vaccini sono sicuri, la tecnica dell’Rna messaggero è consolidata, non sperimentale, e ci darà molte altre risposte che attendiamo da anni, ad esempio contro certi tipi di tumore. Questa è una sfida che si può vincere soltanto tutti insieme, non ci possono essere disertori“.
LE FOCHE: “TEST SIEROLOGICO NON MISURA IMMUNITA'”
Il dottor Le Foche dice la sua anche sul tema dei vacicni agli adolescenti: “La scuola è sicura solo se si entra con la doppia dose. I vaccini riducono ai minimi termini le possibilità di contagio. Se l’80% degli italiani si immunizzassero potremmo affrontare il prossimo inverno in piena tranquillità. Non vorremo rischiare nuove restrizioni di movimento, vero?“. L’immunologo della Sapienza spiega anche perché è fisiologico attendersi dei focolai nei luoghi di vacanza: “Non possiamo bloccare la spinta alla socializzazione. I focolai caratterizzeranno anche l’estate in corso. Però in genere nei giovani il Covid-19 è una malattia lieve. Con questo non voglio dire che potrebbero fare a meno del vaccino. Anche se la malattia può essere lieve il virus è meglio non prenderlo, in quanto casi gravi si osservano anche nelle giovani età. Fare in modo che non circoli significa inoltre ridurre le probabilità che nascano nuove varianti. Il Sars-CoV-2 tende ad avere mutazioni“. Infine una precisazione sull’immunità: “Un concetto che è bene conoscere. L’immunità è di tre livelli: innata, umorale (data da anticorpi prodotti dal vaccino o dall’infezione) e cellulare (la memoria immunitaria). Alcuni pensano che valutare la quantità di anticorpi attraverso il test sierologico corrisponda a misurare l’immunità. Non è così, quindi non allarmarsi se il titolo anticorpale non è eccessivamente alto in quanto entrano in gioco altri sistemi di risposta“.