Libero Quotidiano ha intervistato il professor Francesco Le Foche, immunologo e responsabile del Day Hospital di Immunoinfettivologia presso il Policlinico Umberto I di Roma: a tema ovviamente l’evoluzione della pandemia da Coronavirus, e nelle sue dichiarazioni il professore ha sostanzialmente ribadito qualche giorno fa quando sosteneva che il Covid-19, o comunque i suoi gravi effetti, si sarebbe esaurito prima che si rendesse necessario il vaccino. “La malattia è mutata, l’isolamento ha ridotto drasticamente la carica virale”: così ha detto, scovando un’eventuale relazione tra il lockdown che ci ha costretti in casa e la minore aggressività del virus (sulla quale è poi tornato). Al di là di questo, ha ribadito come oggi la sindrome sia diventata diversa e dunque ci sia ottimismo: il virus è più debole, i tamponi effettuati sono sempre di più e minori invece i test che ora rivelano il Coronavirus. “Ci vuole ancora prudenza ma la gente sta cominciando ad accettarne la convivenza”.
LE FOCHE PARLA DEL CORONAVIRUS
L’intervista di Le Foche è lunga, e tocca vari passaggi. Il professore sconfessa il presidente Iss Silvio Brusaferro che ha parlato di un ritorno del Coronavirus in autunno – “non ci possono essere evidenze scientifiche” ha detto, citando Sars e Mers che non hanno avuto seconde ondate e tornando sul tema del virus che si sta spegnendo ha detto che il fatto di non essere usciti di casa gli ha impedito di riprodursi, e poi interverrà il caldo a dare l’ultimo colpo. Caldo che è già questo, che ha certamente aiutato; gli effetti comunque si vedranno quanto più si alzeranno le temperature ma questo riguarda ogni forma virale, perché “le goccioline non saranno più in grado di essere veicolate a distanza”. Ci sono invece dubbi riguardanti la possibilità di riammalarsi di Coronavirus: da questo punto di vista anche Le Foche, come già alcuni colleghi, ammette che gli studi in materia vanno approfonditi perché il Coronavirus si comporta in maniera differente e sta provocando risposte immunologiche strane.
Legato a questo c’è ovviamente anche il tema della riapertura delle regioni, riguardo la quale il professore non si è detto preoccupato: “Non dobbiamo pensare che le persone siano incoscienti o ignoranti, non vanno bersagliate di messaggi terroristici”. Bisogna dunque fare informazione corretta ma, come ribadisce più volte, il primo punto per passare un’estate e un autunno tranquilli è la responsabilità personale, dunque attenersi alle misure di sicurezza. I tamponi a tappeto possono essere utili in certe zone (lo sono stati in Veneto, ha detto) ma in tutta Italia potrebbero risultare uno spreco, mentre sulla Organizzazione Mondiale della Sanità non accetta il giudizio secondo cui avrebbe sbagliato tutto: “Certo avrebbe potuto coordinarsi meglio con gli Stati, ma noi siamo stati colpiti dall’epidemia in un distretto altamente industrializzato e popolato come quello lombardo”, il che secondo il professore ha reso ben più difficile mettere in campo delle regole. Tutt’al più, afferma, si potrebbe discutere sulle tempistiche ma bisognerebbe avere qualche dato in più a disposizione.