Francesco Le Foche, immunologo nonchè responsabile del Day hospital di Immunoinfettivologia del Policlinico Umberto I di Roma, è convinto che la luce in fondo al tunnel la si vedrà realmente la prossima estate, quando il covid dovrebbe lentamente divenire solo un brutto e tremendo ricordo. «Credo che con l’arrivo dell’estate, se avremo raggiunto una buona percentuale di vaccinati, saremo fuori o almeno quasi fuori», così ha parlato nella giornata di ieri, mercoledì 16 dicembre, ai microfoni del Corriere della Sera, alla luce del suo recente libro pubblicato dal titolo ‘Sì, andrà tutto bene’.



Le Foche ha aggiunto: «L’uomo ha sempre usato la scienza per risolvere i problemi che si è trovato ad affrontare. Quando ero bambino, un mio compagno di classe aveva la poliomielite. Oggi la polio non c’è più, perché abbiamo il vaccino. Ecco, credo nella scienza e nella storia». Il giornalista del quotidiano di via Solferino fa quindi notare come pochi giorni fa Gino Strada abbia sostenuto che ne usciremo solo fra due/tre anni: «Penso si riferisse alla situazione mondiale. E ha senz’altro ragione. In alcune zone del pianeta, l’Africa ma non solo, la vaccinazione andrà avanti molto più lentamente che altrove. Quindi il virus continuerà a circolare a livello globale. Ma, se noi avremo messo in sicurezza le persone fragili, la situazione sarà gestibile. Proprio per questo bisogna accelerare sui vaccini».



LE FOCHE: “VACCINO ANTI COVID? SPERO IN IMMUNITA’ DI GREGGE E SOLIDALE”

Accelerazioni che non compromettono assolutamente il vaccino anti-covid secondo Le Foche: «No, assolutamente. Sono stati tagliati i tempi della burocrazia e quelli per la ricerca dei fondi, visti gli stanziamenti pubblici e privati che sono arrivati. Ma il rigore scientifico non è stato toccato. Dopodiché sia chiaro, io non ho paura dei no vax. Sono nati nell’800 dopo che era stato trovato l’antidoto per il vaiolo, furono messi in crisi da Napoleone che lo impose alle sue truppe, poi hanno ripreso piede. Ci sono sempre stati ma restano una minoranza. Quelli che mi interessano sono i dubbiosi, quelli che tentennano. Per loro serve una comunicazione comprensibile, empatica». L’immunologo del Policlinico di Roma si augura che tutti i medici facciano il vaccino quando disponibile, ma soprattutto che tutte le persone si vaccinino per raggiungere la cosiddetta «Immunità di gregge, che non a caso si chiama anche immunità solidale. Il valore del vaccino è proprio questo: proteggere anche chi non lo può fare. Un bambino che ha il tumore, per esempio». Si parla anche delle possibili nuove strette in vista del Natale: «Serve la massima prudenza. Anche se, per chi deve chiudere, occorrono ristori immediati e pieni. Cosa che non è stata, generando una certa insofferenza per le regole», poi Le Foche aggiunge e conclude: «A Natale resto solo con moglie e figli, i nonni staranno a casa loro. Brinderemo su Skype».

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