Torna a parlare Francesco Le Foche, immunologo del policlinico universitario Umberto I. Questa volta lo fa attraverso le pagine del Corriere della Sera: una delle voci più noti ed eminenti nel corso della pandemia da Coronavirus, la scorsa settimana aveva confermato le parole già pronunciate da Alberto Zangrillo (San Raffaele) sostenendo che il Covid-19 si stia spegnendo. Diceva che le persone individualmente devono ancora mantenere un certo grado di attenzione, oggi ha specificato che, se anche questo resta vero, non bisogna farsi prendere da eccessiva paranoia. Nello specifico, cambiare marciapiede per non incrociare un passante – sia pure con mascherina – o fare in modo che la propria corsa sia totalmente libera in termini di colleghi runner, avendo cura di tenere tra sé e gli altri spazi eccessivamente aperti. “Così non recuperiamo la normalità, la vita sociale è fondamentale per l’uomo” ha detto l’immunologo.

LE FOCHE: “EVITIAMO LA PARANOIA”

Per Francesco Le Foche la parola d’ordine è ragionevolezza, e c’è una metafora ad aiutare la comprensione di questo periodo di Coronavirus: l’immunologo dice che abbia spento un incendio e ora restano piccoli focolai, ma abbiamo a disposizione un secchio pieno d’acqua per intervenire. “La situazione è tranquilla e andrà sempre meglio nelle prossime settimane e nei prossimi mesi”, e specifica ancora che almeno in ambienti chiusi e affollati è giusto mantenere precauzioni razionali. All’aperto, rifacendosi alle parole dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’importante è indossare la mascherina laddove le distanze di sicurezza non possano essere mantenute; tutto il resto non ha senso e sarebbe come “aver paura dei fantasmi. Il Coronavirus esiste ancora, certamente, ma trattenere il respiro e guardare per terra quando si incrocia qualcuno è paranoico; una controreazione che non permetterebbe più di tornare ad una vita normale.

Vita normale, vacanze serene: per Le Foche si può partire senza paure potendo mantenere le distanze, ricorda che le spiagge si sono organizzate e che non ci sono motivi per preoccuparsi, così come in palestra dove alla peggio “se la struttura è indoor riduciamo il tempo di allenamento, 40 minuti anziché un’ora piena”. E così anche cinema e teatri, che appartengono alla cultura ludica e sono importanti; “non vedo perché negare a noi stessi il piacere di frequentarli”. Le misure sufficienti sono state prese e non sono questi i luoghi nei quali temere il contagio, continua l’immunologo dell’Umberto I; dunque non avrebbe senso vivere una vita senza divertimento, il che include anche gli stadi. “Le partite a porte chiuse non hanno gusto”, è lo stesso anche per la socializzazione dell’uomo ma per baci e abbracci bisognerà aspettare ancora un po’. “Non credo che il mondo sia cambiato per sempre” dice; di sicuro lo ha fatto rispetto alla peste nera di Atene nel 430 Avanti Cristo, citata da Le Foche. “Tucidide nel descriverla scrisse di vedere l’umanità smarrita, ora non ha senso avere smarrimento perché disponiamo di mezzi sofisticati per reagire. Il post Covid non va vissuto così”.