Francesco Le Foche, immunologo clinico, ha parlato dei vaccini anti-Covid e della possibile introduzione della loro obbligatorietà. L’ha fatto attraverso le colonne del quotidiano “Corriere della Sera”, affermando di non essere disperato, nonostante i numeri indichino che, attualmente, sono dieci milioni i cittadini non ancora raggiunti da neppure una dose di siero: “Sono certo che, se avessero l’opportunità di un incontro con un medico motivato, potremmo portarne almeno il 10% dalla nostra parte. La vita potrebbe riprendere il normale corso, la normalità è dietro l’angolo. I giovani non preoccupano, hanno capito meglio degli adulti che bisogna evitare il virus”.
L’obbligo vaccinale, però, non rappresenta, a suo giudizio, la strada più corretta per raggiungere l’obiettivo, anzi: secondo l’esperto, la persuasione sarebbe una vera e propria scorciatoia: “I no vax sono sempre esistiti, ma restano una minoranza. Gli altri sono solo titubanti, che, per paura, si barricano dietro informazioni alterate, non veritiere. Confido nella collaborazione dei colleghi. Chi in famiglia non ha contatti con un medico di famiglia o uno specialista?”.
FRANCESCO LE FOCHE: “PERSUASIONE È L’ARTE DI CHI HA ARGOMENTI INCONFUTABILI E LA SCIENZA LI POSSIEDE”
Nel prosieguo del suo intervento sul quotidiano, Le Foche ha affermato che la persuasione è l’arte di chi ha argomenti inconfutabili e la scienza li possiede, in quanto si basa su studi e prove dimostrabili, incontestabili. Inoltre, in questa fase è possibile contare su uno stimolo a vaccinarsi molto efficace, il Green Pass: “Senza quello, la libertà personale è già molto limitata e lo diventerà ancora di più”, ha precisato.
Poi, un po’ di statistiche: sopra i 50-55 anni i non vaccinati sono un pericolo per se stessi, perché rischiano di sviluppare una forma di Covid-19 grave ed essere ricoverati e, soprattutto, mettono a repentaglio la salute di chi non può vaccinarsi per motivi medici. L’Istituto Superiore di Sanità, nel contempo, ha pubblicato dati inconfutabili: “I vaccini riducono del 96% la probabilità di malattia grave o del ricovero in ospedale. La prospettiva di finire in rianimazione ed essere intubati può essere evitata con due punture, che nella stragrande maggioranza dei casi non producono effetti avversi”. Intanto, è tempo di terza dose, ormai, partendo dai più fragili: “La validità di questa strategia è dimostrata da dati raccolti sul campo”, ha chiosato Le Foche.