A Bergamo si è svolto nei giorni scorsi un evento sicuramente originale: la Fiera della contrattazione. Promossa dalla Cisl lombarda, la manifestazione vuole essere un luogo di incontro, di discussione, di confronto partendo dagli oltre 500 contratti di secondo livello che sono stati firmati nel 2010 nella Regione dalle organizzazioni sindacali. Contratti in gran parte innovativi sul fronte dell’apertura al lavoro dei giovani, sul welfare, sulla produttività. Contratti che sono stati stipulati grazie a un forte spirito di collaborazione sia all’interno del sistema sindacale (il 90% è stato stipulato da tutte e tre le sigle sindacali), sia con gli imprenditori.



Nella prospettiva locale, infatti, appare fortemente costruttiva la linea strategica di un sindacato come la Cisl che ha impostato il proprio impegno in un’ottica di interessi comuni e quindi di partecipazione alla vita delle imprese sia nei momenti di crescita, sia responsabilmente anche quando si tratta di portare a termine ristrutturazioni e ridimensionamenti.



Un sindacato “non antagonista” nell’ottica costruttiva della Dottrina sociale della Chiesa. È infatti proprio questo il filo conduttore dell’esperienza della Cisl, che ha da poco festeggiato i suoi primi sessant’anni ancora da protagonista all’interno del sistema politico e sociale italiano.

L’esperienza degli ultimi mesi, non solo i casi di Bergamo e della Lombardia, lo dimostra ampiamente insieme alla difficoltà non solo di stare al passo con i tempi, ma anche e soprattutto di prevedere l’evoluzione delle imprese e dell’economia. E anche se l’attenzione si è concentrata, come era naturale a livello nazionale, sulla vicenda Fiat, non va sottovalutato quell’impegno a 360 gradi che ha portato il sindacato a essere un importante interlocutore prima sociale e poi politico.



Ne è testimone Guido Baglioni, professore emerito dell’Università di Milano Bicocca, che ha vissuto da vicino, e spesso dall’interno, il cammino del sindacato “cattolico” e che ne delinea ora nel libro “La lunga marcia della Cisl” (Ed. Il Mulino, pagg. 350, € 20) l’itinerario culturale e politico. “Un punto saliente – spiega Baglioni – del contributo della Cisl per il mondo del lavoro e per il bene del Paese è dato dalla connessione tra dimensione sociale e dimensione economica. […] Le rivendicazioni sindacali risultano realistiche e incisive se sussistono le condizioni per la loro sopportabilità”.

La storia del sindacato in Italia è indubbiamente una storia controversa, soprattutto perché spesso proprio il sindacato è stato uno strumento della conservazione, delle garanzie formali, della contrapposizione spesso forzata degli interessi. Con un accentuato ruolo di condizionamento politico che tuttavia si è andato fortemente attenuando negli ultimi anni. E non è senza significato che in un periodo come l’attuale si abbiano i maggiori contrasti tra il sindacato tradizionalmente più forte, e insieme più legato alle proprie radici ideologiche, come la Cgil, e le altre due organizzazioni impegnate in un faticoso compito di realistica mediazione.

Ma l’Italia ha bisogno di trovare nuove energie per lo sviluppo, di liberare le potenzialità delle persone, di premiare l’impegno e la professionalità. Il mondo del lavoro è troppo importante per essere legato alle vecchie ideologie, ma nello stesso tempo non può che mantenere forti i propri valori e la propria identità. Ed è per questo che la buona economia passa anche dai buoni contratti in un’ottica di aperta partecipazione.

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