Lo vediamo ogni giorno, nelle discussioni che accompagnano i provvedimenti per il risanamento delle finanze pubbliche. La maggiore preoccupazione non appare quella di rimettere in moto il circolo virtuoso tra fiducia, crescita e sostenibilità del debito, ma quella di non contrastare troppo gli interessi elettorali di ogni singola forza politica.

E così la Lega si è trasformata in un partito conservatore sotto lo slogan “Le pensioni non si toccano”, impedendo all’Italia di allinearsi rapidamente con gli altri paesi europei con il superamento della formula delle pensioni di anzianità. E il Popolo della libertà ha cercato in tutti i modi di non apparire il partito delle tasse, cercando di trasferire l’onere delle maggiori imposte dallo Stato agli enti locali. Ma anche sul fronte dell’opposizione non sono emerse proposte particolarmente costruttive: nulla per rendere più competitive le imprese, nulla per riconoscere la funzione sociale della famiglia, nulla per consolidare la credibilità del Paese.

Ha vinto la conservazione su tutta la linea: basti pensare con quanta facilità è stata abolita la possibilità di celebrare al lunedì le festività nazionali. In Italia non si tocca nulla: che siano le pensioni o il 25 aprile. E continuiamo a guardare al futuro con lo sguardo rivolto al passato.

Ma per fortuna continua ad esserci un Paese reale che sa muoversi e crescere, che sa confrontarsi con i mercati (non solo quelli finanziari), che sa affrontare la sfida dell’innovazione, che sa ritrovare la passione imprenditoriale di valorizzare le risorse umane. Un Paese che tuttavia deve fare i conti con le inefficienze della Pubblica amministrazione, con un peso fiscale e contributivo tra i più alti d’Europa, con una politica che non riesce ad aiutare le imprese e a dare speranze ai giovani.

C’è infatti una costellazione di piccole e medie imprese che silenziosamente continua a sfidare la crisi, ci sono imprenditori che con la classica valigetta in mano girano il mondo cercando nuovi clienti e nuove opportunità. È vero a Treviglio come a Montebelluna, a Casale Monferrato come a Busto Arsizio. È vero, purtroppo, soprattutto al Nord in quella città infinita (secondo la definizione di Aldo Bonomi) che continua a riscoprire quello che potremmo chiamare il “capitalismo delle persone”.

Esempi ce ne sono, per fortuna, moltissimi. Lo dimostra il libro di Luciano Landoni Elogio del rischio (Gmc editore, Busto Arsizio, pagg. 200) in cui si passano in rassegna decine di piccole aziende di successo che lavorano con i metodi più moderni sia in campi tradizionali, sia nelle tecnologie più avanzate. Un esempio tra i tanti: la Gemelli di Canegrate, in provincia di Milano, che fornisce alla più importante azienda aeronautica americana, la Lockheed Martin, i sistemi interfonici di bordo a cancellazione attiva del rumore. Una squadra di ingegneri giovani e motivati, un imprenditore che dopo aver raggiunto risultati eccellenti nel settore delle trasmissioni radio (gli impianti Gemelli sono stati la radio ufficiale delle Olimpiadi di Roma del 1960) ha saputo riconvertirsi in un settore di nicchia come quello degli apparati interfonici di bordo per le cabine di pilotaggio di aerei ed elicotteri.

Di queste imprese, nelle pagine di Landoni (che ha raccolto le interviste per il periodico L’informazione), ce ne sono, come detto, molte. E hanno molto da insegnare a chi vuole conoscere le grandi potenzialità italiane. Con un filo conduttore, quello della passione. E non a caso viene citato Antoine de Saint-Exupery: “Se vuoi costruire una nave, non radunare le persone solo per raccogliere legna e assegnare compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare vasto e infinito”.

E di fronte ai grandi uomini di queste piccole imprese non può che risaltare, in negativo, la miopia della politica che non sa costruire su di essi un nuovo miracolo economico.