Parola di Luigi Pasinetti: la Dottrina sociale della Chiesa costituisce la risposta più completa e attuale alla difficoltà delle teorie economiche di fronte alla crisi contemporanea. Luigi Pasinetti non è un certo un nome conosciuto al grande pubblico, non scrive sui giornali, non compare in televisione: eppure è uno dei maggiori economisti contemporanei, professore emerito all’Università cattolica, per molti anni docente a Cambridge, autore di un numero incredibile di libri e di saggi.



E proprio l’Università cattolica ha raccolto in un agile volumetto (“Dottrina sociale della Chiesa e teoria economica”, Vita & pensiero, pagg. 130, €10) due interventi di Pasinetti, il primo del 1992, il secondo del 2010: in entrambi si sottolinea con estrema franchezza come le teoria economica dominante sia profondamente inadeguata a comprendere i problemi di una società profondamente dinamica come quella attuale. «Gli economisti tradizionali – scrive Pasinetti – si muovono all’interno delle forti restrizioni di argomentazioni fondate sul “modello di puro scambio”, un modello teorico che è inadeguato ad affrontare i problemi delle società industriali». Ed è per questo che gli economisti sono “poco saggi” e “del tutto privi di giustificazioni” se non tengono conto dei consigli della Chiesa sui principi morali da porre alla base dei criteri per la costruzione responsabile delle nostre istituzioni.



Ancora più esplicito è l’intervento più recente. Partendo dall’osservazione che “la teoria economica sta attraversando un periodo molto critico, che davvero richiede una severa e radicale riconsiderazione dei suoi fondamentali” Pasinetti sottolinea l’importanza della Dottrina sociale della Chiesa con la sua “insistenza su principi essenziali, come quello dei diritti e della dignità della persona umana, nella consapevolezza che nella nuova epoca storica in cui viviamo le responsabilità hanno varcato i confini nazionali”.

La critica alle teorie economiche dominanti appare esplicita e senza attenuanti. È come se l’economia si fosse avviata con irresponsabile sicurezza lungo le strade dei principi quantitativi, delle logiche degli interessi, delle giustificazioni a posteriori di scelte perennemente da ricondurre alla razionalità.

Il richiamo è così ad avere “maggiore attenzione a quelle caratteristiche che sono radicalmente nuove e tanto marcate nella nostra società, come la dinamica assunta dagli eventi tecnologici e sociali e i profondi bisogni generati dalla globalizzazione, come la necessità della protezione dell’ambiente a livello globale e la crescente rilevanza del principio della destinazione universale dei beni”.

Ed è particolarmente rilevante l’ammissione da parte di Pasinetti di essere stato “colpito e sorpreso” dall’affermazione della dinamica della carità espressa con decisione dall’enciclica Caritas in veritate, tanto da fargli concludere l’intervento con un esplicito e un po’ irrituale “Grazie, Benedetto”.

Nella sua testimonianza il grande economista esprime il suo ammirato stupore per il richiamo costante della Chiesa, dalla Rerum novarum in poi, a valori che le teorie economiche non prevedono, non considerano e in fondo non comprendono. Eppure i capisaldi della Dottrina sociale della Chiesa come i principi di solidarietà, di sussidiarietà, di bene comune potrebbero concretamente aiutare l’economia e gli economisti a uscire dalle secche verso cui si sono diretti e da cui appare sempre più difficile uscire con i vecchi strumenti e le vecchie teorie.