La crisi finanziaria che da almeno tre anni ha sconvolto le economie occidentali non è solo un drastico mutamento dei parametri di crescita, ma anche un’opportunità da sfruttare per rimettere la persona al centro dell’economia. L’illusione del debito, la tentazione di costruire la ricchezza sulle alchimie finanziarie, la realtà di una globalizzazione disordinata, il forte impulso delle innovazioni tecnologiche sono tutti elementi che possono creare smarrimento e incertezze, ma sono anche fattori la cui conoscenza diventa fondamentale per riprendere le file delle scelte individuali e per giudicare e condizionare le strategie della politica.

Un tempo si diceva “se non ti occupi di economia comunque l’economia si occupa di te”, per sottolineare come le scelte economiche sono entrate ormai nella vita quotidiana, non solo nel lavoro, ma anche nelle scelte di vita, dagli acquisti quotidiani alle decisioni sulle vacanze e il tempo libero. Guadagnare, spendere e risparmiare sono gesti che appartengono, ovviamente con gradi diversi di possibilità e di libertà, a ognuno di noi e che comunque richiedono conoscenza e responsabilità. Anche perché solo le ideologie massimalistiche pensano che il mercato sia guidato dal “sistema imperialistico delle multinazionali”, mentre è molto più reale e concreto pensare che la dinamica delle economie si basi sull’effetto congiunto delle decisioni politiche e delle scelte, magari arbitrarie e irrazionali, di milioni, anzi miliardi di persone.

L’educazione all’economia e alla finanza, partendo proprio dalla scuola, appare allora un elemento fondamentale. Secondo un’indagine della Banca d’Italia, un terzo della popolazione italiana non è capace di leggere un estratto conto bancario, calcolare le variazioni del potere d’acquisto, distinguere tra diversi tipi di mutui e valutare il relativo rischio di tasso di interesse. Più della metà delle famiglie italiane non comprende l’importanza della diversificazione degli investimenti e i due terzi di esse non conoscono la differenza tra azioni e obbligazioni in termini di rischio. Meno di una famiglia su tre conosce le caratteristiche principali dei programmi di previdenza integrativa.

Sono questi dati citati dal Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel suo contributo al libro “Educazione finanziaria a scuola” curato da Enrico Castrovilli (Ed. Guerini e associati, pagg. 286, € 19,50), un libro che raccoglie interventi di esperti, docenti, ricercatori non solo per indicare l’importanza del problema, ma anche per offrire una divulgazione di base e percorsi formativi adatti non solo per le scuole. Con una prospettiva pratica: quella di sensibilizzare il mondo dell’istruzione all’opportunità di una migliore preparazione anche in vista delle valutazioni Ocse-Pisa che si svolgono in questa primavera.

Ma al di là delle classifiche internazionali resta il fatto che l’economia è sempre stata ed è ancora una cenerentola all’interno del sistema formativo italiano e questo nonostante la dimensione economica sia diventata fondamentale nella dimensione stessa della cittadinanza, cioè della partecipazione in tutte le forme alla vita collettiva. Avvicinare i giovani all’economia diventa così un passo fondamentale per una scuola che voglia guardare alla formazione nella sua globalità.

Non certo perché l’economia spieghi tutto e perché di ogni realtà si debba valutare la dimensione economica, ma perché ognuno possa sfruttare le enormi potenzialità dell’economia come strumento per utilizzare al meglio i talenti, per sfruttare le occasioni di crescita, per ridurre le disuguaglianze e offrire opportunità di crescita.