Il cammino non è facile, né tanto meno scontato. Eppure l’esperienza degli ultimi anni è ricca di realizzazioni positive e quindi anche di grandi speranze. Parliamo dell’utilizzo per interesse sociale dei beni confiscati alla mafia e alla criminalità organizzata, un utilizzo reso possibile dalla legge Rognoni-La Torre del 1982, più volte modificata, e resa ancora più efficace dall’istituzione nel 2010 di una agenzia nazionale incaricata di rendere il più efficace possibile il passaggio dal sequestro del bene alla sua consegna in gestione a nuove strutture operative, nella maggior parte dei casi cooperative giovanili.

L’obiettivo è quello di passare “dal bene confiscato al bene comune”, come afferma il titolo del libro realizzato dalla Fondazione Tertio millennio per le edizioni Ecra che fanno capo all’Associazione delle Banche di Credito cooperativo. La Fondazione si pone come tramite operativo tra le Bcc e le strutture che intervengono nel territorio non solo per agevolare l’utilizzo degli strumenti finanziari, ma anche e soprattutto per affiancare l’attività imprenditoriale attraverso interventi di consulenza e sostegno con l’opera di tutor che mettono a disposizione gratuitamente la loro esperienza.

La realtà che con maggiore passione ed efficacia porta avanti questo processo di restituzione alla società dei beni della criminalità è Libera, l’associazione fondata e guidata da don Luigi Ciotti che ha realizzato praticamente in tutta Italia iniziative che hanno potuto trovare una significativa base di partenza proprio nei beni confiscati. “Ma non mancano le difficoltà – ha sottolineato don Ciotti presentando il libro al salone di Torino – perchè la politica, e quindi in Parlamento, sembrano mettere la sabbia negli ingranaggi di questa legge e le stesse proposte del commissario responsabile dell’Agenzia non vengono prese in considerazione”. Ma i risultati sono comunque positivi per l’affermazione di quel principio di legalità che appare importante non solo per contrastare le grandi organizzazioni criminali, ma anche per creare quella dimensione culturale di rispetto dell’altro e di ricerca del bene comune che può ricreare le dimensioni della fiducia e della speranza.

In questa prospettiva l’azione di banche fortemente radicate nel territorio, come le Bcc, appare importante anche perché dimostra la possibilità che il sistema del credito ribadisca le proprie radici mutualistiche e solidaristiche. “Sentiamo il dovere – ha affermato nella stessa occasione il presidente di Federcasse, Alessandro Azzi – di ribadire come i nostri Statuti e i nostri valori di riferimento ci danno come missione lo sviluppo delle comunità di riferimento. Cioè la crescita ‘integrale’ dei territori in una accezione molto più ampia di quella solamente economica. E quindi anche educare all’uso responsabile del denaro e, in ultima analisi, alla legalità”.

Il libro “Dal bene confiscato al bene comune” si presenta come un agile strumento per comprendere i nuovi indispensabili percorsi della legalità, dove la logica del “costruire insieme” può rendere più efficace la stessa necessaria opera di repressione da parte delle forza dell’ordine e della magistratura.