C’era una volta il pensiero unico. Anzi c’è ancora. Sullo sfondo delle analisi e dei commenti che vanno per la maggiore c’è (quasi) sempre l’apologia del luogo comune, l’esaltazione delle ideologie dominanti, la sacralità degli interessi privati sulla presunta fumosità del benessere collettivo. Così come c’è la visione di uno Stato imperiale e dominatore di fronte al quale i sudditi si agitano all’inutile ricerca di uno spazio vitale.

In questa realtà spiccano con la loro schietta originalità le analisi di un professore dell’Università di Milano che può discutere sulla base di un’esperienza quanto mai vasta fatta di viaggi e soggiorni di studio e insegnamento anche all’estero (in particolare in America latina), di ampie e non formali letture dei grandi storici ed economisti, di partecipazione attiva ai consigli di amministrazione di grandi imprese come l’Eni.

Questo professore, ben noto ai lettori del Sussidiario, si chiama Giulio Sapelli: una persona di peso, non solo fisico, che ha insieme al pregio della chiarezza anche la capacità di sfidare i giudizi superficiali e strumentali che tanto spesso annebbiano la realtà trasformando politici e opinionisti in tanti piccoli azzeccagarbugli che si sentono in dovere di complicare le cose semplici per nasconderle agli umili e ai finti sapienti.

Il metodo della chiarezza, la ricerca dell’essenzialità, la capacità di guardare al di sopra dei bizantinismi e dei messaggi trasversali: tutte queste doti le possiamo trovare in un insieme degli scritti di Giulio Sapelli che l’editore goWare ha raccolto, come si usa di questi tempi, in un e.book (Il Sapelli, Blog di una crisi 2004-2014, Mb 2,4, euro 9,99), un libro in edizione elettronica scaricabile da ogni lettore in tutti i formati più utilizzati (Kindle compreso).

Le linee di fondo sono fin dall’inizio chiare e in queste spicca una grande fiducia nella realtà italiana, nella trama delle piccole e medie imprese, nella passione imprenditoriale che rende vive le realtà locali, ma anche una grande fiducia nel ruolo di uno Stato capace di essere giustamente protagonista della politica europea senza subalternità alle potenze che appaiono grandi soprattutto nel perseguire i propri interessi.

Ecco quindi la forte critica a un sistema finanziario che anche in Italia si è staccato dall’economia reale con la meritoria, ma faticosa, eccezione delle banche popolari e di credito cooperativo. Ecco l’attacco radicale ai teorici del rigore e dell’austerità. Ecco la critica alla logica perversa delle privatizzazioni a tutti i costi: perché, spiega Sapelli, nelle reti e nei servizi è molto meglio un monopolio pubblico ben gestito (e non lottizzato cencellisticamente) che non un monopolio privato con la visione miope degli interessi particolari. Ecco il porre i veri problemi della società e delle persone: la mancanza di crescita e la disoccupazione.

È una battaglia dura quella di Sapelli contro “il fondamentalismo ideologico liberista e deflazionista”, una battaglia che tuttavia si appoggia solidamente sugli insegnamenti di una storia tanto spesso dimenticata se non stravolta: quella che ha posto le basi di un miracolo economico italiano negli anni ‘60 grazie a una forte presenza dello Stato nello sviluppo delle reti, nella politica di acquisizioni e distribuzione delle fonti energetiche, nel sostegno forte ai settori di punta della ricerca scientifica e tecnologica.

Tante analisi controcorrente quelle raccolte in queste e.book. Ma quello di Sapelli non è un anticonformismo di maniera, ma dimostra pagina dopo pagina il solido fondamento di un’analisi profonda della realtà con una prospettiva che mette al centro il valore e l’identità delle persone e non la teorica adesione a modelli astratti o, peggio ancora, dettati dall’esterno.