Per guardare all’economia italiana si possono usare molti tipi di occhiali: quelli delle statistiche che mostrano delle medie in cui si perdono i casi di successo insieme ai fallimenti; quelli delle dichiarazioni di politici e imprenditori, portati più a indicare i cambiamenti da fare che i punti di forza su cui basare la fiducia; quelli di chi guarda a una realtà in cui ci sono tante dimensioni positive anche se non fanno notizia.
In quest’ultima prospettiva c’è molto da scoprire. La realtà dell’economia italiana, infatti, è caratterizzata, com’è stato più volte analizzato, da una grande vitalità delle piccole e medie imprese, quasi esclusivamente con un controllo diretto famigliare, che hanno saputo conquistare posizioni di rilievo e che hanno saputo affrontare nei suoi lati positivi anche le nuove sfide della globalizzazione.
Solo in pochi casi si tratta di aziende “famose” come possono essere quelle che, muovendosi sul fronte dei consumi, hanno un’immagine pubblica determinata anche dalle politiche di pubblicità e marketing. Invece quanti conoscono, per esempio, la “Faggiolati pumps”? Eppure è un’azienda di Macerata che esporta in 54 paesi del mondo 954 prodotti diversi nel campo delle elettropompe e i cui componenti sono presenti al Princess Diana Memorial Fountain di Hyde Park a Londra, alla Fontana di Trevi, nell’impianto di verniciatura della Ferrari a Maranello, nella centrale termoelettrica di Shaiba in Arabia saudita. Certamente più conosciuta, almeno per chi ama lo sci e la montagna, è la Leitner di Vipiteno, leader mondiale degli impianti di trasporto a fune con oltre 3mila dipendenti e un fatturato realizzato l’86% all’estero.
Queste due aziende aprono la lista, fortunatamente non breve, dei “Campioni nascosti” compilata da Hermann Simon e Danilo Zatta, rispettivamente presidente e partner della Simon-Kucher, una delle principali società mondiale nel campo della consulenza aziendale. L’elenco fa parte del libro “Aziende vincenti nel mercato globale” (Ed. Hoepli, pagg. 362, euro 24,90) in cui Simon e Zatta analizzano i fattori che, non solo in Italia, hanno portato queste imprese a diventare assolute protagoniste in settori importanti anche se di nicchia.
Si può scoprire così che tutte le puntine da disegno del mondo (tranne che in Cina) sono prodotte dalla Gottschalk di Arnsberg in Germania, anche se poi commercializzate con 300 marchi diversi. O che il 70% dei guinzagli avvolgibili per cani sono prodotti, sempre in Germania, dalla Flexi. O che il monopolio della produzione di acido citrico per bevande (come la Coca-Cola) sia detenuto da un’azienda austro-svizzera, la Jungbunzlauer.
Ma se guardiamo all’Italia l’elenco è altrettanto interessante. Oltre alla Faggiolati pumps e alla Leitner troviamo, tra tante altre, la Coesia di Bologna, leader mondiale nel packaging delle sigarette, la Pavan di Padova, ai vertici nelle macchine per l’industria alimentare e in particolare per il confezionamento della pasta secca, la Indena di Milano, produttrice di principi attivi di origine botanica per l’industria farmaceutica e cosmetica, la Magaldi, leader nelle macchine e impianti per il trasporto di materiali ad alta temperatura.
In particolare Simon e Zatta analizzano poi quattro storie italiane di successo. La Dallara, automobili da competizione (praticamente tutte tranne la Formula 1), la MerMec, specializzata nella diagnostica e nel segnalamento ferroviario, la Goppion, produttrice di vetrine per musei, la Bonaveri, leader nella realizzazione di manichini per le case di moda.
Come si vede la realtà industriale italiana può contare su molti “campioni nascosti” in settori magari imprevedibili, ma in cui si associa la qualità del prodotto, la capacità di innovazione, la presenza sui mercati esteri, la creatività delle soluzioni, la specializzazione, la flessibilità nell’offrire soluzioni vicine alle esigenze dei clienti. “Se l’Italia – scrivono gli autori – riuscisse a favorire la crescita del numero di tali aziende troverebbe la soluzione a molte delle attuali sfide economiche”.
Con un elemento in più nella prospettiva di un allargamento dei mercati che possa favorire una crescita più equilibrata a livello globale: “I campioni nascosti – affermano Simon e Zatta – possono diventare esempi strategici per le Pmi di tutto il mondo, soprattutto per i paesi in via di sviluppo”.