Prosegue l’inchiesta de Le Iene per far luce su ciò che non va nel sistema arbitrale italiano. La scorsa settimana il programma ha denunciato delle “gravi anomalie del sistema” con tanto di testimonianza da parte di un arbitro attualmente in attività in Serie A. Dal momento del servizio è partita la “caccia all’uomo” per scoprire chi sia stato a rilasciare quelle dichiarazioni. Proprio lo stesso arbitro, con voce camuffata e volto coperto, ha parlato nuovamente al programma Mediaset. “Molti hanno dei sospetti e ognuno formula la propria ipotesi. In tanti hanno espresso la solidarietà nei confronti dell’arbitro anonimo” spiega il direttore di gara.
“Rocchi il giorno dopo il servizio ha convocato una riunione della Commissione Arbitri Nazionali. Eravamo circa in 160 collegati da remoto. Sembrava provato per il servizio andato in onda. Ci ha invitati ad andare in campo mettendoci gli attributi” sottolinea ancora, proseguendo: “Lui dice che è solo una montatura e che la talpa andrà da lui e chiederà scusa entro fine stagione. Io non ho intenzione di chiedere scusa perché so a cosa andrei incontro, ossia alla radiazione. Se ci avessi messo la faccia avrei già terminato la mia carriera in Serie A” afferma il direttore di gara”.
Arbitro anonimo: “Nessuna spiegazione sui fotogrammi sbagliati dal Var”
L’arbitro anonimo, ai microfoni de Le Iene, si augura che gli errori diminuiranno e sottolinea: “La sera prima del mio intervento c’è stata la Supercoppa Italiana con un’espulsione insensata di Simeone”. Spiega poi ancora: “Riguardo i fotogrammi sbagliati mandati dal Var, non hanno rilasciato dichiarazioni. Vorremmo capire di più su come avvenga la scelta”. L’ex arbitro di Serie A Luca Marelli aveva sottolineato nei giorni scorsi: “Ci sono in questo momento arbitri internazionali che non dovrebbero esserlo e che se arrivano ultimi in graduatoria non verranno retrocessi. Sanno già da inizio stagione che rimarranno in Serie A non per l’anno successivo ma almeno per cinque anni”.
Anche Fabrizio Pasqua, arbitro in Serie A dal 2017 al 2022, ha fatto causa all’AIA per una questione contrattuale. “Ci sono più obblighi che doveri come quello dell’allenamento, quello di dover fare le gare senza poter rifiutare. Non siamo liberi professionisti ma dipendenti. Ci sono anche obblighi come volare agli orari che ci dicono loro, mangiare dove dicono loro ecc. Dunque non abbiamo il giusto inquadramento professionale”. Mario Miceli, avvocato di arbitri di Serie A, sottolinea che con un regolare contratto i direttori di gara “godrebbero di diritti come malattia, Tfr e così via”.