La litigiosità tra le forze della maggioranza è aumentata dopo l’inizio del semestre bianco e sembra destinata a crescere con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative di ottobre. Il Governo intanto deve fare i conti anche con le sferzate arrivate dal Presidente di Confindustria Bonomi dal Meeting di Rimini su un presunto atteggiamento anti-industriale, oltre che con l’opposizione dei sindacati alle misure riguardanti l’utilizzo del green pass sui luoghi di lavoro. Se consideriamo anche lo stop dell’Abi al progetto di riforma fiscale allo studio del Mef, di cui ci ha parlato settimana scorsa Francesco Forte, il quadro non è dei più semplici per l’esecutivo in vista di settembre. Abbiamo chiesto un commento in merito proprio all’ex ministro delle Finanze e del Coordinamento delle politiche comunitarie.



Professore, per il Governo la ripresa dell’attività dopo la pausa estiva sarà più complicata del previsto?

Credo proprio di sì. Confindustria pare essersi “risvegliata” dopo un periodo in cui era più conciliante rispetto alle scelte della politica e del sindacato. Oggi gli industriali, forti anche della tenuta dell’export, vogliono perseguire il rilancio dell’economia, considerando anche l’opportunità offerta dal Recovery plan. Questo da una parte è un aiuto al Governo, ma dall’altra lo obbliga a scelte più chiare relative anche alla ripartenza post-pandemica per la quale il vaccino è cruciale.



E su questo punto però il sindacato sembra fare resistenza.

Sì, anche perché è per certi versi più slegato, rispetto al passato, dal mondo politico. Il centrodestra, come noto, non ha rapporti particolari con le confederazioni, i 5 Stelle non hanno fatto in tempo a svilupparli dato che si sono sfaldati, mentre il Pd non ha più una linea chiara, non sa se essere a favore dei sindacati o di Confindustria. Tutto questo porta il Governo in una sorta di imbuto, dal quale potrebbe uscire semplicemente prendendo sul serio Landini che chiede una legge sull’obbligo vaccinale. Cosa che l’esecutivo non può però fare perché una parte della maggioranza non è d’accordo. Draghi può anche cercare di persuadere i partiti, ma come fa a trascinarsi dietro tutti?



Per il Premier non è quindi un momento facile…

Innanzitutto non va dimenticato che deve prioritariamente affrontare problemi internazionali complicati visto quel che sta accadendo in Afghanistan. Purtroppo mi sembra che in questo momento stia pagando la scelta fatta su alcuni ministri tecnici, che non sono operativi dal punto di vista politico e che quindi non lo aiutano in un momento in cui il tasso di litigiosità è aumentato e ci sono difficoltà con le parti sociali.

Di fatto Draghi sta pagando la scelta fatta sui ministri tecnici?

Sì, avrebbe potuto scegliere dei tecnici politici o con alle spalle un’esperienza politica. Ha comunque già fatto miracoli, ma in questo frangente è come se apparisse chiaro che anche l’uomo dei miracoli è “limitato”.

Dunque il Governo potrà certamente arrivare fino alla fine del semestre bianco, poi il suo futuro sarà incerto?

Un certo grado di incertezza c’era già qualche settimana fa, ma ora è certamente aumentata. Draghi aveva un compito quasi impossibile che ha in gran parte svolto, soprattutto sul piano vaccinale. Ora è iniziato un periodo di logorio che potrebbe anche portare il Premier a ritenere che sia meglio tornare al suo mestiere di banchiere. Di certo le proposte non gli mancherebbero.

(Lorenzo Torrisi)

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