Le nuotatrici (2022) è disponibile sulla piattaforma di Netflix ed è stato abbastanza osannato dalla critica. Il film prende, è una storia vera e attuale.

Siria, due giovani sorelle, Yusra e Sarah Mardini, nuotatrici professioniste, decidono di scappare in Germania. Viene raccontata la drammatica odissea del viaggio verso la speranza. Dalla Siria in aereo a Istanbul come turiste, in canotto in Grecia a Lesbo, a piedi e con mezzi non tanto di fortuna (auto e camion dei trafficanti) attraversando Macedonia, Serbia, Ungheria, e poi Berlino, meta finale. Una favola finita bene.



Le due sorelle nella traversata dalla Turchia alla Grecia, quando il motore si ferma e il canotto imbarca acqua, si tuffano in mare per non appesantirlo e nuotano davanti a esso arrivando alla terraferma. Un gesto eroico. Le altre diciotto persone sul gommone si salvano di fatto grazie a loro. E poi l’odissea continua. È durissima, c’è al tempo stesso speranza e anche incertezza e paura. Arrivate in Germania si accorgono che non è tutto oro quel che luccica. La trafila e le complicazioni burocratiche non aiutano la richiesta di ricongiungimento con i genitori.



L’obiettivo di Yusra (la sorella minorenne) è di partecipare come nuotatrice alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016. Si presenta in una piscina federale, viene accettata e con disciplina e volontà viene ammessa nella squadra degli Atleti Rifugiati per partecipare alla manifestazione di Rio e poi parteciperà anche alle Olimpiadi di Tokyo del 2021.

La sorella Sarah, più grande d’età, apparentemente non ha obiettivi, è disillusa, ha smesso di nuotare ma poi, dopo un lavorio interiore, decide di tornare a Lesbo per aiutare i poveracci che cercano di partire cercando una nazione che li accolga.



Non è un film sulla guerra in Siria, è molto centrato sulle personalità e storie delle due sorelle, sul loro rapporto, fatto di amore, incomprensioni talvolta, paure, speranze e desideri. Umani e profondi i loro dialoghi. Bene averlo sceneggiato così, brave e spontanee le due giovani sconosciute attrici.

Al tempo stesso c’è tutta la drammaticità delle esperienze dei migranti, di varie nazionalità, della fuga faticosa, dei pianti, dei tentativi di violenza, delle non certezze e angosce. Con situazioni concrete come le vesciche ai piedi, lo scavalcare reticolati, la fame e la sete, ecc.

E poi si arriva all’agognata meta, salvi grazie a Dio (spesso nel viaggio alcuni pregano il loro), ma parcheggiati in box stile fiera in un grande capannone attendendo lo stato di rifugiati.

D’impatto, significative e simboliche, le immagini del drone sui cubicoli dei rifugiati, come le riprese di quando arrivati sulla spiaggia di Lesbo lasciano i corpetti salvagente su altri già posati a terra e la ripresa da essi si alza in cielo allargando a dismisura la visione della quantità dei giubbotti arancioni abbandonati.

È un film che non cerca soluzioni o colpe, racconta la storia reale di due giovani ragazze ricordandoci tutta la tragicità di ciò che sta accadendo ormai da diversi anni.

Il parallelismo involontario (dovuto dallo svolgersi dei fatti) tra la quiete della piscina e le convulse scene in mare aperto è il riflettersi dell’esistenza: ciò che desideri che accada e invece la realtà.

Il film, come dicevo, si ferma con la decisione di Sarah di andare a Lesbo e la conferma della partecipazione di Yusra alle Olimpiadi. Lei, nel corso degli anni, data la notorietà ha perorato la causa dei rifugiati nel mondo. E sicuramente non si fermerà qui visto che a fine giugno l’atleta venticinquenne ha annunciato il ritiro dalle gare.

>La sorella Sarah è diventata un’attivista per una Ong lavorando nelle operazioni di soccorso nel Mar Egeo. Per queste attività tra il 20116 e 2018 è stata arrestata per un centinaio di giorni con due procedimenti, liberata poi su cauzione. Uno di questi filoni a gennaio di quest’anno è stato annullato, ma era di fatto inconsistente, mentre il secondo rimane e contempla accuse come spionaggio, riciclaggio di denaro, organizzazione criminale e violazione di segreti di Stato. Adesso Sarah è in Germania, ma se entrerà in Grecia verrà arrestata. Amnesty International ha definito tutto ciò una farsa chiedendo alle autorità greche di annullare le accuse.

Date le vicende, io girerei un sequel.

È reale e storico che l’Italia sia diventata il molo d’approdo dei migranti ed è stata lasciata sola. Unione europea e Onu solo molte chiacchiere politiche, poi se il Governo di turno agisce in qualche maniera, l’opposizione urla. Dobbiamo accoglierli, ma se viene aperto un centro di prima accoglienza nella regione X non va bene, prevale il colore d’appartenenza. Rendiamoci conto che è un’emergenza ormai diventata organica e strutturale a cui non solo la nostra nazione, ma anche l’Europa non riesce a far fronte. C’è bisogno di un’unità d’intenti e di obiettivi sul piano politico e decisionale.

Vedremo se la baronessa von der Leyen, dopo aver visto coi suoi occhi Lampedusa, forzerà soluzioni unitarie ed efficaci.

In questi giorni è diventato virale un video di TikTok ripreso da tutti i media datato agosto 1991 al Meeting di Rimini in cui Giulio Andreotti profeticamente affermava: Ci saranno milioni e milioni di persone che sfonderanno i confini dell’Europa. Ecc…

Non è certo una consolazione rievocare l’oracolo di Giulio il Grande, che spesso c’azzeccava, sicuro è che poco o nulla da allora è stato fatto.

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