Oggi niente preamboli, forti del clamoroso successo della prima serata: la seconda serata del Festival di Sanremo 2023 comincia nel modo più classico possibile, con Morandi irresistibile armato di scopa per pulire gli ultimi petali rimasti da Blanco, un accenno alla storia del Festival di Sanremo con Grazie dei fiori e poi subito a lanciarsi nella gara.



Tutta la puntata segue un andamento canonico, come da tradizione post-Baudiana: tanti cantanti in gara, intervallati da non molti ospiti a cui però dare ampio spazio e quella veste politico-civile a cui si accennava ieri, come raccontiamo nei pezzi su Pegah Moshir Pour e sul pezzo polemicissimo di Fedez. Scaletta e spettacolo un po’ sottotono, a cui sembra costringersi anche Francesca Fagnani che non vuole (non può?) replicare lo stile abrasivo del suo programma Belve e lo rende adatto alla platea del festival di Sanremo 2023, parodiando in modo blando il suo modo di fare interviste. Una seconda serata, come prevedibile, un po’ piatta, senza particolari spunti spettacolari o emotivi, con più di una caduta di ritmo. Dall’alto di 17 milioni di picco di spettatori e più del 60% di share, record dal ’95, Amadeus però non credo si preoccuperà.



Gli ospiti della seconda serata a Sanremo 2023: da Massimo Ranieri a Angelo Duro

Il momento nostalgia e canto da stadio, una costante delle ultime annate di Sanremo, quello che libera i migliori (o peggiori) istinti del pubblico e della sala stampa, vede uniti in un trittico innaturale Gianni Morandi, Massimo Ranieri e Al Bano. Medley di grandi successi che tutti cantano, chi scrive compreso, senza pudore e timore: se dovessimo decretare un vincitore, come copione del momento imporrebbe, Massimo Ranieri svetta netto, per carisma e anche per valore del repertorio, ma è un dettaglio rispetto a tre modi di concepire la canzone popolare che sono tre canoni della musica sanremese.



Sul Suzuki Stage di Sanremo 2023 si sono esibiti Francesco Renga e Nek che hanno eseguito La mia bellezza e Fatti avanti amore, senza troppo ardore, mentre i Black Eyed Peas hanno portato il loro repertorio dance: rispetto alla precedente ospitata nel 2004, il loro tracollo musicale risulta un po’ triste.

Come le peggiori tasse o cartelle esattoriali arriva il momento fiction, per cui attori più o meno importanti arrivano a fare siparietti tremendi (ci si chiede ogni anno come una decina di autori possa ritenere quegli script delle buone idee comiche) per promuovere serie tv: oggi tocca a Francesco Arca con il piccolo Mario Di Leva, battutine meste sul calcio e un accenno a Resta con me, la serie che si dovrebbe promuovere.

Il momento più basso è però quello di Angelo Duro, annunciato come comico scomodissimo, volgarissimo, politicamente scorrettissimo e che invece inanella una serie di parolacce legate a una serie di cripto-barzellette su sesso, corna e prostitute. Oltre ai temi, però, a non far ridere è proprio la tecnica comica di Duro: che questa sia l’idea che Amadeus e la rete pubblica abbiano dei comici da palco, gli stand-up comedian, mette un po’ di tristezza. Visto che il festival di Sanremo 2023 è pieno di spot di Netflix, usassero la piattaforma per guardarsi qualche show di veri comici, anche italiani, che studiano come dire, cosa dire, come scuotere davvero il pubblico.

Le pagelle della seconda serata di Sanremo 2023: i voti alle esibizioni dei cantanti

Will (Stupido)

Ha il viso e il look del bambino dei film anni ’80, bravo ragazzo se ce n’è uno, che declina i tocchi del pop contemporaneo, rappeggiante e provvisto di autotune, in un modo abbastanza banale e al contempo un po’ fiacco. Degli esordienti provenienti da Sanremo Giovani, forse il meno centrato. 4,5

Modà (Lasciami)

Rimasti sotto-traccia negli ultimi tempi, sono una delle macchine da guerra sanremesi, neo-romantici e melodici da piacere a un pubblico trasversale a cui la bruttezza di certe liriche o la grevità di certi passaggi musicali non interessa e si lascia trasportare da ritornelli a squarciagola di indubbia efficacia. Il pubblico in sala gradisce molto, in sala stampa meno, ma sono definitivamente gli eredi dei Pooh, nel bene o nel male. 5,5

Sethu (Cause perse)

Non si capisce se non azzecchi una nota, se lavori alacremente per non azzeccarne una, se voglia complicarsi la vita con gorgheggi inopportuni o se l’audio troppo saturo del palco lo faccia sbagliare. Peccato, perché il pezzo ha un tiro e un piglio degni di miglior causa e di miglior cura. 5+

Articolo 31 (Un bel viaggio)

La delusione del festival di Sanremo 2023, almeno per chi li ha conosciuti nei ’90. Non che siano mai stati un grande duo hip-hop, ma sapevano come far ballare, divertire, toccare corde popolari con le melodie, oggi invece parlano del loro passato, della loro vecchiaia, in modo un po’ muffo e convenzionale, con un tono lagnoso che è proprio l’opposto di ciò che sono sempre stati. Un bel viaggio che però ha portato a una meta indesiderata, almeno per chi ascolta. 5

Lazza (Cenere)

La versione live penalizza un pezzo da cuffia, in cui il cantato urlato che ha portato sul palco c’entra poco con un brano house dal gran ritmo, curato nei suoni, elegante senza sofisticazioni. La sala stampa apprezza abbastanza, per fortuna. 6+

Giorgia (Parole dette male)

È un pezzo che anche se i giornalisti e accreditati della sala stampa hanno già ascoltato più volte non si riesce a collocare e a decifrare, pezzo pop-soul senza picchi, senza trovate melodiche o vocali, che non sa dove andare. In più, incredibilmente, il cantato e la musica sembrano viaggiare staccati, come fossero su toni diversi: problema di audio o interpretazione fuori fuoco? Gli applausi raccolti sembravano più di incoraggiamento. 5,5

Colapesce e DiMartino (Splash)

Musicalmente hanno una sensibilità che quasi li distacca per raffinatezza da quasi tutti e la sfruttano a pieno, con intelligenza alla Battiato, per fare del pop da ballare e cantare, pieno di ironia nei testi e di trovate sonore quasi perfette. Forse il confronto con Musica leggerissima peserà parecchio, ma non possiamo non applaudirli, come fatto in sala stampa. 7

Shari (Egoista)

Voce troppo tesa ed emozionata, non riesce a dare al pezzo il giusto carattere, cosa comunque non facile, visto che il pezzo è un curioso mix tra una seducente e fumosa ballad black, con echi di trip-hop anni ’90, il mood dinoccolato e strafottente del pop contemporaneo, un look da panterona. 5,5

Madame (Il bene nel male)

Se Ariete ne imita lo stile consueto, lei si presenta aggressiva in giacca bianca aperta dietro e stivalone. E il pezzo, che parla di una prostituta e di un cliente di cui si innamora, è aggressivo, dance pura e pulsante, dal ritmo ossessivo ribattuto dalle parole e dal loro uso: non è un pezzo per un live in teatro, specie per il modo di cantare, ma in discoteca riempie la pista. In sala stampa, infatti, si è ballato. 6,5

Levante (Vivo)

Aggressiva anche lei nel look, total blonde e con corpetto, e il suo pezzo vibra di voglia di vivere e di godere il corpo che mostra. Il ritornello è uno slogan tanto intimo da essere politico e il resto del pezzo mostra la sua natura sfaccettata, che la porta a portare a Sanremo brani spesso lontanissimi dal suo stile, ma in grado di coinvolgere e scuotere. 7,5

Tananai (Tango)

Chi l’avrebbe che lo scalmanato di Sesso occasionale si sarebbe trasformato in aspirante performer classico, dal tocco elegante e dal mood canoro malinconico? La sala stampa apprezza molto e lui si stupisce. 6,5

Rosa Chemical (Made in Italy)

È un pezzo sfacciato e divertentissimo, il cui tono supera i limiti musicali per altro consapevoli, tra lo swing remixato, le citazioni ammiccanti e un senso dell’eros forse a buon mercato ma che sprizza gioia. Tra i più apprezzati in sala stampa. 6+

LDA (Se poi domani)

Il ritmo cullante e la melodia da boy band anni ’90 non possono niente contro il pezzo che ci pare il più mediocre e dimenticabile dell’intera gara, di una banalità che quest’anno nessuno ci pare possa battere. Persino il salto di tono sul finale, espediente per garantirsi l’applauso, ci piace, anche se la platea dell’Ariston pare abbia apprezzato. 4

Paola e Chiara (Furore)

Il pezzo dance pronto per le discoteche estive e i Pride, clamoroso omaggio alla Carrà, di cui solo una certa perversione nostalgica poteva far sentire nostalgia. Il cantato cede soprattutto sulle note basse, ma sono le uniche a concepire il palco come tale, ballando e facendo ballare. In radio spopolerà. 5,5

Classifiche di Sanremo 2023

Colapesce e DiMartino guidano la classifica provvisoria seguiti dalla sorprendente Madame e dal rinato Tananai. Malissimo tutti i giovani provenienti dalle cantere di Sanremo e parziale delusione per Giorgia, solo quinta, sorpassata – ma siamo d’accordo – da Lazza.

La classifica della sala stampa, comprensiva di tutti i cantanti, invece vede in testa Marco Mengoni, seguito da Colapesce e DiMartino, Madame, Tananai ed Elodie, mentre chiude la classifica Sethu; a quanto dice Amadeus le distanze tra le posizioni sono strettissime, per cui con i voti delle altre giurie (demoscopica e televoto) nei prossimi giorni le posizioni possono ribaltarsi, già a partire da domani, quando tutti e 28 i cantanti si esibiranno.