Ecco le pagelle con i voti della serata cover di Sanremo 2024. “In quella che è la serata più spettacolare dello show, ovvero il momento in cui gli artisti escono dalla mera competizione ed entrano nelle esibizioni, nella dimensione della musica a tutto tondo, quelle delle cover e dei duetti: vince Geolier, contro il parere della platea, e il medley interpretato con Gue, Luché e Gigi D’Alessio. Il resto della top 5 vede: Angelina Mango, Annalisa, Ghali, Alfa. Spettacolo dal ritmo finalmente serrato, pochissimi intermezzi esterni al format musicale, sul palco musiche, scenografie, luci e corpi di ballo, la musica come veicolo multiforme di espressioni, dal divertimento alle emozioni scarne.



Sappiamo non è possibile, ma dovrebbe essere il modello dell’intero festival. Co-conduttrice della serata è Lorella Cuccarini che entra entra in scena sempre più tardi, con un medley delle sue canzoni anni ’80, le sigle dei vari programmi tv che l’hanno lanciata (più un estratto di Grease), ma poi è presente tutto il tempo sul palco a fianco di Amadeus: quella musicale è una performance molto divertente, in cui coinvolge anche Amadeus e Fiorello en travesti, da presentatrice poi ha l’esperienza che tutti le conosciamo, per cui nessuna presa.



Le pagelle delle canzoni, i voti della quarta serata

Sangiovanni e Aitana cantano Farfalle e Mariposas: è la hit del cantante, assieme all’artista spagnola che l’ha portata al successo nei paesi di lingua spagnola, lui in plastica nera, lei pare uscita dagli anni ’60 con vestitino chiaro. Una versione che nella prima parte è appena più orchestrale e tesa, ma poi diventa il pezzo dance che conosciamo bene. Interpretazione poco convinta, troppo leggera. 5

Annalisa e La Rappresentante di Lista con il coro Artemia cantano Sweet Dreams: tutti in nero, trend della anno assieme al rosa, Nali in vinile, gli altri con abiti classici, portano una versione sontuosa, rispettosa del sound sintetico e del potenziale epico del brano originale, col coro che, coperto di occhiali da sole, esalta la performance delle due. Pazzesche. 8



Rose Villain e Gianna Nannini cantano un medley di Gianna Nannini: la modernità dei brani è incredibile, Nannini in abito scamiciato è una potenza e Rose, in vestito da sero bianco brillante e guanti lunghi, le tiene sostanzialmente testa, peccato che i tre pezzi non si amalgamino e diano vita a una compilation, più che un medley, per altro con più di un problema vocale. 6

Gazzelle e Fulminacci cantano Notte prima degli esami: il classico di Antonello Venditti è reso in versione rispettosissima, con giusto un paio di tagli nel finale. Gazzelle in rosso, Fulminacci in nero, senza guizzi ma con l’amore per la canzone che interpretano. Appena un po’ karaoke, ma va bene così. 7

The Kolors e Umberto Tozzi interpretano un medley di Umberto Tozzi: in nero, ma di velluto, concedendosi solo i brillantini della giacca di Tozzi. Tre pezzi riempipista che il gruppo cerca di spingere nei loro territori ritmici e sostenere Tozzi che non sembra più in grado di reggere i ritmi; e a dire il vero, Ti amo forse andava messa a metà del medley. Però, in chiave festa pop, un gradino più su del capodanno in piazza, ci può stare. 6

Alfa e Roberto Vecchioni cantano Sogna ragazzo sogna: pezzo a cui Alfa è legatissimo per motivi familiari, con il suo andare ritmico si può sposare al rap e al modo contemporaneo di sciorinare le liriche, come dimostra il finale: “Manca solo un verso alla poesia/puoi finirla tu” e Alfa per un po’ è se stesso. L’effetto è quello di un professore con un suo alunno pacioccone (sempre vestito uguale: qualcuno gli regali una giacca, una tuta). Però la canzone ha un bellissimo ritornello, a cui l’orchestra appiccica un fugato di archi brutto e un click ritmico inutile. 6,5

Bnkr 44 con Pino D’Angiò cantano Ma quale idea: brano assolutamente congeniale all’idea di musica del gruppo, che ribaltano, ovvero rendono un pezzo romantico da crooner, fino all’ingresso di D’Angiò, e allora arriva il giro di basso di Cerri, la voce scura e l’atteggiamento ironico, la disco in cui inserire il rap. Una cover pensata anche scenicamente, negli abiti da playboy d’epoca, con i Bnkr44 al posto del coro in falsetto dell’originale. 6,5

Irama canta con Riccardo Cocciante Quando finisce un amore: Irama si confronta con una delle fonti d’ispirazione della sua musica, soprattutto del brano che porta in gara Tu no. L’allievo è un paio di spanne sotto il maestro e quello che doveva essere un duetto esplosivo è più bagnato del previsto, e il tronfio finale orchestrale c’entra più con Notre Dame de Paris, che con Sanremo. 5,5

Fiorella Mannoia canta con Francesco Gabbani Che sia benedetta e Occidentali’s Karma: le prime due canzoni di Sanremo 2017 si amalgamano e mostrano la furbizia un po’ malevola dei singoli pezzi, pensati per compiacere il proprio pubblico a suon di ruffianerie e banalità. Ma che interprete Mannoia, a suo agio sempre, che si toglie la giacca nera, resta in canotta e balla senza remore sulla scimmia nuda. E quando nel finale, impalla Gabbani per prendersi il finale, è irresistibile. 6

Santi Francesi con Skin cantano Hallelujah: il capolavoro di Leonard Cohen (che poi lanciò nel mondo Jeff Buckley) si presta a ogni tipo di coverizzazione. La cantante degli Skunk Anansie, in giacca gigante nero gotico, ha una voce incredibile e lacerante, che forse, con il pezzo si addice poco, ma fa un bel lavoro per armonizzarsi col suo collega. Qualche bel tocco elettronico e un brutto special gridato un po’ cafone, ma finale piuttosto intenso. 7

Ricchi e Poveri cantano con Paola e Chiara Sarà perché ti amo e Mamma Maria: trionfo del trash cult, del pop infantile e sfacciato per ribaltare sedie e tavoli (che giro d’archi perfetto, nella prima canzone). Gli Abba in sedicesimi, dimezzati quindi in trentaduesimi, fanno saltare il teatro e la sala stampa, nonostante Paola e Chiara rischino di rovinargli la scena. La musica passa in secondo piano, forse, ma il ritornello di Mamma Maria è un must. 6+

Ghali con Ratchopper canta il medley Italiano vero: apre in arabo e monta un medley in cui le sue origini e radici sono mescolate, si arricchiscono le une con le altre, mette la sordina ai suoi pezzi grazie al piano del DJ tunisino e li tramuta in momenti più intimi, per arrivare poi a omaggiare l’Italiano vero di Toto Cutugno. Ha una classe stupefacente, col mantello velato sull’abito nero, e la sicurezza di una star. 7+

Clara assieme a Ivana Spagna con il coro delle voci bianche del Teatro Regio canta Il cerchio della vita: il pezzo cardine del Re Leone, che Spagna cantò per la versione italiana del film, in un versione piuttosto deludente. La leonessa è vocalmente quasi all’altezza della lei di 30 anni fa, Clara invece resta piattissima nell’interpretazione: i migliori sono i bambini del coro. Mancano intensità e potenza. 5

Loredana Berté con Venerus canta Ragazzo mio: dopo la falsa partenza per un problema di audio, Berté canta un pezzo scritto e arrangiato da Ivano Fossati, puro rock italiano. Niente da dire, il pezzo è bello e lei compensa con la grinta e la ferocia vitale ciò che ha perso in voce, ma un guizzo in più? Un modo più articolato di usare l’ospite, che si limita a suonare la chitarra elettrica di accompagnamento? 6-

Geolier con Gué, Luché e Gigi D’Alessio cantano un medley dal titolo Strade: anche qui sempre tutti in nero (avvertiamoli che è la festa della musica, non il suo funerale), per tre pezzi che sono le tre strade del percorso di Geolier. Il rap, il napoletano e la melodia: è pensato per fortificare la sua base di fan, agguerritissimi, per cementare il suo percorso identitario ed espanderlo. Operazione che ha un suo senso, decisamente ben confezionata, ma resta fredda, per iniziati. 5

Angelina Mango con il quartetto d’archi dell’Orchestra Sinfonica di Roma canta La rondine: pezzo scritto dal papà Pino, morto dieci anni fa, quando aveva un anno, lei lo arrangia col fratello e ne fa una sorte di pezzo da camera. Brividi per l’intera durata, intensissima, sincera, ma con una dignità intima straziante. “Sei nel cielo sbagliato”. 9

Alessandra Amoroso canta coi Boomdabash un medley salentino: aprono con la bellissima intro di Le radici ca’ tieni dei Sud Sound System e poi si balla coi brani estivi che la cantante ha realizzato col gruppo. Pezzi discutibili, ma trascinanti in spiaggia e che avevano senso solo per la voce di Amoroso nel ritornello, che qui si scatena pure in una versione divertita di sé. Dritto al punto. 6

Dargen D’Amico con la Babelnova Orchestra canta un omaggio a Ennio Morricone: in pratica, due canzoni del rapper con la musica del maestro romano, il cui accostamento è del tutto senza senso, e quindi a suo modo curioso. L’apporto dell’orchestra ospite è impalpabile quella sanremese la divora. Ci tiene però a ribadire l’invito per il cessate il fuoco, che aveva fatto già nella prima serata. 5,5

Mahmood con i Tenores De Bitti canta Com’è profondo il mare: uno dei capolavori di Lucio Dalla in un’atmosferica versione che pare assorbire il suono sottomarino. Brano difficilissimo, che mostra il talento di uno dei migliori rappresentanti della musica italiana di oggi, anche come concezione e complessità musicale, la sua voce si libra come faceva a suo modo Dalla, quei versi scioltissimi che si intrecciano all’orchestra, al basso multiforme dei tenores, all’inserto di Dalla. Alto livello. 8,5

Mr.Rain con I Gemelli DiVersi canta Mary: una combo di ruffianeria e malafede musicale simile solo nei migliori incubi di Satana, a cui il trio cerca di dare una vesta musicale più raffinata e adulta. Poi che i due ex-rapper non sappiano cantare, forse fa parte del loro gioco, per far sembrare Rain un cantante vero. Il finale con Supereroi è il colpo di grazia. 4

Negramaro con Malika Ayane canta La canzone del sole: Battisti è ripetutamente evocato dal testo di Ricominciamo tutto, oggi Sangiorgi e compagni hanno il compito di togliere quella canzone dai falò e dalla chitarra sulla spiaggia. L’abito di Malika è bellissimo, lei scende dalla scala come Anna Oxa nel ’90 in Ti lascerò. Il pezzo si ammanta dell’enfasi tipica del gruppo, la grancassa battente, la voce smiagolante, e Malika che fatica a farsi strada, quando invece era una scelta giusta. 5

Emma con Bresh canta un medley di Tiziano Ferro: anche loro in nero, che può venire il dubbio che il televisore sia rotto, si trovano abbastanza bene, arrangiano senza troppi balzi e lasciano che i ritornelli facciano il loro, specie Sere nere, la più grande canzone che avrebbe potuto vincere Sanremo, se solo fosse stata in gara. Compito ben eseguito, più Amici che Festival. 6-

Il volo con Stef Burns canta Who Wants To Live Forever: un classico dei Queen che mantiene, anzi accentua il tenore operistico dell’originale, e lascia libero sfogo al timbro possente dei tre. L’operazione è un po’ grossolana, ma è un marchio di fabbrica, e sentire una chitarra elettrica rock, per di più suonata da Stef Burns, fa entrare il pezzo in una dimensione estranea al festival, ma amichevole per chi ama e ascolta il rock. 6

Diodato con Jack Savoretti canta Amore che vieni amore che vai: introdotti da Fiippo Timi che nel suo breve intervento cita la magnifica Il testamento di Tito, interpretano una versione curata e sentita di un brano bellissimo di Fabrizio De André, trasportata con intelligenza nel mondo musicale del cantautore. Loro due sono in sintonia. 7

La Sad con Rettore cantano Lamette: il trio sembra molto più in forma rispetto al pezzo in gara, anche nel look devastato, a torso nudo e nastro da pacchi con su scritto ‘Fragile’. Sentire certi suoni sul palco dell’Ariston sa quasi di avanguardia e finalmente si divertono sul serio. Rettore è in pratica la museificazione di sé, ma va bene lo stesso. 6

Il tre con Fabrizio Moro canta un medley di Moro: un trust di truzzi che interpreta alcuni dei bluff più roboanti del festival, di un autore che tra testi banali e musiche ruffiani ha saputo portarsi a casa due festival di Sanremo. Musica becera che finge di essere impegnata e romanticamente cocciantiana: Il tre poi la canta pure male e la frittata è fatta. 5

BigMama con Gaia, La Niña e Sissi canta Lady Marmalade: il pezzo più sexy della serata, reinterpretato con tocchi e inserti napoletani, col tocco dell’ottimo rap di Mama, convintissime e a loro agio, in nero sexy e fetish a competere da par loro con la versione del 2001 in Moulin Rouge. 7+

Maninni con Ermal Meta canta Non mi avete fatto niente: la filastrocca di Meta, che vinse Sanremo in coppia con Fabrizio Moro, in versione contemporanea, coi tamburi di percussionisti conciati come il Bane di Il cavaliere oscuro. Il ritorno e gli archi asfissianti. I vocalizzi dell’italo-albanese sono fuori luogo e se si accetta il tronfio arrangiamento di un pezzo già enfatico di suo, l’esecuzione fila via liscia. 5,5

Fred De Palma con Eiffel 65 canta un medley del gruppo ospiti: alla dance del gruppo Fred aggiunge suoi versi e improvvisazioni e cerca solo di far ballare il pubblico. Ad accontentarsi, forse, si gode. Un po’. 5

Renga e Nek cantano un medley dei loro successi: l’operazione più pigra e irritante della serata, peggio della confort zone, semplicemente un’accozzaglia di pezzi loro stile juke-box. Però, presi singolarmente, sono grandi pezzi, specie i due di Nek, specie la travolgente Fatti avanti amore, e sul palco sono uno spasso. 6