Lo sport può essere un momento di condivisione non solo tra bambini e ragazzi, ma a qualunque età, senza che possano emergere differenze di alcun tipo. E questo è uno degli obiettivi delle Paralimpiadi, l’equivalente dei Giochi Olimpici riservate agli atleti con disabilità fisiche. Si tratta di un’occasione utile per mantenersi in forma, oltre che per mettersi alla prova e dimostrare come un handicap non debba essere considerato un ostacolo.
Il nome della manifestazione non è stato scelto a caso. Il prefisso “para“, infatti, deriva dal greco e significa “parallelo“. Si sottolinea così come l’evento si tenga in parallelo con le Olimpiadi vere e proprie.
Cosa sono le Paralimpiadi e chi ci partecipa
La prima competizione per atleti in carrozzina risale al 1948 su iniziativa del neurochirurgo tedesco Ludwig Guttmann, direttore del centro lesioni spinali di Stoke Mandeville, in concomitanza con le Oliampiadi di Londra, a cui decide di dare il nome di Stoke Mandeville Games. In quell’occasione hanno partecipato diciotto persone che hanno gareggiato a tiro con l’arco.
Un ulteriore passo è arrivato nel 1952, anno in cui la manifestazione è diventata internazionale e vi hanno preso parte anche atleti olandesi. Le Paralimpiadi per come le conosciamo oggi si sono tenute per la prima volta nel 1960, proprio nella nostra capitale: quella è stata la prima occasione in cui i Giochi Olimpici e Paralimpici si sono svolti nella stessa città. Oggi le Paralimpiadi si svolgono ogni due anni, dopo quelle estive e quelle invernali. Il logo delle Paralimpiadi è parzialmente diverso dai Cinque Cerchi Olimpici e prevede tre segni (o virgole): uno rosso, uno blu e uno verde.