Una recente indagine condotta dal quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, ha scoperto l’esistenza di una flotta intera di petroliere segrete che solcano i mari internazionali. Solamente settimana scorsa, infatti, l’imbarcazione chiamata Pablo, che trasportava una ingente quantità di petrolio, è esplosa al largo delle coste della Malesia, a causa di un imprevisto guasto ancora da identificare. Stando alle indagini della marina, però, si trattava proprio di una delle petroliere segrete, definite “ombra”, ovvero che battono bandiere talvolta difficili da identificare e che hanno destinazioni vaghe e approssimative. Si tratta, inoltre, di imbarcazioni obsolete, prive di revisioni e di libera circolazione, utilizzate soprattutto per aggirare le sanzioni sul petrolio.



Russia, Iran, Venezuela e la flotta di petroliere segrete

Insomma, le petroliere segrete, o ombra, sono a tutti gli effetti una vera e propria flotta, che secondo il quotidiano tedesco si attesterebbe a circa 600 imbarcazioni. Per la maggior parte sono navi che hanno decenni sulle spalle, talvolta anche prive di bandiera, certificato di circolazione e, soprattutto, assicurazione. Una circostanza che, se da un lato appare se non altro misteriosa, apre anche diversi interrogativi sull’effettiva sicurezza nella navigazione, come il caso della Pablo dimostrebbe nel peggiore dei modi.



Diversi esperti, infatti, ritengono che i rischi, tanto ambientali quanto umani, di far navigare le petroliere segrete, senza assicurazioni e revisioni, sono piuttosto alti, specialmente se viaggiano a pieno carico, che può arrivare anche a 700mila barili (pari a 111.300.000 litri di petrolio). Gestita da diverse imprese ed aziende private, la flotta fantasma di fatto carica il petrolio da paesi sottoposti a sanzioni, soprattutto Russia, Iran e Venezuela, navigando fino a porti “sicuri” (ovvero di paesi alleati), come quelli cinesi, indiani e turchi. In altre parole, insomma, le petroliere segrete sono tali perché caricano greggio sottoposto a sanzioni (e che non potrebbe circolare all’esterno dei paesi colpiti dalle stesse), portandolo all’estero dove, privato delle etichette sulle sue origini, può essere facilmente venduto. Prendendo ad esempio la Russia, si stima che ad oggi, nonostante le pesantissime sanzioni, circa 3,4 milioni di barili vengono imbarcati ogni giorno, per lo più diretti, appunto, in Cina, India e Turchia.

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